In testa Trento, prima città più virtuosa d’Italia, seguita da Reggio Emilia, Mantova, Cosenza e Pordenone. Fanalini di coda tre Comuni del Sud: Brindisi, Catania e Palermo
Crolla il trasporto pubblico, aumentano le auto in circolazione, preoccupano i livelli di smog che riprendono a salire, peggiora l’indice dell’uso efficiente di suolo in oltre la metà dei capoluoghi italiani e restano ancora problemi legati alla depurazione delle acque e alla qualità dell’aria. Seppur poche, non mancano, però, le note positive: migliora l’Italia dei rifiuti con una raccolta differenziata in aumento, mentre sul fronte della mobilità sostenibile cresce lo sviluppo delle infrastrutturazioni ciclabili. È questo il quadro emerso dalla 28° edizione del Rapporto Ecosistema Urbano 2021, realizzato da Legambiente e Ambiente Italia, testimonianza di un Paese che con il lockdown è stato travolto da una fase di stallo generalizzata da Nord a Sud. E non è un caso che se ne parli ora, proprio mentre a Glasgow i leader mondiali discutono sulle sorti della Terra: servono interventi mirati ed efficaci che sappiano sfruttare appieno i fondi del PNRR nell’ottica di una ripresa resiliente che investa tutto il Paese.
“Gli investimenti del PNRR possono veramente fare la differenza. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ci impone un cambiamento di prospettiva: si finanziano progetti, non si danno fondi per poi fare la progettazione” spiega Enrico Giovannini, Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili.
“Il treno del PNRR con i primi 25 miliardi di euro è partito adesso e arriverà a destinazione nel 2026. Noi dobbiamo accelerare. Bisogna avere le idee chiare sui progetti giusti da finanziare” aggiunge Stefano Ciafani, Presidente di Legambiente.
E sono proprio le città ad aver bisogno di una spinta significativa. “Abbiamo risorse, abbiamo strategie, abbiamo obiettivi, bisogna ora mettere in campo tutti quegli strumenti adeguati per poter centrare l’obiettivo, cercando di fronteggiare tre aspetti fondamentali: regole della pubblica amministrazione, qualità del personale della PA e tempi brevi” dichiara Alessandro Bratti, Direttore generale Ispra. Nell’anno dell’emergenza pandemica, infatti, i capoluoghi italiani non riescono a decollare: il report che prende in considerazione 105 capoluoghi e tiene conto di 18 indicatori riguardanti sei componenti (aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia) riconferma una media del 53,05% delle performance ambientali ottenute dalle città, cioè una percentuale identica a quella della scorsa edizione.
E nonostante le note dolenti, anche in un anno non particolarmente florido per la sostenibilità delle città italiane, c’è chi è riuscito a reggere i colpi dell’emergenza pandemica. Dall’alto del monte Bondone, nella valle del fiume Adige, è il comune di Trento a riconfermare il suo primato, posizionandosi in cima alla classifica delle città più green d’Italia, con l’84,71% di performance ambientali, in particolare grazie all’uso efficiente del suolo, all’aumento della raccolta differenziata, delle infrastrutture ciclabili e al miglioramento della qualità dell’aria. “Essere al confine dà delle possibilità maggiori, perché sentirsi alla frontiera, non solo geografica, ma anche cognitiva, significa essere chiamati a guardare alle buone pratiche europee” spiega Franco Ianeselli, Sindaco di Trento.
Un podio che ancora una volta, così come nel 2020, vede eccellere realtà settentrionali: Reggio Emilia, che dalla quinta posizione riesce ad accaparrarsi il secondo posto con il 77,89% di performance ambientali, distinguendosi per numero di alberi piantumati e spazi dedicati ai pedoni e alla ciclabilità e Mantova al terzo posto con il 75,14% grazie al miglioramento delle performance su qualità dell’aria e raccolta differenziata, riducendo le perdite della rete idrica. Sebbene al quarto posto, spicca per le sue performance ambientali una città del Sud, Cosenza con il 74,21%, seguita in quinta posizione da Pordenone con il 73,30%.
Fanalini di coda Brindisi che con il 30,03% di performance ambientali registra uno zero assoluto nell’uso efficiente di suolo, seguita da Catania (29,38%) che peggiora nella raccolta differenziata e Palermo (26,60%) in ultima posizione con una crescita sostanziale della produzione di rifiuti pro capite e del numero di auto circolanti. Una classifica che in linea di massima sembra rimarcare un gap che da anni divide l’Italia in due metà, con un Sud che arretra a fronte di un Nord che avanza sulla strada dello sviluppo sostenibile. Ma è pur vero che anche al Meridione non mancano le eccellenze da prendere come esempio per dare uno sprint alla ripresa generale di tutto il Paese. “Non tutto il Sud è uguale perché ci sono Comuni che hanno fatto sforzi importantissimi nel corso degli anni. Queste città possono trascinare le altre verso sfide maggiori” aggiunge Emilio Del Bono, vicepresidente ANCI.