Stop all’industria dei combustibili fossili entro il 2030, più inclusione nelle politiche decisionali e maggiori finanziamenti per le comunità vulnerabili: questi solo alcuni dei punti chiave della carta negoziale presentata dalla delegazione
Greta Thunberg: “Cosa vogliamo? Giustizia climatica! Quando la vogliamo? Ora!”. E non è solo il clima a chiedere giustizia. Quattrocento giovani delegati, provenienti da 186 Paesi, sono giunti a Milano in occasione della Youth 4 Climate per unirsi al coro di chi non chiede un cambiamento, ma lo pretende. E per la prima volta in assoluto sono proprio i giovani, a cui è affidato il nostro futuro, a sedere insieme ai leader mondiali per discutere e lavorare a una carta negoziale sui cambiamenti climatici da portare al tavolo dei lavori preparatori verso la Cop 26, la ventiseiesima Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico che si terrà il prossimo novembre a Glasgow.
“Trenta giorni mancano alla COP 26. I giovani sono importanti per trainare il dibattito verso la giusta direzione. Le vostre voci e il vostro supporto mi rafforzeranno. Plasmiamo il futuro insieme” dichiara Alok Sharma, Presidente della COP26.
E il futuro che i giovani vogliono plasmare è un futuro senza gas, petrolio o carbone, chiedendo l’abolizione dell’industria dei combustibili fossili entro il 2030. Ma anche più inclusione nelle politiche decisionali e maggiori finanziamenti per le comunità più vulnerabili: queste solo alcune delle proposte ambiziose presentate nella serata di ieri nella carta negoziale dei quattrocento giovani sui cambiamenti climatici. E proprio in queste ore con l’apertura della Pre Cop 26 se ne sta discutendo alla presenza del Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi e del Primo Ministro del Regno Unito Boris Johnson. La Cop 26 sarà con ogni probabilità l’ultima occasione per invertire la tendenza.
“Il cambiamento climatico e le disuguaglianze sociali devono essere trattate insieme – spiega Roberto Cingolani, Ministro della Transizione ecologica – non esiste un’unica soluzione, a mio avviso. E spero che oltre a protestare, cosa estremamente utile, ci aiuterete però a identificare nuove soluzioni visionarie. Questo è quello che ci aspettiamo da voi. Ecco perché abbiamo bisogno di istruzione, di scienza, di finanziamenti, di consapevolezza pubblica, globale, di etica. A questo scopo, con le generazioni passate abbiamo fallito. Quindi, abbiamo bisogno di forza intellettuale fresca, abbiamo bisogno di nuove idee, di energia nuova, quindi di giovani.
E anche Papa Francesco, che ha fatto della tutela ambientale uno dei pilastri del proprio pontificato, ha voluto consegnare ai giovani di Youth 4 Climate il proprio personale messaggio di incoraggiamento: “Si dice che siete il futuro, ma in queste cose siete il presente, siete quelli che stanno costruendo oggi, nel presente, il futuro. Accompagno il vostro cammino e vi incoraggio a portare avanti il lavoro per il bene dell’umanità”.
Affrontare, dunque, la crisi climatica attraverso la cooperazione di governi, imprese e cittadini, partendo dal punto in cui ci siamo fermati nel 2015, quando in occasione dell’Accordo di Parigi fu avanzata la proposta di ridurre le emissioni per mantenere le temperature globali entro i 2° C con l’ambizione di raggiungere 1,5°C. Tanti buoni propositi ai quali finora non hanno fatto seguito le azioni concrete che i giovani continuano a chiedere a gran voce, scendendo nelle piazze di tutto il mondo.
“Dobbiamo trovare una transizione senza traumi, perché non c’è il piano B, non c’è il piano bla, bla, bla. E tutto quello che sentiamo dai nostri cosiddetti leader, parole che sembrano altisonanti, per ora non hanno portato ad alcuna azione” dichiara Greta Thunberg, attivista per il clima.
E mentre Greta punta il dito contro leader e governi mondiali per inadempienze e false promesse, la giovane Vanessa Nakate fa vibrare le corde del cuore. Perché ogni giorno, in ogni parte del mondo, specie nei Paesi più disagiati, c’è chi sconta le dure conseguenze dei cambiamenti climatici, come quell’uomo ugandese – racconta – che ha perso la vita durante un’inondazione per proteggere la propria merce dall’acqua. “È giunto il momento di mantenere le promesse. Non vogliamo più promesse vuote, conferenze senza significato né risultati. È giunto il momento di mostrare i soldi. Non dimenticate di ascoltare coloro che sono più colpiti da questi cambiamenti climatici” chiude la giovane attivista.