Un aumento medio di 72 euro in tre anni. Questo il rincaro della tassa sui rifiuti (Tari) registrato dal Servizio Politiche Territoriali della UIL, che ha elaborato i costi in 103 Città capoluogo di provincia, per una famiglia di 4 persone con una casa di 80 mq. Secondo lo studio, nell’ultimo anno il rincaro sarebbe di circa 10 euro, pari al 3,3%, mentre dal 2012 al 2015 la Tari sarebbe aumentata mediamente del 32,4%, passando da 224 euro a 296 euro a famiglia. Un balzo in avanti che rende la Tari più pesante della Tasi sulle prime case, che invece si attesta in media sui 230 euro per famiglia. L’aumento della Tari nel periodo dal 2012 al 2015 è variato significativamente di città in città: a Cagliari l’aumento medio è stato dell’85,3%, a Genova del 54,2%, a Palermo del 37,5%, a Milano del 31%, a Firenze del 30,6%. Più contenuti gli aumenti a Napoli (+ 1,8%), a Roma (+2,3%), a Venezia (+2,9%), a Bologna (+5,2%). Record a Matera, dove l’aumento è stato addirittura del 207%, e Pescara, +165%, mentre la tariffa è diminuita del 17,4% a Belluno; del 9% a Varese; del 7,4% a Bergamo. Complessivamente, nell’ultimo anno 55 città hanno aumentato la tariffa, tra cui Bologna, Firenze, Genova, Milano, Torino, Venezia; sono 35 le città che, invece, hanno diminuito la tariffa, tra cui Cagliari, Napoli, Palermo, Roma; 13 città hanno confermato le tariffe dell’anno precedente tra cui Bari, Trento, Verona. Guardando ai valori assoluti delle varie tariffe comunali, nel 2015 il costo maggiore si è registrato a Salerno con 462 euro l’anno a famiglia, a Benevento 454 euro, a Grosseto 450 euro e a Siracusa 444 euro. Tra i comuni meno “esosi” Ascoli Piceno (160 euro medi a famiglia), Isernia e Belluno (161 euro), Novara e Vibo Valentia (167 euro). Fra le grandi città a Cagliari la tariffa sui rifiuti pesa 450 euro medi a famiglia mentre a Roma si scende a 318 euro e a Bologna a 229 euro. Il tutto mentre slittano ancora i termini di legge per l’emanazione da parte del ministero dell’Ambiente delle regole per l’adozione di sistemi di tariffazione puntuale, che commisurino cioè l’importo del tributo all’effettiva quantità di rifiuti prodotta dalle singole famiglie. Secondo quanto stabilito nella Legge di Stabilità approvata a dicembre 2013, infatti, entro sei mesi dall’entrata in vigore del provvedimento (quindi entro giugno del 2014) il ministero dell’Ambiente avrebbe dovuto emanare “un regolamento per stabilire i criteri per la realizzazione da parte dei comuni di sistemi di misurazione puntuale della quantità di rifiuti conferiti al servizio pubblico o di sistemi di gestione caratterizzati dall’utilizzo di correttivi ai criteri di ripartizione del costo del servizio, finalizzati ad attuare un effettivo modello di tariffa commisurata al servizio reso a copertura integrale dei costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati, svolto nelle forme ammesse dal diritto dell’Unione europea”. Un termine, quello del giugno 2014, abbondantemente scaduto che la legge “Green Economy” differisce di altri sei mesi, spostando dunque al gennaio 2015 l’emanazione dei regolamenti per l’adozione di metodi di tariffazione puntuale. Anche quel termine, però, è inesorabilmente scaduto.