Il Senato ha approvato definitivamente la legge di conversione del decreto enti pubblici, dando il via libera alla proroga del Comitato nazionale dell’Albo Gestori Ambientali fino alla nomina dei nuovi componenti. Ma sul mandato a termine aleggia lo spettro dell’illegittimità
Toccherà al Comitato nazionale decaduto lo scorso 13 febbraio traghettare l’Albo Nazionale Gestori Ambientali fino alla nomina dei nuovi componenti “e comunque non oltre il 31 dicembre 2023“. Lo prevede la legge di conversione del decreto enti pubblici, approvata oggi dal Senato. Con 100 voti a favore l’aula di Palazzo Madama ha dato il via libera definitivo al provvedimento, sul quale il governo aveva posto la questione di fiducia. Il testo resta di fatto invariato rispetto a quello licenziato da Montecitorio (dove pure era stata chiesta la fiducia), arricchito nel corso dell’esame in commissione da un emendamento dei relatori che dispone la proroga del Comitato nazionale dell’Albo.
L’intervento punta a rivitalizzare, almeno temporaneamente, l’Albo Nazionale Gestori Ambientali, rimasto senza governance dallo scorso 13 febbraio e quindi di fatto ‘congelato’, non potendo deliberare né tanto meno gestire l’ordinaria amministrazione. La proroga rimette quindi in sella il Comitato uscente, anche se con un mandato a termine utile più che altro a gestire le criticità accumulate negli oltre due mesi di fermo (al netto dei 45 giorni di ‘prorogatio’ previsti dalla legge), nell’attesa di conoscere i nuovi componenti. Su nomi e tempistiche, tuttavia, il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (che deve firmare il decreto di incarico) continua a mantenere il massimo riserbo. Un clima di incertezza che, sommato alla natura temporanea del mandato prorogato, di certo non agevolerà l’azione del Comitato.
Ma i problemi potrebbero non essere finiti qui. Sulla proroga, infatti, aleggia lo spettro dell’illegittimità. Secondo alcuni osservatori il prolungamento ex-post del Comitato nazionale, che arriverebbe ben oltre la decadenza naturale dell’organo, potrebbe infatti rivelarsi incompatibile con la disciplina nazionale sulla scadenza e ricostituzione degli organi amministrativi, la legge 444 del 1994. “Gli organi amministrativi – chiarisce infatti la legge – svolgono le funzioni loro attribuite sino alla scadenza del termine di durata per ciascuno di essi previsto ed entro tale termine debbono essere ricostituiti” e per questo “tutti gli atti adottati dagli organi decaduti sono nulli”. Cosa che esporrebbe i componenti del Comitato decaduto, rimessi dalla proroga alla guida dell’Albo, al rischio di vedersi impugnata ogni deliberazione. Un ulteriore incentivo a limitarsi alla mera gestione dell’ordinario accumulato nel periodo di stop, e un motivo di preoccupazione in più per le 160mila imprese iscritte all’Albo, da settimane ormai orfane di una governance nazionale.