Valorizzazione delle biodiversità, delle energie rinnovabili e delle nuove tecnologie ambientali. Senza dimenticare, poi, gli evergreen dello sviluppo sostenibile, economia circolare e lotta al marine litter: questi alcuni dei campi d’intervento che vedranno impegnati i nuovi volontari
Rivoluzione verde e transizione ecologica: sono questi i binari su cui il MITE intende procedere nei prossimi anni seguendo la rotta della sostenibilità. Sostenibilità che è sinonimo di tutela ambientale, green economy, circolarità, ma anche volontariato, il vero protagonista nelle ultime ore dell’importante accordo quadro che sancisce un concreto legame tra giovani e ambiente. Si chiama “Servizio civile ambientale e per lo sviluppo sostenibile” e darà la possibilità ai tanti under 35 di fare la propria parte per difendere la nostra casa, la casa di tutti, la Terra.
A dare il via a questo nuovo percorso all’insegna della sostenibilità Roberto Cingolani, Ministro della Transizione Ecologica, e Fabiana Dadone, ministro per le Politiche giovanili che insieme hanno firmato il protocollo d’intesa per la promozione del nuovo programma quadro, che prevede nell’ambito del Servizio civile universale progetti finalizzati ai temi della rivoluzione verde. In totale sono 20 milioni di euro i fondi stanziati a supporto delle attività in programma, 10 milioni dal MITE messi a disposizione per il prossimo 2022 e altri 10 milioni sono stanziati dal Dipartimento per le politiche giovanili per l’anno in corso. Il neo programma quadro, sebbene ancora in una fase sperimentale, sarà lo strumento strategico per favorire un maggiore coinvolgimento dei giovani a supporto degli enti territoriali, in progetti d’intervento dedicati alle tematiche ambientali e alla transizione ecologica.
Impegno e sensibilità, dunque, sempre crescenti: su un campione di 3mila 300 giovani, il 69,3% degli adolescenti dichiara di prestare “abbastanza” attenzione al rispetto dell’ambiente, mentre il 23,6% afferma di prestarne “molta” nei comportamenti di tutti i giorni, a partire dalla piccole ma sane abitudini quotidiane. Inoltre, circa 9 giovani su 10 affermano di essere attenti a una corretta raccolta differenziata e a evitare gli sprechi di acqua. Questi i dati emersi da una ricerca dell’Istituto Universitario Salesiano di Venezia, che mostrano una realtà molto chiara: i giovani sono già pronti alla transizione verde.
Nell’ottica di un reale percorso verde, l’istituzione del Servizio Civile Ambientale intende potenziare le conoscenze e le competenze degli enti di Servizio civile universale che aderiranno all’iniziativa attraverso percorsi di formazione dedicata. Valorizzazione delle biodiversità, delle energie rinnovabili e delle nuove tecnologie ambientali. Senza dimenticare, poi, gli evergreen dello sviluppo sostenibile, economia circolare e lotta al marine litter: questi alcuni dei campi d’intervento che vedranno nei prossimi mesi impegnati i volontari del servizio civile.
Dal canto suo, il Ministero della Transizione Ecologica avrà il compito di attivare percorsi di formazione e approfondimento per gli operatori volontari avvalendosi, oltre che di competenze interne, anche del contributo dell’Istituto Superiore di Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA), del Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale (SNPA), di università e associazioni riconosciute. Insomma, sebbene la strada sia ancora lunga e in salita, l’istituzione del Servizio Civile Ambientale rappresenta non solo un importante passo avanti verso gli obiettivi dell’Agenda Onu 2030, ma anche e soprattutto la presa di coscienza che non c’è più tempo da perdere per salvaguardare il nostro patrimonio ambientale.