Il calo delle vendite tecnologiche fa frenare la raccolta dei raee, che nel 2022 è calata del 6,2%. Ma a pesare sono anche i flussi paralleli e le cattive abitudini di conferimento dei cittadini, dicono i numeri dell’ultimo rapporto annuale pubblicato dal Centro di Coordinamento nazionale
Calano le vendite di nuove apparecchiature dopo il boom del periodo pandemico. E nel 2022 portano a una vera e propria battuta d’arresto la raccolta di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche in Italia, con numeri in picchiata a ogni altezza dello Stivale dopo otto anni consecutivi in crescita. Complici anche le gestioni parallele e le cattive abitudini di conferimento da parte dei cittadini, secondo i dati dell’ultimo rapporto annuale del Centro di Coordinamento Raee lo scorso anno i sistemi collettivi dei produttori hanno gestito in tutta Italia 361mila 381 tonnellate di raee, ovvero quasi 24mila tonnellate in meno rispetto al 2021, con una contrazione del 6,2%. In calo anche il dato pro capite che si attesta a 6,12 kg per abitante, in flessione del 5,3% rispetto al 2021. “Il risultato non compromette in alcun modo la credibilità e la validità dell’operato degli attori della filiera, che nello schema oramai consolidato è pienamente strutturato per soddisfare al meglio quanto richiesto dalle normative”, garantisce il presidente del CdC Raee Alberto Canni Ferrari
“Abbiamo avuto, in alcuni segmenti, un immesso a mercato estremamente inferiore rispetto agli anni precedenti – spiega il direttore generale del CdC Raee Fabrizio Longoni – e di conseguenza anche la raccolta ha registrato dati negativi. Questo non è logico, visto che i margini di crescita sono ancora ampi”. L’Italia, come vedremo tra poco, ha accumulato negli ultimi anni un profondo ritardo rispetto ai target di raccolta fissati dall’UE. E la cosa dovrebbe spingerci a fare molto di più. “Nella realtà però – chiarisce Longoni – ci siamo trovati di fronte a un mantenimento delle logiche di raccolta usate negli anni passati, ma in assenza di quegli elementi di novità che hanno portato ad aumenti delle quantità”. Come il bonus per la rottamazione delle tv, che lo scorso anno aveva, quasi da solo, fatto crescere la raccolta di oltre il 5%, mettendo per un tratto anche a rischio la tenuta del sistema.
Guardando ai numeri della raccolta nei vari raggruppamenti, tutti in contrazione, spicca il calo del 9,3% dei volumi di R2, vale a dire i ‘grandi bianchi’ come lavatrici e lavastoviglie, che sono anche tra i raee più ricchi di materie prime (ferro, alluminio e rame, soprattutto) e che per questo fanno particolarmente gola agli operatori del canale parallelo. Il cui appetito, negli ultimi anni, è stato stimolato anche dalle frequenti impennate dei valori di mercato delle materie prime, spinti dalla crisi delle catene di fornitura. “In Italia – chiarisce Longoni – c’è una quota rilevante di rifiuti raee che vengono generati ma ai quali non viene attribuito il corretto codice rifiuto, in modo che il trattamento possa essere facilitato per chi si occupa di recuperare solo quello che è rapidamente monetizzabile e non quello che magari è più complesso da trattare, o anche più importante – come le materie prime critiche – ma non economicamente conveniente per chi può farlo solo in maniera molto semplice”. Una contrazione peggiore rispetto a quella dei ‘grandi bianchi’ si è registrata solo nel raggruppamento R5, quello delle sorgenti luminose, con un -9,9%. Terzo per calo della raccolta il raggruppamento R4, quello delle piccole apparecchiature di consumo, “che già si caratterizzava per volumi contenuti e dispersi”, chiarisce Canni Ferrari e che nel 2022 ha fatto segnare un -6,7%.
I numeri confermano il ritardo del sistema italiano rispetto ai target di legge fissati dall’UE. Dal 2019 il rapporto tra i raee raccolti in un anno e l’immesso a consumo medio nei tre anni precedenti – il cosiddetto ‘tasso di ritorno’ – sarebbe dovuto attestarsi al 65%. Vale a almeno 12 kg per abitante. In Italia, dicono invece i dati del CdC Raee, siamo poco sopra la metà. “Siamo lontani parecchi punti percentuali dalla raccolta obiettivo – dice Longoni – tutti devono fare la propria parte: i comuni, con la raccolta al cittadino, ma anche la distribuzione, che può raggiungere direttamente i consumatori. Ma servono anche forme innovative che possano avvicinare chi ha un raee da dismettere a un conferimento che sia facile, ma comunque indirizzato a un trattamento adeguato”. E sempre in tema di adeguatezza del trattamento, servono controlli sulla classificazione e il conferimento dei raee agli impianti. “I flussi paralleli – dice Longoni – sono sicuramente l’ambito di maggiore interesse per riuscire a colmare il gap con gli obiettivi europei”.
L’unica nota positiva, se così si può definirla, viene dal quadro territoriale, dove a fronte di cali registrati in tutte le macroaree spicca il Sud che con le sue 96mila 128 tonnellate raccolte riesce a contenere la contrazione al -1,1%, forte anche delle uniche due performance regionali positive a livello nazionale: quelle di Sicilia (+4,7%) e Puglia (+2,7%). “Vuol dire che il percorso intrapreso, anche di fronte alla negatività di un anno caratterizzato da condizioni particolari – spiega Longoni – è riuscito in qualche modo a sopperire incrementando, seppur di poco , la raccolta”. Raccolta che in Centro Italia si ferma invece a 80mila 682 tonnellate, in calo del 6,3%, mentre al Nord, dove si continua a raccogliere oltre il 50% dei raee intercettati a livello nazionale, la contrazione è dell’8,6% rispetto al 2021 per un totale di 183mila 881 tonnellate. A livello regionale, con 9,94 kg per abitante (valore pressoché identico al 2021) la Sardegna conquista la leadership nazionale, mentre la maglia nera, ancora una volta, va alla Campania (3,41 kg/ab) che con il -5,9% ottiene la seconda peggiore flessione dei volumi di raccolta in tutto il Sud.