Energy release, taglio degli oneri fiscali sul lavoro, titoli di efficienza basati sul riciclo: ecco il piano dell’industria cartaria per arginare la crisi di competitività che attanaglia il settore. “Abbiamo l’energia più cara d’Europa”, scrivono in un appello Assocarta, Assografici e i sindacati, “ma resistiamo grazie al capitale umano”
Tagliare bollette e oneri fiscali, incentivare il riciclo e agevolare gli investimenti innovativi per salvare dalla recessione l’industria cartaria italiana, tra le filiere simbolo dell’economia circolare nazionale. È l’appello siglato oggi a Roma da Assocarta e Assografici con le organizzazioni sindacali SLC-CGIL, FISTEL CISL, ULCOM, UGL Chimici, un vero e proprio piano d’azione per rafforzare un settore che, nonostante la congiuntura, mantiene “la capacità di fare e di intraprendere” grazie “al capitale umano e alla sua essenziale competenza”, dando lavoro a 80 mila addetti e generando un fatturato di 18 miliardi di euro. Numeri che tuttavia rischiano di uscire pesantemente ridimensionati dalla crisi di produttività e competitività che attanaglia l’industria nazionale, schiacciata dagli alti costi energetici che aggravano le difficoltà strutturali e congiunturali condivise con il resto della manifattura europea.
La richiesta d’intervento parte da una verità inequivocabile: “Abbiamo l’energia più cara d’Europa”, si legge nell’appello, e questo, per un’industria energivora come quella cartaria, rischia di diventare un fattore esiziale. Come nei mesi della crisi energetica tra 2022 e 2023, segnati da rallentamenti, fermi produttivi e chiusure. La prima richiesta, quindi, è quella di tagliare i costi della materia prima energetica più utilizzata dal comparto, il gas naturale, con allocazioni agevolate per le industrie energy intensive. “Occorre, con urgenza, dare attuazione alla gas release così come approvato dal DL Ambiente nello scorso dicembre, modificando le norme giù in vigore dal 2022” si legge.
Oltre ad abbassare i costi del gas, spiegano i promotori dell’appello, serve anche agevolare l’accesso dell’industria a quote crescenti di energia verde a costi ragionevoli, indispensabili per tenere assieme decarbonizzazione e competitività, nello spirito del Clean Industrial Deal presentato dall’Ue. In più, per restituire al comparto una competitività che oggi si regge quasi esclusivamente sulla qualità del capitale umano, occorre rendere rendere l’industria più attrattiva sotto il profilo occupazionale e retributivo. Da qui la proposta di “detassazione per le indennità che i lavoratori, organizzati sui turni percepiscono come lavoro domenicale, lavoro notturno, lavoro festivo e straordinario”.
Il piano d’azione proposto dalle associazioni chiede poi alle istituzioni nazionali di attivare un meccanismo di incentivazione basato sul contributo dell’industria cartaria all’economia circolare. I benefici in termini di risparmio energetico e di emissioni garantito dall’utilizzo di carta da riciclare, si legge nell’appello, dev’essere quantificato “attraverso un meccanismo di titoli” che “riconosciuti agli impianti in proporzione alla materia riciclata immessa nel mercato, siano considerati anche ai fini del raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione”. Una proposta in linea con quella avanzata oggi da Utilitalia sulla base dei dati di uno studio condotto da ENEA, stando al quale per ogni tonnellata di carta da riciclare utilizzata dalla filiera si ottiene un risparmio di energia pari a 0,25 tonnellate di petrolio equivalente. In più, scrivono le sigle promotrici dell’appello, serve tagliare i costi di gestione degli scarti di processo agevolandone il recupero energetico di prossimità.
Per “sostenere la filiera dell’imballaggio più circolare d’Europa”, con un tasso di riciclo superiore al 90% nel 2023, serve poi presidiare con attenzione l’evolvere del quadro regolatorio europeo, scrivono le associazioni. Bene il riconoscimento, nel nuovo regolamento imballaggi, della riciclabilità del packaging in carta, beneficiario di una serie di esenzioni e deroghe dai nuovi vincoli di riutilizzo, ma ora serve tenere i riflettori accesi sulla prossima definizione degli atti di dettaglio tecnico. In particolar modo, si legge, sulle misure in materia di imballaggi compositi. “Il concetto di soglia al 5% che definisce il materiale prevalente va considerata norma generale. Per gli imballaggi flessibili è importante che i gli atti delegati vadano ora a riconoscere la sostenibilità di queste soluzioni, in assoluto le più ‘leggere’ in termini di materiale utilizzato e le più performanti nel garantire la salvaguardia degli alimenti e la loro durata” affermano Assocarta, Assografici e le OO.SS nella dichiarazione. Da ultimo, l’appello sottolinea l’importanza di sostenere fiscalmente gli investimenti in tecnologia, quando mirati a rendere compatibili le linee di confezionamento dei prodotti con imballaggi a minor impatto ambientale.