La Regione Lazio chiede a Sapna di ricevere 100 tonnellate al giorno di rifiuti indifferenziati da Roma. Ma la Campania ne spedisce ogni anno 370mila in altre regioni o nazioni
Roma chiama Napoli sulla linea dell’emergenza. In un pirandelliano gioco delle parti, la Capitale sempre più in crisi chiede stavolta aiuto alla città che per vent’anni è stata simbolo del disastro rifiuti in Italia. In ballo ci sono le centinaia di tonnellate di scarti indifferenziati che l’amministrazione capitolina non sa dove piazzare dopo la chiusura della discarica di Roccasecca, che ha provocato l’ennesimo crack nel fragilissimo ciclo di gestione del pattume romano. E così, alla ricerca disperata di spazi dove collocare i rifiuti che non sarà possibile avviare a trattamento nei già saturi impianti regionali, gli uffici della Regione Lazio e della municipalizzata Ama starebbero vagliando la rotta campana. Nello specifico, avrebbero chiesto a Sapna, società della Città Metropolitana di Napoli, di accogliere 100 tonnellate al giorno negli impianti TMB di Giugliano e Tufino.
La notizia è stata resa nota oggi, ma la richiesta ufficiale risale allo scorso 2 aprile, ovvero al giorno successivo rispetto alla chiusura della discarica nel frusinate e all’adozione di un’ordinanza tampone da parte della Regione Lazio nella quale si chiedeva, tra l’altro, “a Roma Capitale e ad Ama spa di porre in essere entro il 12 Aprile 2021 ogni attività amministrativo-contabile finalizzata ad assicurare i rapporti con soggetti fornitori quali, a titolo non esaustivo: stipula di accordi in ambito interregionale e contratti ulteriori rispetto a quelli vigenti per almeno 100 t/giorno per raggiungere l’autosufficienza impiantistica in termini di trattamento e smaltimento dei rifiuti di Roma Capitale”.
La richiesta avanzata da Roma è stata confermata dal sindaco della Città Metropolitana di Napoli Luigi de Magistris, che pur non chiudendo le porte in faccia alla Capitale, ha scelto di prendere tempo per effettuare le necessarie valutazioni tecniche, perché sebbene gli impianti napoletani “in questo momento sono tecnicamente in condizioni di poter accogliere rifiuti provenienti dalla città di Roma grazie al lavoro enorme che abbiamo fatto in questi anni e dunque sono in condizioni di poter aiutare la Capitale”, ha spiegato de Magistris “siamo in una fase critica in cui stiamo mettendo in sicurezza il ciclo interamente pubblico del trattamento dei rifiuti da parte della società provinciale attraverso i rapporti tra Sapna e gli Ato“. “Ci rendiamo conto – ha detto il sindaco – che bisogna ascoltare chi ha bisogno, a differenza di quanto magari è accaduto viceversa nel passato, ma dobbiamo fare approfondimenti di natura tecnica perché al primo posto vengono la città di Napoli e i 92 Comuni dell’area metropolitana”.
Solo una volta ricevuto l’ok dalla Città Metropolitana si potrà procedere a stipulare l’accordo interregionale che consentirà ai rifiuti di viaggiare dal Lazio alla Campania. Una sorta di paradosso, un pirandelliano gioco delle parti, appunto, visto che come a Roma e nel Lazio, anche a Napoli e in Campania il ciclo rifiuti resta pericolosamente appeso al filo sottilissimo delle esportazioni fuori regione. Un milione 569mila tonnellate: a tanto ammontano infatti i rifiuti che lo scorso anno le due regioni non sono riuscite a trattare sul proprio territorio per l’assenza di impianti di recupero e smaltimento, stando all’ultimo rapporto Ispra. La Campania, nello specifico, oltre ad aver inviato 230mila tonnellate di rifiuti indifferenziati in altre regioni d’Italia, è quella che ne ha esportati di più in altre nazioni: ben 142mila tonnellate, destinate principalmente in Spagna (circa 56 mila tonnellate), in Portogallo (circa 46 mila tonnellate) e in Germania (oltre 14 mila tonnellate). Succede anche questo, in un’Italia dove i rifiuti sono sempre troppi e gli impianti per trattarli, invece, sono sempre troppo pochi.