Sicilia sul baratro della crisi rifiuti, anzi no. Gestione dei servizi ostaggio dei privati, che si scontrano con le amministrazioni locali, che si scontrano con la Regione. Tira e molla sui conferimenti di questo o quel comune verso una discarica dove i cancelli vengono aperti da un’ordinanza e chiusi dall’azienda che la gestisce. L’unico argine alla deriva è dato dal ritmo serrato di trattative su tutti i fronti: per mettere sul ciclo rifiuti il marchio a fuoco dell’emergenza conclamata manca solo il passaggio formale del commissariamento da parte di Palazzo Chigi. Una soluzione non gradita, pare, dalle parti del Ministero dell’Ambiente, che sembrerebbe aver posto un freno a questa ipotesi già dalla scorsa estate, quando sembrava una scelta imminente; ma anche una scelta sulla quale sembrerebbero in corso valutazioni di natura strettamente politica per via della distanza che intercorre tra l’ala renziana del Partito Democratico ed il governatore Rosario Crocetta.
Ala che a sua volta sembrerebbe essersi insediata in un paio di posizioni chiave della giunta con gli assessori al bilancio e all’ambiente.
Al netto delle sottotrame politiche, tuttavia, è la stretta cronaca a raccontarci la Sicilia come una polveriera pronta ad espolodere. La crisi si era sfiorata già con la paventata chiusura di Bellolampo, una delle poche strutture pubbliche e discarica di riferimento per Palermo e provincia. Formalmente non sarebbe stato possibile al sindaco del capoluogo siciliano, Leoluca Orlando, prolungare i conferimenti di tal quale nell’invaso, ma poiché di fatto l’attivazione del TMB dedicato è imminente (le prove inizieranno il 25 gennaio) da Palazzo delle Aquile la situazione si è smossa con una nuova proroga semestrale, anche se la municipalizzata che gestisce l’invaso – la Rap – ha limitato i conferimenti ai soli rifiuti di Palermo e di Ustica. La proroga è stata poi ratificata dall’ordinanza di giovedì 14 emessa dal governo regionale, con la quale Crocetta e la sua giunta cercano di mettere altri punti fermi per il difficoltoso futuro prossimo del ciclo rifiuti in Sicilia.
Come detto Bellolampo è uno dei pochi impianti pubblici dell’isola: gli altri sono in mano ai privati, compreso quello di Siculiana, in mano alla Catanzaro Costruzioni Spa, che all’inizio dell’anno ha dovuto far fronte ad un ‘sovraccarico’ di conferimenti dovuti allo stop della discarica di Messina. Nell’ordinanza del 14 la Regione interviene sulle autorizzazioni dei vari impianti e per quello del gruppo Catanzaro fa richiesta, in un articolo dedicato dell’ordinanza, di «incrementare la tritovagliatura effettuata e il conferimento giornaliero di rifiuti solidi urbani presso la piattaforma logistica di Siculiana per una quantità massima di 1300 tonnellate al giorno» (rispetto alle precedenti 800). Una decisione calata dall’alto che non è andata giù ai gestori della discarica agrigentina. Unica deroga ammessa dall’ordinanza regionale sarebbe stata quella dettata dall’obbligo di rispettare restrizioni per questioni ambientali e sanitarie: ed è proprio a quelle che si appella la Catanzaro, che così il giorno successivo – venerdì 14 – ha chiuso i cancelli a 48 comuni del Palermitano i cui contratti per il conferimento risultavano scaduti.
Le amministrazioni, secondo l’azienda, non avrebbero prodotto la certificazione necessaria a rinnovare l’accordo nel rispetto della normativa ambientale. La situazione si è sbloccata solo ieri, in seguito al vertice convocato dall’assessore regionale Vania Contrafatto con i vertici della Catanzaro Costruzioni, e almeno per ora la sussistenza del ciclo è garantita.
In Sicilia sussiste un problema di governance: a margine dei provvedimenti per le discariche, infatti, l’ordinanza regionale prevedeva anche altre misure. Non ultimo il commissariamento di quegli Ato non ancora confluiti in SRR (Società per la regolamentazione dei rifiuti) per la piena funzionalità che si devono occupare di affidare i servizi di raccolta, trasporto e spazzamento dopo aver redatto ed approvato il relativo piano d’ambito, e che ancora non abbiamo avviato nessuno di questi adempimenti. Laddove il piano c’è, invece, il commissario resterà in capo all’SRR finché la continuità e la regolarità del servizio non saranno garantite. La parola ‘commissariamento’ però evoca tutt’altro in questo momento in Sicilia.
Nel pieno di questa bagarre, sabato scorso Davide Faraone, esponente palermitano e renziano del Partito Democratico, sottosegretario all’istruzione, ma soprattutto figura ponte tra Palazzo Chigi e Palazzo d’Orleans, ha giudicato male quell’ordinanza di proroga, parlando di «interventi shock» imminenti in collaborazione con il governo regionale per porre fine allo «scandalo» delle discariche. «Agiremo in tempi strettissimi con poteri speciali», ha dichiarato: le pressioni di Faraone sembrerebbero essere la traduzione della spinta del partito su Crocetta in Sicilia. Pressione che viene da lontano e manifestatasi già lo scorso agosto, quando però i poteri commissariali sembravano dover ricadere sulla figura dello stesso governatore. Affidare la riorganizzazione del ciclo e la revisione dell’impianto normativo oltre che la programmazione del parco impiantistico ad un deus ex machina ‘terzo’ investito dell’autorità necessaria a rompere il circolo vizioso di scontri e ripicche tra i tre interlocutori chiave (Comuni-Regione-privati) pare l’unica strada percorribile non già da oggi. L’auspicio è che l’esitazione di Palazzo Chigi non sia da ricondurre a qualche gioco politico.