Il commissario per l’Ambiente Karmenu Vella insieme al direttore esecutivo dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA), Hans Bruyninckx, ha presentato la nuova Relazione sullo Stato dell’Ambiente Europeo (SOER 2015) dal titolo “L’ambiente in Europa – Stato e prospettive nel 2015”. Nel rapporto si trova una valutazione quinquennale integrata sullo stato, le tendenze e le prospettive dell’ambiente in Europa. Per questa iniziativa, l’EEA ha collaborato strettamente con la Rete europea d’informazione e di osservazione in materia ambientale (EIONET) e con i servizi della Commissione Europea. Per l’Italia i lavori sono stati coordinati dall’Ispra in accordo con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Il report, che contiene una valutazione integrata, comprendendo dati a livello globale, regionale e nazionale, accompagnati da confronti tra vari Paesi, lancia però anche una nota negativa e insieme una sfida su cui puntare: il traguardo che l’Europa si pone a lungo termine, cioè di “vivere bene entro i limiti del nostro pianeta”, non è compatibile con le attuali politiche sull’ambiente e con quelle correlate. Bisogna fare di più, quindi, e proprio di prospettive per il futuro si è discusso ampiamente durante l’evento italiano di ieri.
Dai dati emerge un Europa ancora lontana dai ritmi necessari a conseguire il raggiungimento dei target ambientali fissati al 2050, soprattutto per i passi all’indietro fatti sul fronte di biodiversità e cambiamenti climatici, ma complessivamente nel Vecchio Continente le politiche mabientali sis ono dimostrate uno stimolo per la crescita e l’occupazione e i cittadini possono usufruire di aria e acqua più pulite rispetto allo scorso decennio, oltre che di una gestione rifiuti migliore.
Proprio al capitolo rifiuti è dedicato un passaggio importante del rapporto, nel quale il Soer 2015 riporta un calo di produzione dei rifiuti e quindi del conferimento in discarica. Dati sicuramente spinti dalla crisi economica, ma che l’incrocio con i numeri più recenti ha confermato come andamento consolidato anche a fronte di fasi di ripresa. Nell’Europa a 33, vale a dire tra i Paesi che cooperano con l’Agenzia Europea per l’Ambiente, si è passati da un tasso medio di riciclo al 22% nel 2004 ad un 29% nel 2012. Ma come sempre il dato medio nasconde una situazione molto eterogenea da Paese a Paese. Nel 2012 Germania, Austria, Belgio e Svizzera riciclano più della metà dei rifiuti urbani, mentre Islanda, Regno Unito, Italia, Slovenia, Lituania, Cipro e Repubblica Ceca sono gli Stati che hanno registrato il maggior incremento dei tassi di riciclaggio nel periodo considerato. Secondo le informazioni più aggiornate, nel 2013 nell’UE28 si sono prodotte circa 243,2 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, l’1,2% in meno rispetto all’anno precedente. In Italia i rifiuti urbani smaltiti in discarica, nel 2014, sono stati pari a circa 9,3 milioni di tonnellate, facendo registrare, rispetto alla rilevazione del 2013, una riduzione del 14%, pari a quasi 1,6 milioni di tonnellate di rifiuti. Il tutto, anche grazie all’incremento della raccolta differenziata, che raggiunge il 45,2% (quasi 3 punti percentuali in più rispetto al 2013). La percentuale dei rifiuti urbani avviati a riciclaggio si attesta al 45,2% (obiettivo al 2020: 50%).
«Questi dati – sottolinea il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti – assumono un grande significato in vista del varo del nuovo pacchetto europeo sull’Economia Circolare, previsto per i primi di dicembre, che dovrà indirizzare il nostro Continente verso un futuro di sviluppo sostenibile e di valorizzazione dell’ambiente, in un quadro globale che speriamo possa essere qualificato dal raggiungimento a Parigi (in occasione della conferenza sul clima) di un’intesa alta e ambiziosa».