ROMA. La rottura era nell’aria da mesi e adesso è ufficiale. Riccardo Casale, ad di Sogin, società di Stato responsabile della dismissione delle centrali nucleari italiane e della costruzione e gestione del futuro deposito nazionale delle scorie radioattive, ha rassegnato le sue dimissioni. La scelta di Casale è stata resa resa nota dal quotidiano “La Repubblica”, che ha riportato stralci di una lettera inviata dall’ormai ex numero uno di Sogin ai ministri dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e dello Sviluppo economico, Federica Guidi. Nella lettera Casale farebbe riferimento ad “un Cda sfiancato da interminabili e sterili polemiche instillate irresponsabilmente da chi lo presiede” che “si attarda sempre più su questioni di micromanagement mentre manca di visione e non è più in grado di deliberare con la necessaria serenità”. Un riferimento chiarissimo al presidente di Sogin Riccardo Zollino, con il quale Casale è da tempo ai ferri corti. Uno scontro, quello tra i due, che nei mesi scorsi aveva fatto pensare ad un imminente commissariamento della partecipata.
Il passo indietro di Casale arriva in uno dei momenti più delicati nella storia di Sogin. La società è alle prese con pesanti tagli al budget e ritardi nell’approvazione del nuovo piano quadriennale. Il tutto mentre sembra protrarsi all’infinito l’attesa per il nulla osta congiunto dei Ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente che dovrebbe finalmente permettere a Sogin di procedere alla pubblicazione della Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) ad accogliere il deposito unico delle scorie radioattive. Un’attesa che va avanti ormai da mesi, mentre da nord a sud della Penisola si moltiplicano i “no” preventivi delle amministrazioni locali alla costruzione dell’impianto. La questione è delicatissima e di certo le dimissioni di Casale non contribuiranno a rendere le cose più semplici, né per Sogin né tanto meno per il Governo.
Del resto a lanciare l’allarme sulle pericolose ricadute della frattura tra Casale e Zollino ci aveva già pensato la Commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Nella relazione ufficiale sulla gestione delle scorie radioattive in Italia, presentata lo scorso settembre al Parlamento, si legge: “La Commissione auspica che Sogin mostri una maggiore compattezza e migliori le capacità complessive di gestione dei progetti dei quali è responsabile, anche in vista di quello, non semplice, della realizzazione del deposito nazionale, appena avviato”. Un vero e proprio appello piuttosto che un semplice auspicio, che i vertici di Sogin, però, sembrano non aver accolto. La società ha convocato un cda d’urgenza, ma la scelta di Casale sembra ormai irrevocabile.