Paghino gli amministratori che non hanno bonificato. Questo in sintesi il diktat della Corte dei Conti per l’omessa bonifica e la mancata messa in sicurezza delle 48 discariche campane oggetto della procedura europea d’infrazione 2003/2077. Un conto salatissimo: 27 milioni di euro. A tanto ammonta il danno erariale accertato dalla Guardia di Finanza e dalla magistratura contabile e prodotto, secondo gli inquirenti, dalla mancata adozione delle misure necessarie a risanare gli sversatoi fuorilegge, con grave danno per la salute umana e l’ambiente. Quindici gli inviti a dedurre (l’equivalente per il processo contabile dell’avviso di garanzia) fatti recapitare ad altrettanti dirigenti, funzionari o ex-amministratori comunali e regionali, che adesso dovranno presentare le proprie memorie difensive. Tra questi figurano anche gli ex-presidenti della Regione Campania, Antonio Bassolino e Stefano Caldoro, così come l’ex-assessore regionale all’Ambiente Giovanni Romano.
Complessivamente, erano duecento i siti per i quali, il 2 dicembre 2014, la Corte di Giustizia dell’Ue aveva condannato l’Italia al pagamento di una sanzione forfettaria da 40 milioni di euro e di una penalità da 42, 8 milioni (200mila per ogni discarica di rifiuti non pericolosi e 400mila per quelle contenenti rifiuti pericolosi) da pagarsi ogni sei mesi fino all’esecuzione completa della sentenza. Fino cioè al completamento delle bonifiche. Secondo quanto comunicato lo scorso marzo dal ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti alla commissione Ambiente della Camera, allo scadere dell’ultima verifica semestrale (tra gennaio e febbraio del 2016) il conto delle discariche non a norma era sceso a 155, mentre ammontavano a 113 i milioni complessivamente versati a Bruxelles, 40 a titolo di sanzione forfettaria ed i restanti 73 in due tranche semestrali. Secondo la Corte dei Conti, 27 di quei 113 milioni sarebbero da addebitarsi proprio agli amministratori locali responsabili della mancata bonifica dei siti campani.
Quarantotto gli sversatoi fuorilegge censiti in Campania dall’Ue, la cui bonifica spetta ai comuni nel cui territorio ricada il sito. Per finanziare gli interventi l’ex giunta regionale guidata da Stefano Caldoro aveva stanziato nel giugno del 2013 ben 61 milioni a valere su fondi europei del ciclo Por 2007-2013, da spendere entro e non oltre il 31 dicembre 2015. Non tutti i comuni, però, sono riusciti a rispettare la dead-line. Gli amministratori che, sebbene finanziati dalla Regione con fondi Ue, non siano riusciti a portare a termine le bonifiche dovranno adesso rispondere alla Corte dei Conti dei ritardi e del danno erariale da questi cagionato. Al momento, solo due interventi, quelli nei comuni di Contursi Terme e Pisciotta, risultano portati a termine con tanto di certificazione della Commissione Ue. Per i rimanenti 46 la situazione è decisamente eterogenea: secondo dati raccolti dall’assessorato regionale all’Ambiente – che Ricicla ha potuto consultare grazie alla collaborazione della consigliera regionale Maria Muscarà – 10 comuni hanno dichiarato di aver completato i lavori, in 22 casi i lavori sono ancora in corso, mentre in 3 comuni gli interventi devono partire. Sono 4 invece i comuni che devono ancora avviare le procedure di gara o nei quali la gara è in corso, mentre 7 comuni sono addirittura fermi alle fasi di analisi e progettazione pre-gara. Si va da comuni come Melizzano e Giffoni Valle Piana, che hanno comunicato la fine ufficiale dei lavori e sono in attesa della verifica europea, a comuni come Solopaca, Sacco e Gioia Sannitica dove i lavori risulterebbero “in fase di ultimazione”, fino a comuni come Casamicciola Terme, Pesco Sannita, Sant’Arcangelo Trimonte e Pagani, fermi addirittura alle fasi preliminari. Gli ultimi due, in particolare, non avrebbero portato a termine nemmeno la caratterizzazione, ovvero l’analisi delle matrici ambientali potenzialmente contaminate, primo step nel complesso iter della bonifica.
C’è poi anche chi, non essendo riuscito a rispettare la scadenza fissata per l’accesso ai fondi europei, è stato costretto, per mancanza di liquidità, ad interrompere lavori già avviati: come nel caso dei comuni di Villamaina, Durazzano e Cusano Mutri, dove gli interventi di bonifica risultano sospesi e, comunicano i responsabili dei procedimenti “si concluderanno in un paio di mesi subordinatamente al percepimento di risorse per il completamento”. Paradossale invece il caso di Foiano di Val Fortore, dove il responsabile designato dal comune ha comunicato “che i lavori sono terminati, ma non collaudati in attesa di risorse finanziarie per pagare la ditta“. Risorse che soltanto lo scorso marzo la giunta guidata da Vincenzo De Luca ha individuato nei fondi del Programma operativo complementare (Poc) 2014-2020, buona parte dei quali, si legge nella relazione illustrativa, serviranno proprio “al completamento dei progetti inseriti nella programmazione dei fondi strutturali europei 2007/2013, non conclusi alla data del 31 dicembre 2015“. Ben 554 i milioni stanziati dal Poc per interventi di riqualificazione ambientale, bonifiche comprese. Insomma una nuova iniezione di liquidità nelle prosciugatissime casse dei comuni alle prese con la bonifica delle discariche abusive, anche se occorrerà attendere ancora un po’ perchè si completi l’iter burocratico per sbloccare i finanziamenti.
I comuni italiani nei cui territori ricadano le discariche da bonificare, è bene ricordarlo, almeno per il momento non saranno oggetto delle procedure di rivalsa attraverso le quali il Ministero dell’Economia e delle finanze punta a recuperare le somme già spese per le sanzioni semestrali erogate dalla Commissione Europea. Decisione comunicata di recente dal sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta a margine di una seduta della Conferenza Stato-Regioni ed adottata in risposta agli appelli dell’Anci, che a gran voce aveva chiesto al Mef di sospendere il recupero delle sanzioni ai danni dei comuni per meglio “accertare compiti, responsabilità e procedure”. Un appello che, almeno in Campania, è stato accolto dalla Corte dei Conti, che adesso sta provvedendo a girare il conto ai singoli amministratori ritenuti inadempienti. A loro, qualora fossero giudicati colpevoli, toccherà pagare fino all’ultimo centesimo il danno erariale da 27 milioni prodotto dalla mancata bonifica dei siti fuorilegge.