Partirà nei prossimi giorni la seconda ed ultima fase di Ewit, il progetto di cooperazione tra Europa e Africa– coordinato dal Consorzio Remedia e finanziato dall’Ue per un valore di oltre 1,6 milioni di euro – per supportare la messa a punto di sistemi efficaci di valorizzazione dei rifiuti tecnologici nel continente africano e contrastare al tempo stesso i flussi illegali di Raee provenienti dall’Europa. L’iniziativa, partita a febbraio 2015, si basa sulla sinergia tra quattro città africane Choma (Zambia), Abidjan (Costa d’Avorio), Johannesburg (Sud Africa) e Kisii (Kenya) ed altrettante città europee – Firenze (Italia), Anversa (Belgio), Oporto (Portogallo) e Vienna (Austria) – con queste ultime chiamate a mettere a disposizione delle autorità africane il patrimonio di competenze e conoscenze acquisite nel campo della gestione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Obiettivi dei promotori del progetto: massimizzare le opportunità di riciclo per generare valore economico per le comunità africane, aumentare il grado di tutela ambientale e sanitaria delle operazioni di gestione dei rifiuti e generare al tempo stesso nuovi posti di lavoro.
Ricchi come sono di materia riciclabile, se opportunamente gestiti i Raee possono trasformarsi da rifiuti potenzialmente pericolosi in una straordinaria fonte di valore ecosostenibile. E se l’Europa, seppur lentamente, sta mettendo a punto sistemi che le permettano di sfruttare appieno le sue “miniere urbane”, in Africa invece il business del pattume tecnologico ruota ancora oggi in massima parte attorno alle bidonville sorte ai margini di enormi discariche a cielo aperto (soprattutto in Ghana e Nigeria), dove i rifiuti elettrici ed elettronici vengono smantellati in condizioni di totale precarietà, nel tentativo di recuperarne plastiche, metalli e tutto quanto possa essere rivenduto. Una pratica dall’impatto devastante sull’ambiente e la salute umana e ciononostante in crescita costante, alimentata negli ultimi anni da due fattori principali: aumento dei consumi ed importazioni illegali. «Da un lato la classe media locale sta attraversando una fase di cambiamento degli stili di vita con un conseguente aumento del ricambio di tecnologia, dall’altro solo 200mila tonnellate di rifiuti su un totale di 2 milioni di tonnellate attuali vengono gestite correttamente» commenta Danilo Bonato, Direttore Generale di Remedia.
Come se non bastasse, alla montagna di Raee generati ogni anno in Africa si aggiungono anche quelli che arrivano nei porti del continente dopo aver viaggiato sulle rotte dell’esportazione illegale dall’Europa. Secondo una ricerca firmata Interpol e Nazioni Unite, infatti, ogni anno nel Vecchio Continente circa 1,3 milioni di tonnellate di Raee finiscono nei canali del traffico transfrontaliero senza adeguati documenti di esportazione, approdando in buona parte proprio sulle sponde africane. Numeri impressionanti, che rendono quanto mai necessaria una netta inversione di tendenza. «Ewit si inserisce proprio in questo scenario – spiega Bonato – proponendosi di aumentare la quantità di rifiuti tecnologici riciclati del 30%, nonché di contrastare l’export illegale». Anche perchè, stando alle previsioni dei promotori di Ewit, nel 2020 la quantità di rifiuti tecnologici generati in Africa potrebbe addirittura raggiungere i 4 milioni di tonnellate all’anno. La sfida, insomma, è mettere a punto entro quella data adeguati sistemi di gestione dei Raee, in grado di trasformare l’enorme flusso di pattume elettronico da minaccia per l’uomo e l’ambiente in opportunità di sviluppo sostenibile.
Il progetto Ewit si articola in due fasi e ruota attorno alla messa a punto di un portale online composto da una parte accessibile a tutti gli utenti e da una sezione fruibile tramite log in da enti territoriali e altri stakeholder interessati alla governance dei Raee su scala urbana in contesti di sviluppo. In questa seconda sezione sono stati raccolti i materiali prodotti durante la prima fase di Ewit, sviluppatasi tra luglio 2015 e giugno 2016 con un primo ciclo di “Twin Cities Workshops”, organizzati in Africa e in Europa per tracciare una fotografia dei sistemi locali di gestione dei Raee, ed un “Expert Modelling Workshop” che ha consentito di analizzare le informazioni raccolte in maniera sistematica e di generare linee-guida efficaci per lo sviluppo o il miglioramento di sistemi sostenibili di gestione dei Raee.
E se la prima parte del progetto è stata dedicata alla messa a punto di una strategia, la seconda fase di Ewit, al via questo ottobre, punterà invece a “disseminarla” sul territorio, con una serie di incontri che punteranno a promuovere la conoscenza e l’utilizzo del portale e del toolkit, in particolare tra i “decisori” di Paesi in via di sviluppo sul tema di gestione dei Raee. La prima conferenza è in programma a Johannesburg, seguiranno quelle in Costa D’avorio, Kenya e Zambia, e, a concludere, la conferenza in programma a gennaio 2017 nella sede dell’African Union Commission. Oltre ai paesi ufficialmente coinvolti nel progetto, Ewit ha riscosso l’interesse di altri paesi africani quali Ghana e Senegal. Inoltre, il progetto sarà presentato nel corso di eventi nazionali e internazionali di rilievo. In particolare, avrà uno spazio all’interno di Ecomondo, la fiera internazionale del recupero di materia ed energia e dello sviluppo sostenibile in programma a Rimini dall’8 all’11 novembre.