Stop al contributo ambientale unico per gli imballaggi in plastica. Lo ha reso noto il Conai, che in un comunicato ufficiale ha annunciato il lancio di quello che al momento viene definito come «progetto di diversificazione contributiva per gli imballaggi in plastica». Dopo 18 anni di onorata attività il “Consorzio dei Consorzi” ha dunque scelto di rivedere la propria strategia di finanziamento anche se, per il momento, limitatamente ai soli imballaggi in plastica. Il progetto che, scrive il Conai, «maturerà entro 12 mesi» prevederà il «superamento della regola del Contributo Ambientale unico per le varie categorie di imballaggio dello stesso materiale» e sarà finalizzato a premiare «l’impegno delle imprese per imballaggi meglio concepiti ai fini della sostenibilità ambientale e dell’economia circolare».
«Il nuovo Contributo Ambientale – spiega il Conai nella nota – verrà modulato sulla base di tre parametri fondamentali: la facilità di selezione degli imballaggi dopo il conferimento per il riciclo, l’effettiva riciclabilità – valutate sulla base delle tecnologie disponibili industrialmente note – e il circuito di destinazione (domestico o commercio/industria). Per arrivare a questo importante traguardo – prosegue la nota – sono state analizzate circa 60 tipologie di imballaggi in plastica, e classificate quindi in tre categorie alle quali corrisponderanno altrettanti valori del Contributo Ambientale: godranno dei valori più bassi gli imballaggi maggiormente selezionabili e riciclabili, pagheranno maggiori oneri gli imballaggi più “difficili”».
La decisione di rivedere – dopo ben 18 anni – le ormai consolidate logiche di versamento del Cac non può che essere maturata a valle della “strigliata” dell’Antitrust, che la scorsa settimana aveva pubblicato gli esiti di un’indagine sul mercato dei rifiuti urbani in Italia, dedicando un intero capitolo proprio al Conai. Un sistema, quello dei consorzi di filiera istitutiti nel 1997 con il “decreto Ronchi”, che nel suo dossier l’Agcm descrive come un “sostanziale monopolio”, con ricadute pesanti sul fronte della concorrenza e dell’efficienza nel mercato italiano del riciclo degli imballaggi. Uno dei punti attorno ai quali si sviluppa l’analisi (per certi versi una vera e propria stroncatura) dell’Antitrust è proprio quello legato alla strategia di finanziamento del Consorzio ed al suo strumento principe: il Contributo Ambientale Conai, appunto.
Secondo l’Agcm, applicare a produttori, utilizzatori ed importatori di imballaggi un Contributo la cui entità sia indipendente dalla qualità (quindi dalla riciclabilità e/o sostenibilità dell’imballaggio, com’è tuttora il Cac) “causa l’appiattimento della concorrenza nel mercato della produzione e della vendita degli imballaggi. Di tale restrizione del gioco competitivo beneficiano, in particolare, i produttori di imballaggi meno riciclabili, che si sottraggono alla concorrenza dei produttori di imballaggi più eco-compatibili, in quanto i prezzi formatisi sul mercato non riflettono il reale costo di gestione che segue al consumo dei primi in luogo dei secondi. In altre parole – si legge nel dossier dell’Agcm – una non adeguata internalizzazione dell’onere di gestione dei rifiuti da imballaggio impedisce che i prezzi degli imballaggi informino i consumatori sulla maggiore o minore compatibilità ambientale di tali prodotti e, dunque, non consente ai consumatori di compiere delle scelte economiche, e ambientali, corrette”.
Parole pesanti, quelle dell’Authority per la concorrenza, che devono aver provocato un vero e proprio terremoto nelle stanze del Consorzio, tanto da spingere i vertici del Conai ad annunciare a tempo di record il lancio del progetto per la revisione del Cac. Che, guarda caso, punterà proprio a premiare la qualità e riciclabilità degli imballaggi. Anche se, precisano i vertici del Conai, anche ai piani alti del Consorzio ci si era da tempo resi conto che il Contributo così com’è non incentiva la produzione di imballaggi sostenibili. Per passare dal pensiero all’azione, però, ci sono voluti diciott’anni. E un dossier dell’Antitrust. «Sono orgoglioso del lavoro fatto e del traguardo raggiunto – ha detto Roberto De Santis, Presidente di Conai – essendo da tempo convinti di come il contributo unico per materiale non premi adeguatamente la ricerca e l’impegno verso imballaggi più orientati all’economia circolare. Abbiamo deciso di cominciare dagli imballaggi in plastica, il materiale più complesso per la varietà delle tipologie e per le tecnologie di selezione e di riciclo; in seguito potremo andare avanti sugli altri materiali». Staremo a vedere.