Secondo Piero Gattoni, presidente del Consorzio Italiano Biogas, l’obiettivo PNRR di produrre 600 milioni di metri cubi di biometano entro fine anno “allo stato attuale è irraggiungibile“. Bene l’emendamento per schermare gli incentivi dall’inflazione, dice, ma serve “uscire dalla logica degli interventi di emergenza ed entrare in una logica di programmazione”. Anche guardando all’obiettivo PNIEC al 2030
L’obiettivo PNRR dei 600 milioni di metri cubi di nuova produzione di biometano da centrare entro la fine dell’anno “allo stato attuale è irraggiungibile“. Colpa dei “ritardi nella messa a punto del sistema regolatorio legato al nuovo ciclo di incentivi”, incompatibili con le serrate tempistiche imposte dagli accordi con l’Ue, spiega Piero Gattoni, presidente del Consorzio Italiano Biogas. Che parlando a Ricicla.tv non condanna la scelta del governo di inserire lo stralcio del target tra le proposte di modifica del Piano inviate ad agosto a Bruxelles, plaude alla misura anti inflazione approvata dal Parlamento e invita tuttavia la politica a “uscire dalla logica degli interventi d’emergenza”, superando l’orizzonte temporale al 2026 imposto dal PNRR per abbracciare “una logica di programmazione che sia coerente con l’obiettivo PNIEC di 5,7 miliardi di metri cubi di biometano al 2030”.
Partiamo dalla strettissima attualità. Oggi la Camera ha dato il via libera definitivo alla legge di conversione del decreto asset, confermando la misura introdotta al Senato per adeguare all’inflazione i nuovi incentivi al biometano finanziati dal PNRR.
“È un’iniziativa che abbiamo fortemente richiesto al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin partendo dal presupposto che la determinazione dei livelli di supporto risaliva al 2021, prima degli eventi drammatici – a partire dal conflitto in Ucraina – che hanno alimentato l’inflazione spinta dell’ultimo anno e mezzo. Un intervento che abbiamo accolto con grande favore e che dà una prima risposta al mondo produttivo, soprattutto quello delle aziende agricole, che avevano bisogno di un segnale importante per avviare gli investimenti e i cantieri nell’ambito dei bandi finanziati dal recovery”.
Restando in tema PNRR, tra le proposte di modifica del Piano che il governo ha inviato all’Ue c’è anche lo stralcio dell’obiettivo dei 600 milioni di metri cubi di nuova produzione di biometano da raggiungere entro il 31 dicembre di quest’anno. È davvero un obiettivo irraggiungibile?
“Allo stato attuale sì. Il governo ha ricevuto in eredità misure complicate. Il recovery è una iniziativa mastodontica, che sconta una serie di complessità legate alle tempistiche e alle regole concordate con la Commissione europea. L’obiettivo del 2023 non sarà raggiunto principalmente per i ritardi relativi alla messa a punto del sistema regolatorio legato al nuovo ciclo di incentivi. Che ha comunque degli elementi di grande positività, come il fatto che accanto ai trasporti, che rimangono il settore più importante da decarbonizzare per il paese, si apra anche alla produzione di biometano per altri usi finali. C’è un sistema di sostenibilità molto chiaro che finalmente agevola anche le produzioni agricole e agroindustriali e un livello di prospettiva importante che consentirà anche agli impianti oggi in esercizio di riconvertire a biometano la produzione di biogas elettrico. Infrastrutture già presenti, che possono quindi accelerare la parte autorizzativa. Quello arrivato dal governo sull’inflazione è un segnale importante, alla luce del quale sono convinto che le aziende cominceranno a muoversi”.
Quali nodi restano da sciogliere?
“Bisogna uscire dalla logica dei progetti a breve termine e degli interventi di emergenza ed entrare in una logica di programmazione. Che sia coerente, tra l’altro, anche con gli obiettivi che l’Italia si è data nel nuovo PNIEC, il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, che prevede un obiettivo di produzione di biometano al 2030 di 5,7 miliardi di metri cubi. Oltre a sistemare le questioni legate all’applicazione tecnica del nuovo sistema di incentivi per garantirne velocità e flessibilità serve iniziare a immaginare un programma di supporto al 2030, che superi l’orizzonte del recovery (con scadenza a giugno 2026, ndr). Sarebbe un segnale importantissimo per consentire all’industria di avviare una vera programmazione degli investimenti e che, paradossalmente, potrebbe avere effetti positivi anche nel breve periodo. Avere solo provvedimenti con orizzonti temporali di due anni o due anni e mezzo non consente la programmazione industriale necessaria a raggiungere obiettivi sfidanti che, ricordo, sono assolutamente nel nostro potenziale. La produzione di biometano in agricoltura mette insieme due eccellenze italiane: l’agroindustria e la componentistica per il trasporto e la distribuzione di gas naturale. Due eccellenze che possono permettere al nostro paese di sostituire il 15% dei consumi di gas naturale con gas biologico, decarbonizzando settori strategici, compresi quelli ‘hard to abate’, che devono restare in Italia nel rispetto dei criteri di neutralità carbonica imposti dall’Ue e degli obiettivi indispensabili per tutelare il futuro delle prossime generazioni. Lo sforzo che dobbiamo fare è quello di sederci al tavolo e, con un governo che ha un orizzonte temporale adeguato per poterlo sostenere, dare alle imprese un segnale chiaro di dove vuole andare il paese”.