Rifiuti e bonifiche: la settimana pugliese della “Ecomafie”

di Redazione Ricicla.tv 11/03/2016

L’Ilva e l’ex-Cemerad, ma non solo. La missione condotta in Puglia dalla Commissione bicamerale d’Inchiesta sul ciclo dei rifiuti nel corso di questa settimana e conclusasi ieri aveva come materia principe il rilevamento di siti sottoposti a notevole pressione ambientale e a rischio sanitario, vale a dire le aree Sin del territorio regionale. Su questo fronte particolare attenzione sul territorio di Taranto, che, ha ricordato il presidente della Commissione, Alessandro Bratti, annovera «altre realtà produttive che vanno tenute sotto controllo: dall’arsenale a Cementir, dall’Eni a Taranto energia. Tutte imprese che, dal punto di vista delle bonifiche, hanno piani da completare e che in alcuni casi sono avanzati, in altri molto meno».

Quella di Taranto, in effetti, si va a configurare come una vera e propria area di crisi ambientale, all’interno della quale si va ad inscrivere il deposito di rifiuti radioattivi di Statte (l’ex Cemerad, appunto). In seguito al sopralluogo è stata divulgata una data certa per la rimozione dei 3.334 fusti di rifiuti radioattivi e dei 13.380 bidoni di rifiuti speciali decaduti ivi stoccati, vale a dire il 27 luglio 2017, quando saranno trasferiti per la successiva caratterizzazione. Operazioni che seguiranno anche ad un’analisi strutturale (sull’ex deposito potrebbe pendere anche un serio rischio crolli) e che potrebbero anche essere supervisionate dall’Esercito.

«Non sono in grado di dire quanto queste pressioni ambientali si possano tradurre in problemi di carattere sanitario – ha aggiunto Bratti – è evidente che sono pressioni ambientali importanti e, come spesso capita, queste si traducono in rischi sanitari. Però mi sembra si stia lavorando per abbattere questi rischi».

Le dichiarazioni sono state rilasciate a margine dell’ultima giornata di audizioni presso la procura di Bari; audizioni che nel corso del pomeriggio hanno coinvolto anche il governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, che solo una settimana fa aveva scoperchiato un vero e proprio vaso di Pandora in materia di gestione rifiuti, quando ha dichiarato le proprie intenzioni di commissariare l’intero ciclo regionale. Detto, fatto: gli organismi territoriali (i cosiddetti Oga) si sono visti sovrastati dall’esercizio di poteri sostitutivi ad opera di 6 sub-commissari nominati proprio nei giorni scorsi.

Al netto della polemica politica scaturita all’indomani di questa scelta drastica in merito alle responsabilità di Emiliano e del suo partito (che negli anni scorsi si sono comunque seduti nella maggioranza di governo in Regione), sta di fatto che il ciclo pugliese non versa in ottima salute. Nel corso dell’ultimo anno soprattutto le aree del nord della Puglia sono andate spesso in difficoltà, lasciando l’intero territorio sul baratro dell’emergenza a fronte di carenze impiantistiche di un ciclo troppo sbilanciato sui conferimenti in discarica e di una raccolta differenziata ancora su livelli troppo bassi (nel 2014 si aggirava intorno al 25%).

«Uno può dire a me piace più la discarica, la biostabilizzazione o l’incerneritore, ma se mancano gli impianti di chiusura del ciclo è evidente che tutto diventa complicato, aumentano i costi e i problemi – ha detto il presidente Bratti interrogato sulla materia – gli impianti non si fanno in cinque minuti, quindi è evidente che ci sono dei periodi di transizione, però l’importante è avere le idee chiare su dove si vuole andare a parare. Si sceglie un sistema, che piaccia o non piaccia, e poi su quello si organizza la gestione». «In Puglia, a parte l’Amiu – ha aggiunto – non ci sono strutture pubbliche di particolare consistenza. C’è un sistema privato molto diffuso che si traduce in una gestione molto frammentata del ciclo e quindi sempre in situazioni di poca efficienza dell’attività».

La frammentazione, la scarsa efficienza e il rischio emergenza sono appunto le motivazioni che hanno spinto il governatore Emiliano all’improvviso commissariamento di tre giorni fa. Ma l’obiettivo primario su cui poggiare il rilancio della Puglia sul fronte rifiuti è la chiusura del ciclo: «Dovrò rimboccarmi le maniche e cercare di sistemare l’impiantistica – ha spiegato lo stesso Emiliano alla stampa dopo essere stato audito dalla bicamerale – in modo tale che sapremo dove mandare l’umido a prezzi accettabili senza rovinare le tasche dei comuni e dei cittadini e soprattutto costruendo una filiera industriale dei materiali riciclabili, perché se faccio la differenziata, aumento i costi e se non so a chi vendere il materiale, ho anche il problema di dove mettere il materiale di pregio differenziato. Nessuno aveva pensato a come organizzare il sistema e dovremo farlo adesso – aggiunge il governatore pugliese – praticamente da zero. Questo in modo da evitare la termovalorizzazione che consideriamo un percorso sbagliato in una regione come la nostra che ha già problemi gravissimi legati alle emissioni».

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