Una municipalizzata oramai senza vertici, impianti saturi per riuscire a ingoiare ancora rifiuti, due inchieste giudiziarie pendenti sugli impianti di trattamento dei rifiuti, scambi di accusa di golpe tra la dirigenza Ama e la giunta pentastellata neo-insediata in Campidoglio, una città oramai al collasso per la quantità di rifiuti che continua a rimanere per strada. In questo scenario apocalittico per Roma, si insinua pericolosamente l’ombra di Manlio Cerroni, il patron dei rifiuti a Roma al centro di molte inchieste giudiziarie, che, a quanto pare non scoraggiano l’ex dirigente Ama e neo assessora Paola Muraro, a considerare l’uso del tritovagliatore del “supremo” come l’unica opportunità per scongiurare il collasso della Capitale. «Un’offesa alla autosufficienza di Roma» per Daniele Fortini, «un modo per ripulire la città a costi contenuti» per Paola Muraro.
E proprio l’assessora, accusata dall’oramai ex numero uno di Ama, ieri audito dalla commissione ecomafie, di star sabotando l’intera municipalizzata esponendo l’amministrazione al serio rischio di condizionamento esterno, si difende chiedendo a sua volta di essere audita e affermando che nessuna delle accuse che le vengono mosse è fondata. Neanche quella depositata da Fortini in commissione Ecomafie di aver accettato che in Ama fosse assunto un soggetto sul quale pendevano guai giudiziari di cui, a detta dell’ex ad, Muraro era a conoscenza. Su questa accusa, il difensore dell’assessora si riserva di adire vie legali per calunnia. A quelle che provengono dal mondo politico invece, che insistono col chiedere le dimissioni per conflitto d’interesse all’ex consulente della municipalizzata, la neo nominata replica mostrando gli sms di stima e apprezzamento ricevuti proprio da quella parte politica all’indomani della sua nomina. Il Pd insiste col sostenere che dopo 12 anni di consulenza in Ama e oltre 1 milione di euro di compenso incassato per tali consulenze, non può serenamente esercitare il ruolo che le è stato affidato. Ma la Muraro, in un’intervista fiume al Fatto Quotidiano, ha dichiarato: «cifre ancora non del tutto incassate e che comunque, per le prestazioni svolte, sono assolutamente eque».
Ma sulla soluzione del vero problema romano, quello dei rifiuti, Fortini ha dichiarato proprio ai microfoni di Ricicla.tv di aver lasciato un’azienda proiettata verso il futuro. Un futuro fatto di ecodistretti. Impianti avanguardistici che permetterebbero di ridurre al 5% i rifiuti in discarica. Su tale progetto, l’Ama ha presentato un anno fa alla Regione una richiesta di autorizzazione, ma l’ente di via Cristoforo Colombo ancora non si è pronunciato. Sulla ambiziosa progettualità redatta da Ama, non si esprime nemmeno la Muraro che invece rincara la dose nell’accusare i dirigenti dell’azienda, di cui era consulente, di errori e negligenze commessi al solo scopo di provocare la crisi attuale e dunque di sabotare l’azione della nuova giunta.
Accuse che l’esperta di rifiuti, sembrerebbe aver raccolto in un dossier pronto ad essere consegnato agli organi inquirenti. Insomma, la sensazione è che presto la battaglia si trasferirà in aule giudiziarie. Nessuno sa quali siano i reati che potrebbe a breve ipotizzare la Procura né a danno di chi. Entrambi i protagonisti dello scontro si dicono sereni. A non essere sereni, semmai, sono i cittadini della capitale, per i quali si profila un’estate torrida e asfissiante tra i rifiuti che il personale Ama tarda a raccogliere causa code chilometriche presso i 10 impianti italiani e 3 esteri fin’ora aperti alla spazzatura “made in Rome” in attesa che qualcuno approvi e finanzi l’impiantistica progettata per la capitale di un Paese che, triste ironia, non fa che parlare di green economy e di economia circolare.