Il piano della Regione Campania per la rimozione delle ecoballe incassa l’apprezzamento della Commissione europea che ha ridotto di un terzo la sanzione quotidiana comminata nel 2015. “Soddisfatto fabbisogno di incenerimento” si legge nella comunicazione di Bruxelles. Ma i rifiuti continuano a finire fuori regione
Il piano di rimozione delle ecoballe lanciato dalla Regione Campania incassa la fiducia della Commissione Europea. A terra restano ancora circa 3 milioni di tonnellate di rifiuti impacchettati da smaltire (un milione nel frattempo è stato spedito all’estero, non senza difficoltà) ma Bruxelles crede nelle soluzioni messe in campo da Palazzo Santa Lucia e ha scelto di ridurre di un terzo la sanzione che dal 2015, data della condanna da parte della Corte di Giustizia Europea, costa ai contribuenti campani 120mila euro al giorno da versare in tranche semestrali. A convincere l’esecutivo Ue, si legge nella nota inviata dalla Commissione alla rappresentanza italiana presso l’Unione, l’avvenuto collaudo e avvio all’esercizio dell’impianto di riprocessamento di Caivano, partito lo scorso 14 giugno, che a febbraio risultava aver trattato già 20mila tonnellate di balle, trasformate in combustibile solido secondario da avviare a impianti di recupero energetico fuori regione. Dalla data dell’attivazione dell’impianto sono stati detratti 40mila euro al giorno, si legge nella nota, portando la dodicesima sanzione semestrale (dal 17 gennaio al 16 luglio dello scorso anno) da 21 milioni 720mila euro a 20 milioni 400 mila euro. Per il tredicesimo semestre (dal 17 luglio scorso al 16 gennaio di quest’anno) “il risparmio – spiega l’ufficio infrazioni della Presidenza del Consiglio – è già quantificabile in 7.360.000 euro“.
Nel 2015 una sentenza della Corte Ue aveva condannato la Campania al pagamento di una sanzione forfettaria da 20 milioni di euro per la mancata chiusura del ciclo rifiuti, più 120mila euro di sanzione per ogni giorno di ritardo nella costruzione degli impianti necessari a garantire il corretto trattamento del pattume ordinario e delle ecoballe. L’ammontare complessivo della sanzione quotidiana era stato calcolato sommando 40mila euro per ogni categoria di impianto da realizzare, quindi discariche, termovalorizzatori e impianti di compostaggio. “La sentenza della Corte – chiarisce la Commissione – è stata eseguita per quanto riguarda la parte relativa alla capacità di incenerimento/termovalorizzazione, in quanto il termovalorizzatore di Acerra sopperisce al fabbisogno di incenerimento dei rifiuti municipali ordinariamente prodotti e l’installazione di Caivano è entrata in funzione per lo smaltimento dei rifiuti storici”. Da qui la decisione di ridurre la penalità di un terzo.
“La Città Metropolitana di Napoli – ha commentato il Sindaco Gateano Manfredi – grazie al lavoro in sintonia con la Regione Campania in un’ottica di massima cooperazione tra le istituzioni, è riuscita a mettere a segno un risultato storico che affronta in maniera decisiva la delicata questione dello lo smaltimento delle ecoballe, da cui dobbiamo liberarci il più in fretta possibile”. L’impianto di Caivano, gestito dalla multiutility A2A, tratterà 400mila tonnellate all’anno almeno per tre anni (fino al 2024), con una opzione per ulteriori tre anni che porterebbe tra 2026 e 2027 a 2,4 milioni le tonnellate complessivamente lavorate. Un impianto gemello a Giugliano, che dovrebbe entrare in funzione entro quest’estate, tratterà altre 400mila tonnellate l’anno, con facoltà di rinnovo del contratto per altre 400mila. “Al fine di poter valutare l’importo da pagare da parte della Repubblica Italiana per il tredicesimo semestre” la Commissione chiede di essere informata “al più presto in merito ai progressi compiuti”. Ma la strada per colmare i gap di trattamento che ancora pesano per due terzi sul computo delle sanzioni, ovvero quelli relativi a discariche e impianti per l’organico, è ancora lunga. Tanto che a causa dell’insufficiente capacità di trattamento nel solo 2020, secondo Ispra, sono state inviate in altre regioni 415mila tonnellate di rifiuti organici e più di 120mila tonnellate di rifiuti residui derivanti dal trattamento dell’indifferenziato, questi ultimi finiti anche all’estero per circa 170mila tonnellate.