L’associazione dei recuperatori di indumenti usati UNIRAU incassa l’adesione di ARIU, la sigla che rappresenta le aziende del principale hub italiano per la cernita degli indumenti post consumo in Italia. Fluttero: “La nostra esperienza al servizio del Ministero per il futuro sistema di responsabilità estesa”
A pochi giorni dalla presentazione della proposta di direttiva europea per l’istituzione dell’obbligo di responsabilità estesa del produttore nel settore tessile, e mentre si attende la pubblicazione del decreto del Ministero dell’Ambiente che dovrebbe introdurla in via prioritaria nel nostro paese, UNIRAU (l’associazione delle aziende e delle cooperative che svolgono le attività di raccolta, selezione e valorizzazione della frazione tessile dei rifiuti urbani) rafforza la rappresentanza grazie all’adesione di ARIU, l’Associazione Recuperatori Indumenti Usati che conta 40 fra le più importanti aziende della selezione tessile dislocate principalmente sul territorio campano. Aziende capaci ogni anno di selezionare e valorizzare 70mila tonnellate di rifiuti tessili, in quello che di fatto è il principale hub italiano per la cernita degli indumenti post consumo in Italia, con oltre 660 dipendenti che diventano quasi 1000 includendo la subfornitura. “Il consolidamento della base associativa di UNIRAU avviene in un momento importante per il settore, alla vigilia dell’atteso decreto sulla Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) che ci vede impegnati in un confronto costruttivo con il Ministero, a disposizione del quale abbiamo messo l’esperienza maturata dagli attori della filiera negli ultimi decenni” ha evidenziato Andrea Fluttero, presidente di UNIRAU.
Secondo ISPRA, nel 2021 sono state raccolte in Italia complessivamente 154mila tonnellate di frazione tessile, avviate per il 60% al canale del riuso, per il 30% a riciclo e per il 10% a smaltimento. Ma le quantità aumenteranno per effetto dell’entrata in vigore, da gennaio 2022, dell’obbligo di raccolta differenziata su tutto il territorio nazionale. “A oltre un anno e mezzo dall’entrata in vigore dell’obbligo di raccolta da parte dei Comuni – ha commentato Fluttero – siamo oggi impegnati nel far conoscere a istituzioni (nazionali e locali), stakeholder, media e opinione pubblica, che nel nostro Paese, a valle delle raccolte differenziate dei tessili urbani, esiste un polo industriale di prim’ordine che opera con successo nella selezione, preparazione al riuso e nel riciclo degli abiti usati e dei rifiuti tessili urbani in generale”. Una filiera impegnata nel raccogliere correttamente e gestire in modo industriale, efficiente e tracciabile un flusso di rifiuti crescente che diversamente genererebbe costi economici ed ambientali per il nostro Paese”.
L’auspicio degli operatori di filiera è che l’istituzione del futuro sistema EPR faccia da traino per gli investimenti in ricerca e innovazione, con l’obiettivo di aumentare la capacità di riciclo dei prodotti tessili che oggi non trovano spazio sul mercato del ‘second hand’. “Tramite l’adesione ad UNIRAU intendiamo rafforzare e portare a livello nazionale la rappresentanza e l’interlocuzione con le istituzioni e con gli stakeholder della gestione dei rifiuti tessili da parte delle nostre aziende specializzate nella selezione e valorizzazione – ha evidenziato il presidente di ARIU Joseph Valletti – riteniamo di poter portare in associazione un importante contributo, frutto della nostra consolidata esperienza sul campo, in un momento decisivo per la filiera, alla luce della Strategia Europea per il Tessile Sostenibile e dell’entrata in vigore della responsabilità estesa del produttore che punteranno a promuovere la circolarità dei prodotti tessili, sostenendo allo stesso modo la selezione dei relativi rifiuti, il riutilizzo ed il riciclo”.