La Campania è ancora una volta all’ultimo posto nella classifica nazionale della raccolta dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. A pesare è anche il mercato parallelo, che impedisce lo sviluppo di una vera economia circolare
In Campania la gestione irregolare dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche frena lo sviluppo dell’economia circolare. I flussi sottratti al sistema ufficiale e convogliati verso il canale parallelo, uniti alla ancora poco diffusa sensibilità dei cittadini, tengono la regione inchiodata all’ultimo posto della classifica nazionale della raccolta, impedendo così gli investimenti necessari allo sviluppo della filiera. È desolante il quadro tracciato dai numeri dell’ultimo rapporto annuale messo a punto dal Centro di Coordinamento Raee, che nel 2022 vede la Campania maglia nera in Italia con poco più di 19mila tonnellate raccolte, in calo del 7,1% rispetto all’anno precedente. Una flessione addirittura peggiore di quella registrata a livello nazionale (-6,2%). Male anche il dato pro capite, con 3,1 kg per abitante a fronte dei 6,12 raccolti in media in Italia per ogni cittadino.
L’analisi del dato sui raggruppamenti può aiutare a comprendere meglio le ragioni della debacle. Il calo peggiore è stato registrato infatti nel la raccolta di elettronica di consumo e piccoli elettrodomestici (R4), che con il -10,1% scende a 2mila 409 tonnellate. Segno anche e soprattutto di una ancora troppo scarsa diffusione tra i cittadini delle buone pratiche di raccolta differenziata. Ma a colpire è anche il dato sulla raccolta di grandi bianchi (R2), che cala del 9,7% a 2mila 649 tonnellate, trascinata in basso dalle flessioni a doppia cifra della provincia di Napoli (-21,7%) e di Benevento (-19,6%). Un crollo dietro il quale è difficile non intravedere la lunga mano delle gestioni parallele, che lo scorso anno sono state attratte anche dai forti rincari di materie prime come alluminio, ferro e rame. Una dinamica che ha pesato anche a livello nazionale, ma che in Campania, dicono i numeri, risulta particolarmente accentuata.
“È facile purtroppo pensare a una gestione illegale diffusa – commenta laconico il direttore generale del CdC Raee Fabrizio Longoni – in una regione dove rispetto all’obiettivo posto dall’Unione europea del 65% di tasso di ritorno si registrano dati del 10% per il raggruppamento dei grandi bianchi e addirittura del 4% del raggruppamento 4. Con questi risultati non si va da nessuna parte, in un panorama tanto desolato non si riesce a giustificare alcun investimento da parte delle aziende per il trattamento dei Raee. Nessuna economia circolare reale e virtuosa, che genera posti di lavoro veri e reddito per le famiglie, si potrà mai insediare in una regione dove i dati della raccolta sono di questa portata, dove la totale assenza di controlli favorisce tutte le azioni contro l’ambiente. È ora che chi ha responsabilità dirette su queste attività le eserciti”, conclude.