Il Piano Nazionale è un prezioso strumento per la ripartenza del Paese, ma servono proposte efficaci per una ripresa sostenibile
“Questo governo ha assolutamente chiara l’idea che non dobbiamo semplicemente tornare a dove eravamo, ma abbiamo bisogno di fare un salto in avanti”, questo è l’appello del Ministro delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, emerso nel corso di un dibattito web promosso dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile. Per un’Italia impegnata in una fase di ripresa necessaria per rialzarsi dopo i duri colpi inferti dalla pandemia ancora in atto, diventa una priorità assicurarsi che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza garantisca proposte efficaci per un rafforzamento della ripartenza del territorio in una direzione più inclusiva e sostenibile.
“Per essere in grado di reggere l’urto – spiega Pierluigi Stefanini, Presidente ASviS – ma al tempo stesso di trasformare e di cambiare, di promuovere azioni generative, è necessario mettere in campo risposte che aiutino la società a riprendersi, a trasformarsi e a essere più giusta. La strategia della biodiversità sia la risposta altrettanto efficace alla crisi climatica, come parte integrante della transizione ecologica”.
Gli obiettivi di sviluppo del millennio sono tramontati nel 2015. E l’impegno per rendere il nostro pianeta un posto più giusto e vivibile si rinnova con i 17 obiettivi di sviluppo da raggiungere entro il 2030. In quest’ottica, l’Agenda dell’ONU, concordata da 193 Paesi, può essere usata come road-map per stabilire gli obiettivi virtuosi di medio-lungo termine a cui aspirare, seguendo la strada di una resilienza trasformativa che aiuti il Paese a rinnovarsi e ripartire trasformando i sistemi classici dell’economia, della politica e della società. “Noi parliamo di resilienza e di ripresa e quindi dobbiamo mettere in pratica concretamente progettazioni che trasversalmente portino il nostro progresso verso uno sviluppo a 360°, sostenibile, ambientale, sociale ed economico”, aggiunge Eleonora Rizzuto di ASviS.
E alla luce di una rinascita è fondamentale lavorare per raggiungere un progresso che sia sostenibile, sociale, economico e ambientale. Di fronte alle debolezze messe a nudo dalla pandemia, è importante integrare la questione ambientale alle politiche territoriali in vista della sfida mondiale per la sostenibilità a cui il Paese è chiamato a dare il proprio contributo. “Il concetto di sostenibilità – aggiunge Anna Luise di Ispra – nasce dalla consapevolezza della scarsità tendenziale delle risorse ambientali. È di vitale importanza integrare le considerazioni ambientali con le decisioni economiche e sociali, elaborando delle soluzioni che vadano oltre il modello “business as usual”. È il momento di adottare un nuovo contratto con la natura che mantenga nel tempo la capacità degli ecosistemi di offrire servizi agli esseri umani”.
Mancano solo 9 anni al target mondiale fissato dall’Agenda 2030. Ecco perché si rende ora più che mai necessario un cambiamento radicale che riporti la sostenibilità e l’ambiente tra le priorità d’azione all’alba del Recovery Fund, vero acceleratore di quel processo dal quale l’Italia non può tirarsi indietro. “Siamo in un momento cruciale di impostazione non solo perché abbiamo l’opportunità del Recovery Plan, ma perché abbiamo una domanda fortissima da parte del Paese e dell’Europa per uscire da questa crisi diversi da come ci siamo entrati. Sarebbe un grave errore – chiosa il Ministro Giovannini – pensare che tutto si esaurisca con il PNRR. Il Piano è una delle opportunità di finanziamento di azioni accanto agli altri fondi europei e nazionali”.