Dalla culla alla culla. O, per meglio dire, dalla terra alla terra. Una parafrasi del concetto cardine dell’economia circolare che ben si adatta alla filiera italiana del riciclo del biowaste, ovvero la trasformazione in fertilizzante dei rifiuti organici trattati negli impianti di compostaggio e digestione anaerobica. Quasi 2 milioni le tonnellate di ammendante compostato prodotte nel corso del 2016. Si tratta nell’85% dei casi di ammendante compostato misto o ammendante compostato con fanghi (1.615.000 tonnellate) e per il rimanente 15% di ammendante compostato verde (290.000 tonnellate). A ribadire i numeri del settore del biowaste in continua crescita è il Consorzio Italiano Compostatori (CIC) in occasione dell’VIII Forum Interregionale sul Compostaggio e la Digestione Anaerobica, promosso nell’ambito della Fieragricola 2018 a Verona.
La trasformazione dei rifiuti organici in compost concilia benefici economici ed ambientali: il riciclo di 600mila tonnellate di rifiuto organico permette infatti di risparmiare 3,8 milioni di CO2 equivalente/anno rispetto all’avvio in discarica. Ma l’utilizzo del compost come fertilizzante ha anche permesso di evitare l’impiego di altri prodotti, a volte importati dall’estero, come le torbe di provenienza nord europea, oltre ad un risparmio di elementi della fertilità (azoto, fosporo e potassio), che il CIC stima essere prossimo ai 30 milioni di €.
«Diffondere questi prodotti significa promuovere uno strumento efficace contro erosione, impermeabilizzazione, perdita di biodiversità e contaminazione – spiega Massimo Centemero, direttore del CIC – il CIC da 25 anni lavora a fianco di aziende ed amministrazioni per consolidare le azioni di promozione della conoscenza del prodotto. Il nostro impegno parte dal garantire al mercato un prodotto di qualità attraverso la diffusione del Marchio Compost di Qualità CIC: nel 2016 il 33% del compost prodotto in Italia ha fatto parte del nostro Programma di controllo».
Ma dove va a finire l’ammendante prodotto dagli impianti di riciclo? Nel 60% dei casi, spiega il CIC, il compostato viene utilizzato dalle aziende agricole al fine di ripristinare la fertilità delle colture, sostituendo buona parte dei fertilizzanti chimici, mentre nel 30% viene scelto dal settore del florovivaismo e nel 10% dall’industria dei fertilizzanti che acquista il compost sfuso dagli impianti e lo confeziona in miscela con torbe, concimi e altri materiali per la vendita presso i vivai specializzati, la grande distribuzione e i garden center per l’utenza hobbistica.
Il 92% dell’Ammendante Compostato da Fanghi (ACF) è stato utilizzato nell’agricoltura a pieno campo, che ha assorbito anche il 69% dell’Ammendante Compostato Misto (ACM), mentre l’Ammendante Compostato Verde (ACV) invece è privilegiato nella produzione di terricci per il florovivaismo (68%), seguito dall’agricoltura di pieno campo (26,2%), dalla manutenzione del verde (3,2%) e dall’utilizzo in ambito hobbistico (2,6%).