È la Campania la Regione con il maggior numero di procedimenti di bonifica in corso: 3mila 252, su un totale di oltre 16mila interventi ancora in fase di svolgimento a livello nazionale. Lo scrive Ispra, nel primo rapporto sulle bonifiche dei siti regionali, presentato questa mattina e realizzato con il supporto del Sistema Nazionale di Protezione Ambientale. «Informare i cittadini sulle procedure di bonifica che insistono sui propri territori ha un risvolto sociale ed economico – spiega il presidente dell’Istituto Stefano Laporta – perché una maggiore consapevolezza su questi temi favorisce comportamenti virtuosi e promuove decisioni informate sia in fase emergenziale sia in situazioni ordinarie. Decisioni che vanno poi a determinare scelte, pianificazioni e programmazioni che sono parte integrante della vita dei nostri territori. E lo saranno anche nel prossimo futuro, nell’ambito della messa a punto e della presentazione all’Ue del Programma nazionale di ripresa e resilienza».
«Non bisogna dimenticare mai – dichiara il neosottosegretario al Ministero della Transizione ecologica Ilaria Fontana – che tra i siti da bonificare non ci sono solo i famosi SIN, Siti di Interesse Nazionale, ma anche le migliaia di siti interessati da interventi di risanamento a livello regionale. Siti che rappresentano non solo un problema ambientale, ma anche economico. Insieme all’ex ministro Sergio Costa abbiamo messo a disposizione 100 milioni di euro per la bonifica dei siti orfani, continueremo su questa linea anche con il nuovo Ministero».
La superficie interessata dai procedimenti di bonifica, scrive Ispra, «è nota solo per una parte di essi (67%), è pari a 75.277 ettari (753 kmq) e rappresenta lo 0,25 % della superficie del territorio italiano; di questi 46.532 ettari sono relativi a procedimenti in corso». Se la Campania è in testa per il numero di procedimenti attivi, è invece la Toscana a spiccare per numero di siti contaminati, 1.082 su un totale di 4.690 a livello nazionale, pari al 29% dei procedimenti in corso. Ma quanto si sta facendo sui siti contaminati per ricondurre lo stato ambientale ad un livello di accettabilità per la salute dell’uomo e per la qualità delle matrici ambientali? «A livello nazionale, a fronte di 4.690 siti contaminati, risultano 2.506 interventi di bonifica e/o messa in sicurezza approvati (pari al 53% dei siti contaminati)», a fronte di «667 interventi di bonifica e/o messa in sicurezza conclusi in attesa di certificazione (pari al 14% dei siti contaminati) e infine 1.517 siti (pari al 33% dei siti contaminati) per i quali ancora non è stata avviata la “fase” di intervento». Ecco perchè, spiega l’Istituto «definire lo stato degli interventi sui siti contaminati attualmente privi di indicazione è una priorità».
Quanto ai circa 18mila procedimenti conclusi, spiega però Ispra, c’è da osservare che non tutti si sono chiusi con un effettivo intervento di bonifica. «Oltre i 2/3 dei procedimenti (il 68%) si sono conclusi senza necessità di intervento – si legge nel rapporto – a seguito di attività di indagine (fase conoscitiva) più o meno dettagliate che hanno evidenziato che i siti in questione non sono mai risultati contaminati» mentre «l’esecuzione di un intervento di bonifica si è resa necessaria solo per il 29%», con interventi mirati a «riportare le concentrazioni rilevate al di sotto dei valori soglia siano essi calcolati sulla base del rischio accettabile (CSR) o quelli tabellari (CSC)». «Ciò significa – spiega Fabio Pascarella, ricercatore di Ispra – che molte situazioni in fase di notifica e in attesa di accertamenti possono essere verificate e risolte con indagini preliminari tempestive e ben progettate». In testa alla classifica dei procedimenti conclusi la Lombardia, con 7.489 siti su un totale di 10.316 interventi a livello regionale.