Ben 60 Comuni oltre la soglia del 65% e un dato su base regionale che ha virtualmente già oltrepassato il traguardo simbolico del 50%. Sono i numeri della differenziata in Regione Toscana, che nelle scorse settimane ha pubblicato i dati certificati della raccolta per l’anno 2015 confermando una crescita costante che nell’ultimo anno è stata nell’ordine del +2%. «Abbiamo organizzato un servizio in maniera molto articolata, con modalità di raccolta porta a porta e centri di raccolta che vengono estesi il più possibile, ma non ci accontentiamo di certo – ci spiega Federica Fratoni, assessora all’Ambiente, Energia e Protezione Civile della Regione Toscana – per progredire a grandi passi verso 65% abbiamo bisogno del contributo dei grandi centri».
Le politiche ambientali di Palazzo Cerretani in materia di rifiuti sono state definite attraverso il piano regionale del 2014 con il quale, accanto alla programmazione della raccolta, si prevedevano incentivi alle buone pratiche, a partire dalla diffusione della tariffazione puntuale. «Questa modalità di raccolta che forse fino a qualche anno fa sembrava essere quasi impraticabile nelle nostre zone invece sta trovando concreta attuazione. Vi sono alcuni esempi eccellenti: Capannori, Lamporecchio, Calcinaia…». Ma per l’assessore Fratoni la sfida è ancora una volta quella delle amministrazioni più popolose: «È chiaro che la tariffazione puntuale ha un suo senso se viene praticata su aree estese».
Ma il piano regionale non si occupa soltanto dei rifiuti: l’Arpa Toscana ha rilevato un aumento del 64% dei controlli sull’amianto nel corso dell’ultimo anno constatando una carenza impiantistica sul territorio. Carenza alla quale l’assessore Fratoni si propone di mettere mano con il prossimo aggiornamento. «Sicuramente abbiamo immaginato la struttura del nuovo piano anche puntando a dotare la regione di una situazione di autosufficienza complessiva rispetto ai flussi di rifiuti effettivamente stimati – spiega l’assessore – devo dire che ci stiamo muovendo anche su un altro fronte, cioè quello proprio di una pianificazione specifica rispetto all’amianto, tema per il quale abbiamo già dato incarico ad Arpat di fare lo studio preliminare di incidenza dell’inquinamento da amianto su tutte le situazioni private, perché sul pubblico questo studio già esiste. Si tratta di un lavoro importante che sicuramente impegnerà tutto questo 2017 e che coniugato con gli incentivi governativi – si parla di 10 milioni di euro – consentirà di intervenire adeguatamente su questa materia, che ormai è assolutamente non rinviabile. Quello che però dall’altra parte bisogna fare per essere virtuosi al massimo è che ci devono essere gli impianti in grado di accogliere questo materiale, ed è quello che è stato fatto con il piano vigente e ancor più con l’aggiornamento del piano che a breve verrà avviato alla sua revisione complessiva».