Nella cornice delle Giornate dell’energia e dell’economia circolare di Trevi un workshop per individuare i nodi che rallentano la transizione. Focus sul nuovo regolamento imballaggi, Chiara Braga: “Trovare una posizione equilibrata che non danneggi il primato italiano del riciclo”
L’economia circolare come strumento per arginare le emissioni in atmosfera e contrastare i cambiamenti climatici, riducendo consumi e sprechi di materia ed energia, ma anche come fattore di sviluppo e competitività per l’intero Paese, antidoto a una crisi delle risorse che ogni giorno di più mette a nudo la fragilità delle nostre catene del valore. “In questa fase critica l’economia circolare è chiamata a fare la sua parte – spiega Matteo Favero, presidente di Globe Italia – concorrendo con il recupero all’abbassamento dei prezzi delle materie prime e dell’energia”. Un’urgenza che ha messo il tema in cima all’agenda dei lavori del nuovo Parlamento, impegnato fin dalle primissime battute su dossier strategici come la revisione del decreto legislativo 116 che nel 2020 ha recepito le direttive del pacchetto europeo sull’economia circolare. “Abbiamo avuto modo di ascoltare la voce di tanti operatori – spiega Chiara Braga, componente della Commissione Ambiente della Camera – che hanno condiviso buona parte delle modifiche introdotte al correttivo e anche segnalato diverse criticità. Il quadro normativo – dice – ha bisogno di stabilità. Capiremo come garantirla anche in interlocuzione con il nuovo Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica”.
Partendo dalle migliori esperienze industriali e di governance che l’Italia abbia saputo esprimere, come nel campo del riciclo degli imballaggi e in quello della bioeconomia, nella cornice dell’ultima edizione delle Giornate dell’Energia e dell’Economia Circolare di Trevi promosse da WEC e Globe Italia un workshop ha provato a individuare i nodi culturali, economici e normativi che ancora frenano la transizione verso l’economia circolare e che rischiano di vanificare le opportunità offerte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. “Una sfida che può essere vinta solo in una logica di sistema – chiarisce Braga – l’Italia non parte da zero e questo è un valore aggiunto sul quale investire”. Un momento di confronto aperto e partecipativo, quello di Trevi, animato da imprese, consorzi e istituzioni, professionisti della comunicazione e, come ormai da tradizione a Trevi, collaboratori parlamentari, che hanno così potuto individuare gli snodi critici sui quali dovrà concentrarsi il lavoro delle due Camere nell’arco della diciannovesima legislatura. “Una scelta che punta anche a dare dignità a una professione fondamentale nella vita parlamentare ma che molto spesso resta nell’ombra”, sottolinea Favero.
Tra i focus dei gruppi di lavoro la discussa proposta di regolamento europeo sugli imballaggi, presentata la scorsa settimana dalla Commissione UE per spingere sulla riduzione e il riutilizzo del packaging. Proposta fermamente respinta dal governo italiano che la considera una minaccia al primato italiano sul fronte del riciclo. “Le nostre imprese hanno fatto investimenti e innovazione – spiega Braga – è bene che il regolamento non le penalizzi. Sosterremo tutte le azioni che possano aiutare a definire una posizione equilibrata che non danneggi l’Italia”. “Non si può sostituire dall’oggi al domani un sistema consolidato con un altro che non sappiamo quali benefici porterà” commenta Giuseppe Ciraolo, responsabile delle relazioni istituzionali di Corepla. “Non tutti i materiali sono uguali – chiarisce Claudio Busca, responsabile relazioni istituzionali di Comieco – la strategia europea dovrebbe privilegiare l’opzione di gestione migliore dal punto di vista ambientale ed economico. Nel caso della carta, ma non solo – spiega – è sicuramente il riciclo”. “L’esperienza di Conai è stata illuminante – aggiunge Massimo Milani, deputato in Commissione Ambiente alla Camera – dopo 25 anni possiamo vantare risultati di primo livello. Siamo il primo grande Paese europeo per riciclo degli imballaggi, avendo costruito una vera e propria industria, che deve essere difesa. L’idea di spingere il riutilizzo degli imballaggi non è sbagliata in sé. Il problema è capirne bene le ricadute sul sistema industriale“.