Destinare alla risoluzione delle problematiche di approvvigionamento idrico nelle isole minori una parte dei fondi stanziati dalla legge di bilancio ma anche le risorse non spese dell’intervento PNRR sulle isole verdi. Le proposte di ANCIM, lanciate in occasione di un convegno promosso a Napoli dall’Associazione Idrotecnica Italiana, con un appello a lavorare in sinergia nello spirito della ‘legge Galli’ sul servizio idrico integrato
Mentre la Sicilia è stretta nella morsa di una delle peggiori crisi idriche della sua storia recente, aggravata dalla prolungata siccità, anche le altre isole, da nord a sud dello Stivale, fanno i conti con le criticità dell’approvvigionamento e chiedono al governo più fondi per sanare una fragilità che ha le sue radici nella natura stessa delle isole minori, piccole e distanti dalla terraferma, aggravata nel tempo da ritardi gestionali e carenze infrastrutturali e resa oggi ancora più evidente dagli impatti del cambiamento climatico sulla disponibilità di acqua. “Le isole sono state riconosciute dall’articolo 119 della Costituzione come territori da attenzionare – dice Sergio Ortelli, presidente di ANCIM, Associazione dei comuni delle isole minori – il legislatore e il governo devono tenere conto di questa specificità e, anche sul piano dell’approvvigionamento idrico, adattare strategie e risorse al contesto insulare. Occorrono investimenti per consentire alle isole di dotarsi di sistemi che garantiscano i servizi indispensabili”.
L’appello di ANCIM, contenuto in una serie di proposte dirette a governo e Parlamento, è a destinare alla soluzione del problema idrico nelle isole minori una parte delle risorse appostate dalla legge di bilancio al capitolo sul contrasto alla crisi idrica (fino a un massimo di 144 milioni di euro per il 2025 a valere sul fondo di garanzia gestito da ARERA) ma anche le risorse non spese nel quadro degli interventi PNRR sulle isole verdi. “I fondi PNRR – spiega Ortelli – sono uno strumento importante, ma andavano declinati su tutte le isole e non solo su quelle interconnesse alla rete elettrica nazionale”. Da qui la richiesta di ribaltare su tutte le isole le risorse PNRR che dovessero rimanere incagliate nelle difficoltà attuative, unite a una percentuale dello stanziamento previsto dalla legge di bilancio. Risorse, dice ANCIM, da indirizzare prioritariamente all’ammodernamento dei vetusti sistemi di dissalazione già attivi, come quelli operativi su alcune delle isole siciliane, ma anche a nuove e più efficienti infrastrutture come i dissalatori mobili per le comunità che ancora non ne siano servite. “Una grande opportunità per una parte dei territori insulari – chiarisce Ortelli – perché permetterà di installare o implementare i sistemi di produzione idrica con impianti di dissalazione di ultima generazione, in grado di consumare meno energia e di produrre una quantità maggiore di acqua potabile”.
L’appello è stato lanciato in occasione di un convegno organizzato a Napoli dalla sezione campana dell’Associazione Idrotecnica Italiana per fare luce sullo stato dell’arte dell’approvvigionamento idrico nelle isole minori, ma anche per riflettere sui nodi del metodo tariffario e sul rapporto tra resilienza idrica ed economia del territorio. “La ormai conclamata emergenza idrica nazionale – osserva Giovanni Perillo, presidente della sezione campana dell’AII – ha evidenziato ancor più il grado di dipendenza delle piccole isole nei confronti della terraferma, soprattutto nei rapporti istituzionali e nei ruoli della governance. Dalla metà del secolo scorso tutte le isole minori italiane si sono dotate di infrastrutture per soddisfare le esigenze idriche (navi cisterna, acquedotti sottomarini, impianti di dissalazione), ma l’adozione di una soluzione o di un’altra, se talvolta ha condotto i diversi attori coinvolti a scelte concordate, in numerose altre ha appalesato conflittualità che non sempre hanno trovato soluzione, tanto che, ancora oggi, l’approvvigionamento idrico risulta una questione sostanzialmente irrisolta“.
L’invito è a lavorare in sinergia, superando conflitti, localismi e preclusioni ideologiche, nello spirito più autentico della ‘Legge Galli’, che nel 1994 ha introdotto il concetto di servizio idrico integrato ma che in larga parte dello Stivale è ancora sulla carta. “Per fornire una risposta concreta – afferma Giovanni Marcello, direttore generale dell’Ente Idrico Campano – occorre innanzitutto abbandonare le ambiguità derivanti da valutazioni spesso ideologiche che frenano percorsi di ammodernamento e di miglioramento dei servizi e analizzare, nel contesto della regolazione vigente, l’effetto che specifiche misure possono avere sulla determinazione delle tariffe del servizio. Al di là degli aspetti tecnico/amministrativi correlati alla significativa dipendenza nei confronti della terraferma, infatti, le specificità di carattere sociale, economico e turistico impongono, in alcuni casi, valutazioni particolari al fine di non scaricare sull’intera collettività costi che spesso sono direttamente riconducibili alle medesime specificità”.
Il convegno – che ha coinvolto enti di regolazione, gestori del servizio e amministratori locali – ha offerto l’occasione per fare il punto sulle misure adottate dalla Campania per mettere in sicurezza le forniture destinate alle isole di Capri, Procida e Ischia, nel quadro del piano d’ambito regionale e sul percorso verso la piena autosufficienza idrica. “Il delicato tema dell’approvvigionamento idrico delle isole – chiarisce Rosario Manzi, dirigente del ciclo integrato delle acque della Regione Campania – si inscrive in un contesto che, come Regione Campania, ci vede impegnati nella piena attuazione del sistema idrico integrato, processo che ha avuto il suo punto di svolta con l’adozione del piano d’ambito regionale del 2021. In particolare, attraverso le infrastrutture dell’acquedotto campano, la Regione garantisce le forniture a uso idropotabile per le isole di Ischia e Procida. Un servizio strategico, in tempi recenti reso ancor più complesso dai fenomeni bradisismici che hanno interessato l’arcipelago flegreo, e che pongono all’ordine del giorno il tema della messa in sicurezza delle infrastrutture di rete e delle forniture. Un fronte sul quale nel prossimo futuro la Regione agirà anche nell’ambito del piano per la Grande Adduzione Primaria, con l’obiettivo di assicurare per le isole, ma non solo, la gestione ottimale e resiliente delle risorse idriche”.
Al centro del dibattito anche il caso della recente rottura della condotta che alimenta Capri, incidente che la scorsa estate ha fatto piombare l’isola in emergenza proprio in concomitanza con il periodo di massimo afflusso turistico. “Il disservizio è stato ridotto in poche ore – chiarisce Vittorio Cuciniello, amministratore di GORI – ma prima ancora dell’incidente avevamo già candidato un progetto per la resilienza dell’isola nell’ambito del PNIISSI, con l’obiettivo di arrivare al raddoppio della condotta sottomarina. Una volta attuato, il progetto ci restituirà un ‘backup’ per garantire la continuità della fornitura verso l’isola. Accanto a questo abbiamo implementato e rafforzato il nostro sistema di gestione delle emergenze, con una serie di misure che ci consentono oggi di informare tempestivamente le utenze. Utenze che, nel prossimo futuro, saranno anche destinatarie di una campagna sul consumo consapevole. Questa è la strada principale da percorrere: usare la risorsa con parsimonia e al meglio”.