Secondo Danilo Bonato il Critical Raw Materials Act aiuterà il nostro paese a recuperare i ritardi accumulati sul fronte della gestione dei rifiuti elettrici ed elettronici, dove continuano a mancare gli impianti avanzati e la raccolta è ancora insufficiente
Una misura “dirompente”. Per Danilo Bonato, direttore generale di Erion Compliance Organisation, il Critical Raw Materials Act presentato nei giorni scorsi dalla Commissione europea “ci porterà in una nuova era”. I vincoli che imporra agli Stati membri, anche in termini di riciclo, dice Bonato, serviranno a recuperare i ritardi anche nel nostro paese. Soprattutto sul fronte della gestione dei rifiuti elettrici ed elettronici, dove continuano a mancare gli impianti avanzati e la raccolta è ancora insufficiente.
Il Critical Raw Materials Act promette di spingere l’approvvigionamento interno di risorse strategiche come litio, cobalto e ‘terre rare’ puntando su maggiori estrazioni ma anche sul riciclo e sull’economia circolare. Qual è il valore di questa misura?
“È una misura dirompente, essenziale per l’Europa. È dal 2008 che l’Ue fa esercizi, studi e ricerche sul tema, con proposte sempre molto generiche. Finalmente la Commissione si è resa conto che la dipendenza del nostro continente dalle materie strategiche per la doppia transizione, digitale ed ecologica, è un grosso rischio, da affrontare con strumenti più forti ed efficaci. Strumenti che introducano anche misure cogenti per gli Stati membri. Questa consapevolezza, sviluppata finalmente dopo tanti anni, ci porterà in una nuova era, spero in tempi rapidi, per sistemare i problemi venutisi a creare negli ultimi anni in mancanza di provvedimenti efficaci”.
Per l’Ue gli Stati membri dovranno aumentare la propria capacità di raccolta e trattamento avanzato dei rifiuti ricchi in materie prime critiche strategiche, compresi i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Come risponderà il nostro Paese a quest’appello?
“Uno dei target al 2030 introdotti dal CRMA è la capacità di ottenere dal riciclo fino al 15%, ma magari anche di più, delle materie prime critiche strategiche. Oggi siamo a livelli estremamente bassi. Il riciclo contribuisce in maniera minimale al fabbisogno di CRM che dobbiamo approvvigionare in modo sicuro e competitivo. Abbiamo dentro casa delle autentiche ‘miniere urbane’, ma serve una strategia basata su presupposti diversi rispetto al passato. Manca ancora la consapevolezza di quanto si possa fare di più in termini di recupero di materie prime critiche e strategiche”.
Quali sono le cause del ritardo?
“Abbiamo due principali ordini di problemi: il primo è sicuramente la burocrazia, che rallenta i tempi per il rilascio delle autorizzazioni per gli impianti di cui dovremmo disporre per recuperare le materie prime critiche. È molto facile riciclare materiali come acciaio o ferro, ma molto più complesso riciclare sostanze come ‘terre rare’, cobalto, litio o lo stesso rame. Crack11 Parliamo di impianti complessi, basati su tecniche di idrometallurgia, che in Italia sono ancora pochissimi. Ecco perché una parte dei nostri rifiuti ricchi di CRM finisce all’estero. Dall’altro lato dobbiamo raccogliere di più. Il tasso di raccolta oggi non arriva al 40%, quando la normativa chiede invece il 65%. Le strategie di raccolta vanno potenziate e semplificate per consentire ai cittadini di conferire i propri rifiuti in maniera più agevole”.
E poi c’è da contrastare i fenomeni di traffico illecito e gestione in canali paralleli a quello ufficiale…
“Che è l’altro grande problema. Il valore intrinseco dei raee attira molti operatori ‘borderline’ o illegali, che hanno interesse a mettere le mani su questi materiali. È un fenomeno che dobbiamo contrastare organizzando meglio la filiera e potenziando i controlli”
C’è da aspettarsi che questa nuova e più decisa iniziativa da parte dell’Ue possa aiutare anche il nostro paese a recuperare i ritardi?
“Penso di sì. Non dimentichiamo che è partito da pochissimo il tavolo interministeriale sulle materie prime critiche, il che significa che anche da noi si stanno studiando nuovi interventi. Che potranno andare anche nella direzione di spingere sulle nuove estrazioni. In Europa abbiamo miniere ma abbiamo rinunciato a fare esplorazione. Se vogliamo davvero fare la doppia transizione è il caso di responsabilizzarci e di andare a prendere le materie prime critiche di cui disponiamo. Mettendo da parte la demagogia che oggi invece ci fa usare le materie estratte in altri paesi, magari in condizioni di scarsa sicurezza per i lavoratori o anche di lavoro minorile. Il piano dell’Ue impegna gli Stati membri ad avviare programmi specifici con più determinazione. Spero sia il segno di un cambio anche culturale, della capacità dell’Europa di rendersi più autosufficiente”.