Aumenta la raccolta dei rifiuti organici, così come il recupero di materia dai rifiuti speciali. Segnali di nuovo dinamismo da un comparto, quello dei rifiuti, che vuole crescere lontano da emergenze ed illeciti. Segnali che non sempre, però, il legislatore si è dimostrato capace di interpretare e rilanciare. È il quadro dipinto dalla società Althesys nell’ultimo report annuale sull’industria italiana del waste management, presentato oggi a Roma. Industria che procede, seppur con lentezza, nel percorso europeo verso un’economia circolare. I rifiuti urbani aumentano – di poco – nonostante la crisi. La raccolta differenziata è ferma a 20 punti percentuali sotto l’obiettivo di legge, ma diminuisce il ricorso alla discarica (ci finisce solo un rifiuto su tre di quelli prodotti dalle famiglie italiane) mentre aumentano il recupero di materia e iI compostaggio.
La raccolta dell’organico ha fatto “boom”, spiega Althesys, superando la media generale di raccolta nelle nostre città: il 55% contro il 45,2% a cui è faticosamente arrivata la differenziata. Oggi, spiega Althesys, si raccolgono in maniera differenziata 5,7 milioni di tonnellate di rifiuti umidi. L’80% circa, 4,4 milioni di tonnellate, viene trasformato in compost, mentre alla produzione di biogas va meno di un decimo dell’organico intercettato, 450 mila tonnellate. Se si arrivasse a raccogliere il 72,5% dei rifiuti bio prodotti dalle famiglie italiane, da qui al 2020 potrebbe svilupparsi una vera e propria filiera di produzione del biometano. Uno scenario con importanti ricadute occupazionali ed economiche, con benefici che Althesys valuta in oltre 1,3 miliardi di euro.
Anche il settore della gestione dei rifiuti urbani è dinamico, con 32 operazioni di finanza straordinaria nel 2014, per 1,2 miliardi di fatturato coinvolto ed un mercato saldamente nelle mani dei primi 20 grandi operatori tra pubblico e privato. Ma la vera sorpresa, spiega Althesys, sono i rifiuti prodotti dalle aziende: la gestione dei cosiddetti speciali (una quantità circa quattro volte e mezzo quella degli urbani) tra il 2008 e il 2013 ha visto un incremento del recupero di materia di oltre il 10%: dal 61,3% al 71,9%. Minore, rispetto agli urbani, il ricorso alla discarica e alle altre forme di smaltimento (25,5%), mentre è residuale il ruolo dell’incenerimento (2,6%). Un dato importante per un comparto con un fatturato di oltre 14 miliardi di euro e oltre 1.300 aziende nel solo segmento del trattamento dei rifiuti.
Un dato che, però, si scontra con un quadro normativo che non riesce a stimolare investimenti e pratiche virtuose e che l’ad di Althesys Alessandro Marangoni definisce «troppo complesso e frammentato. Per dare organicità alla regolazione del settore è arrivato il momento di istituire un’Autorità indipendente anche per i rifiuti. Esattamente come avvenuto in altri comparti dei servizi pubblici locali – sottolinea Marangoni – l’istituzione di un regolatore indipendente può fornire la stabilità e la certezza delle regole di cui gli operatori necessitano, rilanciando gli investimenti e favorendo così l’industrializzazione del settore. L’Autorità – aggiunge – oltre ad avere competenze in materia di definizione degli schemi di gara per l’affidamento del servizio di igiene urbana dovrebbe definire costi e livelli di qualità standard, stabilire i criteri di assimilazione dei rifiuti speciali agli urbani e occuparsi della regolazione della capacità impiantistica».
Un ulteriore ruolo per il nuovo soggetto è quello di indirizzo verso l’implementazione su tutto il territorio nazionale di un sistema di tariffa puntuale, che incentivi i cittadini a incrementare la raccolta differenziata, così da superare l’attuale sistema di tassazione sui rifiuti che permette la sopravvivenza di numerose realtà inefficienti, a danno degli utenti che pagano per un disservizio.