Al via dal 30 gennaio la prima gara per l’erogazione degli incentivi PNRR per la realizzazione di impianti di produzione di biometano e la riconversione degli impianti da biogas agricolo esistenti. L’allarme del CIB: “Rivedere le tempistiche per l’assegnazione degli incentivi”
È partita lo scorso 30 gennaio, ai sensi del bando pubblicato sul portale del GSE, la prima gara per l’assegnazione degli incentivi per la realizzazione di nuovi impianti a biometano e la riconversione di impianti di biogas agricoli esistenti. Il nuovo regime di sostegni, in vigore dallo scorso ottobre in attuazione del PNRR, cuba complessivamente 1,7 miliardi di euro e sarà riconosciuto agli impianti entrati in esercizio entro il 30 giugno 2026. Le domande per la prima tranche di incentivi potranno essere presentate fino al 31 marzo e gli interventi non dovranno partire prima dell’approvazione delle graduatorie definitive, ma la crescente incertezza sui tempi di autorizzazione e realizzazione delle opere, avvertono gli operatori, rischia di vanificare la misura. “Oggi abbiamo una tempistica che si sta dilazionando – ha spiegato nei giorni scorsi Piero Gattoni, presidente del Consorzio Italiano Biogas, in occasione di una tavola rotonda promossa da Globe Italia e WEC – c’è bisogno di aprire un tavolo di confronto per valutare la revisione delle scadenze e renderle più coerenti con le esigenze delle imprese”.
Gli incentivi saranno riconosciuti sia con un contributo in conto capitale per l’investimento sostenuto che con una tariffa incentivante erogata per 15 anni ai nuovi impianti di digestione anaerobica di rifiuti e sottoprodotti agricoli o della frazione organica dei rifiuti solidi urbani (forsu), inclusi fanghi da depurazione delle acque reflue urbane. Per i soli impianti agricoli sarà possibile accedere agli incentivi anche in caso di riconversione di un impianto a biogas già esistente. Una platea potenziale da oltre 1700 impianti, stando ai dati GSE sulle strutture operative nel 2020. Secondo il CIB, però, tra caro materiali, incertezza nelle forniture delle componenti tecnologiche e burocrazia (almeno un anno e mezzo per l’autorizzazione, in media) gli operatori faranno fatica a rispettare i tempi serrati scanditi dal PNRR. “Le risorse ci sono, ma le aziende che devono investire devono poterlo fare in tempi certi – ha chiarito Gattoni – le tempistiche vanno rivalutate proprio per venire incontro ai problemi che oggi le imprese possono incontrare”.
Stando ai dati comunicati dal Consorzio Italiano Biogas, ad aprile 2022 risultavano operativi o in fase di avvio 30 impianti per la produzione di biometano da rifiuti organici, fanghi da depurazione e scarti agricoli. Nel 2021 la produzione si è attestata a circa 284 milioni di metri cubi. L’obiettivo del nuovo ciclo di incentivi, spiega il Ministero dell’Ambiente, è spingere gli investimenti in nuove infrastrutture e nel revamping di quelle esistenti fino a decuplicare l’attuale produzione di biometano, arrivando a oltre 2 miliardi di metri cubi l’anno entro il 2026. Un contributo prezioso al greening della rete nazionale del gas, per tagliare consumi e importazioni dall’estero di metano fossile, ma anche un’opportunità per innovare in ottica circolare il mondo dell’agroindustria. “Tutte le strategie oggi indicano di puntare sull’agricoltura come settore chiave – ha sottolineato Gattoni – non solo per la sicurezza alimentare ed energetica del Paese, ma anche per la gestione sostenibile del terreno, fattore indispensabile per contenere i cambiamenti climatici. Ci vuole un rapporto rinnovato con la Commissione europea in cui l’Italia faccia valere le proprie eccellenze, ma soprattutto maggiore dialogo tra decisori politici a ogni livello e mondo delle imprese, che oggi ha voglia di investire in un progetto importante per il rilancio del Paese”.
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