Dalla raccolta al riciclo: a Rovereto l’idea ambiziosa di due giovani imprenditori trasforma i filtri dei mozziconi delle sigarette in acetato di cellulosa, che una volta recuperato può essere sottoposto a molteplici lavorazioni termoplastiche e reimpiegato nella produzione di oggetti di uso comune. Fimognari: “Nel corso del primo anno di attività siamo riusciti ad avviare a riciclo più di 2 milioni di mozziconi“
Hanno una durata breve, 5 o 10 minuti al massimo, ma possono inquinare per decine di anni. Soprattutto quando finiscono per strada, calpestate dai passanti, investite dalle auto e di lì, quasi sempre, disperse nell’ambiente, specie quello marino. Ogni mozzicone di sigaretta che sfugge ai canali ufficiali di raccolta e trattamento dei rifiuti è un attentato alla salute degli ecosistemi del pianeta, ma anche un’occasione sprecata per dare nuova vita a materiali preziosi, nel segno dell’economia circolare. Già, perché i filtri delle sigarette a fine vita sono ricchi di un polimero plastico, l’acetato di cellulosa, che una volta recuperato può essere sottoposto a molteplici lavorazioni termoplastiche e reimpiegato nella produzione di oggetti di uso comune. Come hanno intuito i giovani fondatori di una startup innovativa di Rovereto, in provincia di Trento: si chiama Re-Cig e dal primo anno di operatività ha dato nuova vita a oltre 2 milioni di mozziconi raccolti. “Il progetto nasce nel 2016 da un posacenere pieno – racconta Marco Fimognari, fondatore e CEO di Re-Cig – io stesso infatti sono un fumatore e un giorno, guardando i mozziconi raccolti nel posacenere, mi sono domandato se fosse possibile recuperarli. Così, insieme al mio socio Nicola Bonetti abbiamo iniziato una fase di studio, che è durata circa tre anni. A quel punto- dice Fimognari – anche grazie alla collaborazione dell’Università di Trento, abbiamo messo a punto un processo che ci consente di recuperare la parte in acetato di cellulosa dal filtro della sigaretta”.
Un progetto ambizioso, che ha a cuore la salvaguardia dell’ambiente, soprattutto se si pensa che i mozziconi di sigaretta sono tra i rifiuti più diffusi e difficili da gestire, non a caso inseriti dalla Commissione europea tra i dieci oggetti monouso più spiaggiati. Stando ai numeri di Marevivo, di circa 6 trilioni di sigarette fumate ogni anno in tutto il mondo, 4,5 trilioni di mozziconi vengono dispersi nell’ambiente – solo in Italia parliamo di 14 miliardi. I tempi di decomposizione, poi, sono estremamente lunghi: per i filtri composti da acetato di cellulosa occorrono in media dieci anni. “Nel corso del primo anno di attività siamo riusciti ad avviare a riciclo circa 600 kg di mozziconi. Questo è un numero che può sembrare basso, ma 600kg equivalgono a più di 2 milioni di mozziconi che, anziché essere avviati a smaltimento, avranno poi una nuova vita in un altro mercato. Nel corso del 2021 siamo riusciti a posizionare circa 500 punti di raccolta da Trento a Ragusa. Ci aspettiamo nel 2022 di poterne installare altrettanti nel Nord Italia” spiega il fondatore di Re-Cig.
Tutto il progetto, infatti, ruota attorno all’installazione di ‘smokers point’ metallici, particolari posacenere posizionati nei centri commerciali, aziende e comuni che hanno aderito all’iniziativa, nei quali vengono raccolti i mozziconi di sigarette, successivamente stoccati in appositi contenitori a chiusura ermetica e sottoposti a una prima fase di setacciatura per separare carta, tabacco e filtro. Segue la fase di lavaggio dei filtri, tramite cui vengono rimosse le parti in carta; si passa poi all’essiccatura per eliminare l’umidità presente nei filtri e infine a una miscelazione a caldo che consente di ottenere l’acetato di cellulosa. “Questo fa sì che il prodotto ottenuto sia un materiale plastico che è poi impiegabile in diversi processi di lavorazione termoplastica per ottenere degli oggetti di uso comune. Dobbiamo ancora definire quale sarà l’oggetto finale della nostra produzione, perché nel mercato della plastica i quantitativi che riusciamo a produrre sono relativamente limitati. Un altro obiettivo che abbiamo nel medio-breve termine è di riuscire a creare due punti di deposito sul territorio italiano. Questo ci consentirebbe di limitare i chilometri da percorrere per effettuare il recupero del nostro rifiuto” chiude Fimognari.