‘Urban metal mining – visioni industriali dell’economia circolare’: alla Sapienza una rassegna fotografica per diffondere la cultura del riciclo dei rottami come alternativa sostenibile allo sfruttamento delle materie prime estratte dai giacimenti minerari
Diffondere la cultura del recupero e del riciclo degli scarti, vere e proprie ‘miniere urbane’ capaci di sostituire i giacimenti naturali di materie prime: è questo l’obiettivo della mostra fotografica ‘Urban metal mining – visioni industriali dell’economia circolare’, organizzata dal Museo di Arte e Giacimenti minerari dell’Università di Roma La Sapienza, in collaborazione con il Gruppo Fiori, uno dei principali player di mercato nel settore del recupero di metalli. L’esposizione sarà inaugurata presso il Museo dell’Arte Classica in città universitaria sabato 28 maggio dalle ore 10:00, in occasione della XIV Giornata Nazionale delle Miniere.
“Questo è un tema molto importante – spiega la prof.ssa Silvia Serranti, direttrice del Museo di Arte e Giacimenti Minerari – in linea con i principi dell’economia circolare e dell’agenda 2030 dell’Onu sullo sviluppo sostenibile, non solo dal punto di vista ambientale, perché dobbiamo preservare le materie prime, ma anche da un punto di vista economico, poiché l’Italia, come l’Ue, ne è particolarmente povera. Dunque, il messaggio che si vuole diffondere con questo museo è quello di capire che i rifiuti sono preziose risorse da valorizzare come alternativa sostenibile allo sfruttamento delle risorse naturali non rinnovabili sia sul piano economico che su quello ambientale”. Insomma, promuovere l’urban mining come alternativa sostenibile allo sfruttamento delle materie prime estratte dai giacimenti minerari. Che in Italia mancano quasi del tutto. Manca il minerale di ferro, ad esempio, che serve per produrre l’acciaio e che da oltre un secolo le imprese del comparto siderurgico nostrano hanno imparato a sostituire con il rottame.
Un settore strategico su cui puntare, quello del recupero dei metalli, indispensabile per preservare le ottime performance delle acciaierie italiane, seconde solo alla Germania per volumi di produzione, ma prime in Europa per quantità di rottame di ferro rifuso. Al ritmo di 32 tonnellate al minuto, secondo Federacciai, nel 2020 ne sono state consumate circa 17 milioni di tonnellate, 10 delle quali di provenienza italiana. “L’Italia è notoriamente povera di risorse primarie – afferma l’ing. Emiliano Cerluini, responsabile HSE di Italferro, Gruppo Fiori – quindi da sempre ha sviluppato un recupero soprattutto dei prodotti siderurgici molto forte rispetto ad altri paesi europei. Questo è un comparto importante anche per l’Europa, dove il 40% dei prodotti siderurgici deriva dai rottami. In Italia, invece, il 78% di prodotti siderurgici deriva dal ciclo a forno elettrico, cioè da rottame che viene rifuso per produrre nuova materia”.
Un processo industriale che garantisce benefici economici, ma soprattutto ambientali. “Ricavare prodotti siderurgici da rottami anziché dal minerale primario, consente di risparmiare quasi il 60% di emissioni di CO2 e più del 70% dell’energia necessaria con oltre l’80% di emissioni in meno”. Vantaggi che la mostra vuole dare la possibilità di far conoscere anche ai non addetti ai lavori, giovani studenti, appassionati di circular economy o semplici curiosi. “Questo evento avvicina i cittadini all’economia circolare nella sua attuazione – aggiunge l’ing. Cerluini – perché mostra come dalla raccolta che facciamo individualmente il rifiuto torna a essere materia e ricomincia il suo ciclo. Il recupero di materia dai rifiuti è un processo industriale virtuoso. Gli impianti come quelli del Gruppo Fiori sono i luoghi dove l’economia circolare e la sostenibilità trovano una loro attuazione pratica. Questa è un’occasione di comunicazione molto importante”.
Documentando la trasformazione degli scarti metallici negli impianti industriali del riciclo attraverso immagini e contributi multimediali, la mostra sarà un momento di divulgazione per valorizzare il fascino della materia che da rifiuto può diventare nuova risorsa. “Le installazioni saranno dedicate alle diverse categorie di rifiuti prodotti nell’urban mining – aggiunge la prof.ssa Serranti – tra cui gli scarti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, veicoli fuori uso, scarti da costruzione e demolizione, ma anche rifiuti urbani con le filiere di raccolta differenziata. Ci saranno anche allestimenti multimediali e interattivi così che il visitatore potrà essere direttamente coinvolto con video e installazioni virtuali. Questa mostra, che sarà inaugurata sabato 28 maggio, sarà poi installata in modo permanente presso il nuovo Museo dell’Urban Mining nella sede universitaria di Latina”.