Il compost prodotto dal riciclo dei rifiuti organici restituisce sostanza organica al suolo e aiuta a combattere il cambiamento climatico. Nel solo 2021 l’Italia ha risparmiato 3,8 milioni di tonnellate di CO2, spiega il CIC
Sono 2,1 i milioni di tonnellate di compost prodotti In Italia nel 2021 dagli impianti di riciclo della frazione organica dei rifiuti, che hanno trattato 8,3 milioni di tonnellate di biowaste, 7,3 dei quali provenienti dalla raccolta differenziata urbana. Una risorsa preziosa per restituire sostanza organica a suoli sempre più degradati e stressati, ma anche una forma di ‘carbon capture’ naturale, capace di stoccare CO2 nel terreno evitandone la dispersione in atmosfera. Lo ha ricordato ieri il Consorzio Italiano Compostatori in occasione della giornata mondiale del suolo, dedicata alla più fragile e preziosa tra le risorse non rinnovabili e, quest’anno, anche alla sua profonda connessione con un altro elemento chiave della vita sulla terra, l’acqua. Due pilastri per ecosistemi e biodiversità del pianeta, entrambi minacciati da sfruttamento intensivo e climate change: i suoli si stanno degradando, ed esercitano a loro volta una pressione eccessiva sulle risorse idriche, sconvolgendo l’equilibrio naturale e riducendo la disponibilità di acqua per tutte le forme di vita.
Un ciclo vizioso, alimentato da cambiamenti climatici e attività umane, da arginare difendendo il suolo e la sua funzione di regolatore ecosistemico. Anche grazie al compost. “Il suolo svolge un ruolo decisivo nel turnover del carbonio e quindi nella cattura e nel potenziale stoccaggio di CO2. In questo senso è fondamentale sostenere il recupero di materia da ogni rifiuto organico compostabile, promuovendo la centralità dei fertilizzanti organici, con particolare attenzione a quelli che derivano dalla trasformazione dei rifiuti a matrice organica – spiega Massimo Centemero, direttore del CIC – dalla trasformazione di questi rifiuti, si ottengono più di due milioni di tonnellate di compost, fertilizzante organico che, restituito alla terra, nutre ed alimenta la vita nel suolo e aiuta a contrastare il cambiamento climatico. Si calcola che, nel 2021, il settore del riciclo organico abbia infatti contribuito a stoccare nel terreno circa 600mila tonnellate di sostanza organica, risparmiando 3,8 milioni di tonnellate di CO2 equivalente l’anno rispetto all’avvio in discarica. Il riciclo di materia è la forma più intelligente di conservazione di energia”.
Il potere ‘decarbonizzante’ del compost, tuttavia, non si esaurisce solo nella sua preziosa capacità di stoccare CO2 nel terreno. Il fertilizzante organico ottenuto da rifiuti selezionati alla fonte, spiega infatti il CIC, è ricco di elementi nutritivi (azoto, potassio e fosforo) e consente quindi di limitare l’importazione di fertilizzanti minerali e di sintesi e di pesticidi, e in più assicura una migliore lavorabilità del suolo e quindi un minor numero di operazioni, con significativo risparmio di combustibili fossili per la movimentazione delle macchine agricole e l’irrigazione. “Considerando che il suolo è una risorsa non rinnovabile, è quanto mai urgente prevedere interventi normativi che supportino enti, imprenditori e associazioni per introdurre pratiche rigenerative atte ad arrestarne il degrado e la perdita di fertilità, riportando la materia organica nel suolo, per renderlo più resiliente e fertile e per contribuire alla decarbonizzazione dell’atmosfera attraverso l’assorbimento di carbonio – spiega Lella Miccolis, presidente del CIC – la Giornata Mondiale del Suolo 2023 rappresenta quindi un momento fondamentale per continuare a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza e sulla relazione tra suolo e acqua”.