Si sono avviati questa mattina, presso la sede della Camera di Commercio di Napoli, i lavori dell’incontro dedicato a “Le politiche per l’Ambiente in Italia. Sviluppo sostenibile, rischi ambientali, adeguatezza della pubblica amministrazione”. Un titolo ambizioso per un convegno che nell’arco della giornata vede tra i suoi relatori autorevoli esponenti delle istituzioni accanto ad esponenti del mondo scientifico ed accademico.
«Alla luce delle vicende purtroppo drammatiche che si verificano in Italia, il tema dell’ambiente è di estrema attualità – sottolinea Riccardo Realfonzo, direttore scientifico della Scuola di Governo del Territorio, tra i promotori della giornata insieme al CNR – noi abbiamo ereditato dal passato un sistema di leggi che se da una parte ha definito dei principi molto avanzati e positivi, dall’altra ci ha consegnato un’organizzazione molto complessa che per queste tematiche richiede una concertazione molto ampia tra i vari attori in gioco e quindi altrettanto complessa. Questo spesso incide sull’efficacia delle azioni messe in campo dalla Pubblica Amministrazione, ed è il tema centrale della giornata. Spesso il problema è politico ed è legato anche ad un carattere di litigiosità tra le istituzioni – aggiunge Realfonzo – ma a mio avviso c’è anche una questione normativa: c’è l’esigenza di una maggiore semplificazione che rimandi in capo a meno soggetti le decisioni in materia ambientale».
L’evento centrale della mattinata è stato infatti il tavolo dedicato al tema “Ambiente e Pubblica Amministrazione: controlli, sanzioni, difficoltà di governance” e che ha visto la partecipazione, tra gli altri, del presidente dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione, Raffaele Cantone, e del vicepresidente con delega all’Ambiente della Regione Campania, Fulvio Bonavitacola. Da parte di entrambi è arrivata nel corso dei lavori una netta bocciatura alla riforma del Titolo V della Costituzione, «figlia di una stagione nordista e leghista del Governo dell’epoca» come l’ha definita Bonavitacola, ma soprattutto causa principale dei costanti conflitti di competenze tra Stato Centrale ed Enti Locali. Proprio la materia ambientale – è emerso dalla sessione dei lavori – sarebbe alla base della stragrande maggioranza dei ricorsi alla Corte Costituzionale.
«Soprattutto in una regione travagliata come la Campania il tema vero è che le varie istituzioni dialoghino perché da una parte bisogna bonificare, dall’altra evitare che si facciano altri danni – ha dichiarato il presidente ANAC, Raffaele Cantone – su base nazionale è difficile individuare un filo rosso tra tutte le realtà in crisi sul tema dei rifiuti, invece, considerato che ogni territorio ha le proprie specificità: di certo il fatto che le crisi siano così diffuse denuncia un problema nazionale. È un settore che purtroppo vede un alto tasso di imprese infiltrate dalla criminalità organizzata, ci sono una serie di questioni di carattere generale che con le specificità locali vanno a intrecciarsi e proprio questo intreccio insieme ai conflitti di competenze non fa che andare a complicare il quadro».
Un caso specifico di conflitto di competenze è stato riportato alla ribalta proprio ieri, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto attuativo dello Sblocca Italia con il quale si dispone la realizzazione di 8 nuovi inceneritori in tutta Italia, uno proprio in Campania. La posizione della Regione, però, continua ad essere quella di un “no” secco: «Si tratta di una pianificazione che per noi è subordinata ai Piani Regionali, è un indirizzo programmatico che ha assunto su piano previsionale il Ministero dell’Ambiente – ha risposto sulla vicenda il numero due di Palazzo Santa Lucia, Fulvio Bonavitacola – ma la competenza sulla gestione del ciclo dei rifiuti fino a prova contraria è delle Regioni, che lo esercitano con leggi e con il piano di gestione dei rifiuti urbani: nel nostro Piano non sono previsti altri termovalorizzatori». A proposito di dialogo e litigiosità istituzionale, appunto.