Nel 2022 il sistema italiano ha riciclato il 71,5% degli imballaggi immessi a consumo, generando benefici economici per più di 3 miliardi di euro. Capuano: “Antidoto a crisi climatica ed energetica”. D’Aprile: “Su regolamento Ue chiediamo la massima flessibilità”
Minori emissioni e consumi energetici, con un taglio netto delle estrazioni di materia prima vergine. Il sistema nazionale di raccolta e avvio a recupero degli imballaggi si conferma motore della transizione ecologica nel nostro paese, contribuendo da un lato a decarbonizzare il sistema produttivo e dall’altro a garantirne la competitività. Lo dimostrano i dati dell’ultimo report di sostenibilità presentato a Ecomondo dal consorzio nazionale imballaggi CONAI, secondo cui nel 2022 il riciclo del packaging ha consentito di evitare l’estrazione di 11 milioni 832mila tonnellate di materia vergine, per un valore economico di 2 miliardi e 43 milioni di euro. Materie prime seconde che, sostituite alle risorse naturali nei cicli produttivi, hanno consentito il risparmio di energia primaria derivante da fonti fossili pari a 56,19 terawattora, mentre il valore economico dell’energia generata dalla valorizzazione delle frazioni non riciclabili, si legge nel report, ammonta a 20 milioni di euro. Una autentica boccata d’ossigeno per un sistema industriale da sempre penalizzato, in termini di competitività, dalla scarsa disponibilità di risorse, anche energetiche, sul territorio nazionale.
Benefici ai quali si aggiungono quelli in termini di riduzione delle emissioni climalteranti. Nel 2022, spiega il Rapporto CONAI, grazie al riciclo è stata evitata la produzione di più di 10 milioni e 226mila tonnellate di CO2 equivalente, con un risparmio di 609 milioni di euro. Complessivamente, si legge, il valore economico generato per il Paese dal riciclo e dal recupero degli imballaggi ha superato i tre miliardi di euro. “Dati che fanno riflettere – ha commentato Ignazio Capuano, presidente CONAI – e che devono spronarci a un impegno sempre più attento, soprattutto in un Paese povero di materie prime come il nostro. Non amare lo spreco è nel DNA di noi italiani, credo. E questo risultato è merito di tutti i cittadini che, ogni giorno, fanno correttamente la raccolta differenziata, consapevoli che non stanno differenziando rifiuti, ma risorse. Stiamo parlando di materia che può rinascere e, in piccola parte, diventare alternativa alle fonti fossili come carburante per produrre energia. In un momento di crisi climatica ed energetica come quello che stiamo vivendo, non possiamo non tenerne conto”.
Nel 2022 il sistema nazionale ha avviato a riciclo il 71,5% degli imballaggi immessi a consumo, in anticipo sull’obiettivo europeo vincolante al 2030. Un risultato che, insieme ai numeri del report di sostenibilità di CONAI, il governo è pronto a portare al tavolo delle trattative con l’Ue sulla proposta di regolamento imballaggi, per corroborare, dati alla mano, le principali obiezioni mosse dall’Italia nei confronti dello schema di provvedimento presentato dalla Commissione per spostare l’asse delle strategie di gestione negli stati membri sui gradini più ambiziosi della gerarchia europea dei rifiuti, ovvero riduzione e riutilizzo. “Vogliamo la massima flessibilità in applicazione del principio di neutralità tecnologica – ha spiegato a Ecomondo Laura D’Aprile, capo dipartimento per lo sviluppo sostenibile del Ministero dell’Ambiente – stiamo lavorando in maniera proficua con la presidenza spagnola del Consiglio Ue sui punti che riteniamo debbano essere modificati – ha detto- dal bando per alcune tipologie di imballaggi alle percentuali di riuso, passando per il deposito cauzionale, che non riteniamo debba essere un obbligo stringente per i paesi che hanno già raggiunto importanti risultati di raccolta differenziata e riciclo. In ultimo c’è il tema delle bioplastiche, filiera nazionale rilevante che deve essere preservata”.