A Cattolica il nuovo progetto che coinvolge i pescatori nella raccolta, caratterizzazione e smaltimento dei rifiuti per un mare più pulito.
«Tutti i rifiuti che vengono su, li prendo e li metto a poppa. Finita la giornata, faccio la foto e terminata la settimana raccogliamo tutto e portiamo nel cassonetto. Ma è una cosa che noi facevamo già a prescindere; mezz’ora in più per pulire il mare si può fare», le parole di Gilberto Bailetti, proprietario motopesca “Alaska”, uno dei nove pescatori coinvolti in un nuovo progetto a Cattolica che prevede raccolta, caratterizzazione, smaltimento dei rifiuti in mare, promosso dal Dipartimento di Scienze Mediche e Veterinarie dell’Università di Bologna, dalla Cooperitiva Mare e finanziato dal Flag Emilia Romagna che raggruppa enti pubblici e marinerie per lo sviluppo della pesca e dell’acquacoltura tramite fondi europei e realizzato con il supporto di Hera e il Comune di Cattolica.
«Questo progetto rispetto agli altri è innovativo perchè per la prima volta si è guardato a pesche che non erano mai state studiate, come quella delle vongole, la pesca ad imbrocco e delle volanti per capire come queste pesche possano avere un effetto benefico sulla raccolta dei rifiuti in mare, rispetto alla pesca a strascico che tradizionalmente è sempre stata quella studiata fino a questi anni», Alessio Bonaldo, Dip. Sc. Veterinarie Università di Bologna.
«Noi facciamo la nostra raccolta nella giornata e vengono su tanti di quei rifiuti, specialmente quando ci sono le fiumane e le grandi piogge al Nord. È davvero esasperante» spiega Davide Perlini, proprietario motopesca “Eolo”.
«Qui ci sono segnali che vanno a fondo, pezzi di incerata, legno, plastiche. Con questo progetto, facendo adesso poche calate, c’è poco rifiuto», spiega Gilberto Bailetti, proprietario motopesca “Alaska”.
In particolare, lo studio prevede che quotidianamente, durante le loro uscite in mare, i pescherecci coinvolti effettuino anche dei campionamenti con i rifiuti recuperati che vengono di volta in volta inseriti in appositi sacchetti etichettati con le informazioni relative alla quantità, alla tipologia, al sito di raccolta e all’imbarcazione di provenienza. Il materiale raccolto viene poi portato in banchina, dove gli operatori del progetto lo analizzano secondo criteri quali-quantitativi e lo conferiscono in cassetti forniti da Hera.
«Una volta a settimana questi rifiuti vengono pescati dagli operatori di Cooperativa Mare che li catalogano, segnano le raccolte settimanali, pescatore per pescatore, e poi al termine del periodo di campionamento che è di 3 mesi, sarà possibile capire come in queste pesche possano avere un’influenza positiva sul recupero dei rifiuti. Una buona parte di essi non origina da qui, ma dai fiumi che con le acque dolci portano tutti i rifiuti che sono stati scaricati nelle varie città», Alessio Bonaldo, Dip. Sc. Veterinarie Università di Bologna.
«Per esempio, dal Po quando piove molto, dai fiumi limitrofi scendono correnti molto forti con tutti questi rifiuti a galla. Come rallentano le correnti, questi rifiuti scedono tutti sul fondo. E mentre peschi, è possibile che passi e ti rendi conto di quello che c’è», Davide Perlini, proprietario motopesca “Eolo”.
«Il progetto finirà a febbraio, almeno la raccolta. Poi avremo un po’ di tempo per elaborare i dati e poi renderemo conto alla regione di quello che abbiamo scoperto in questo primo monitoraggio», Alessio Bonaldo, Dip. Sc. Veterinarie Università di Bologna.
Quello delle plastiche e dei rifiuti in mare è un grave problema ambientale che colpisce in modo particolare le comunità costiere, sia in termini di salvaguardia degli ecosistemi marini e di qualità e sicurezza dei prodotti ittici, ma anche in termini economici, perchè c’è un altro aspetto da considerare.
«Uno dei grossi limiti al recupero dei rifiuti è che una volta che questi arrivano al porto, il pescatore dovrebbe pagarne lo smaltimento. Se invece noi valorizziamo la sua attività come soggetto attivo, non premiando ma almeno non facendo pagare per un rifiuto che non è il suo, sicuramente si può facilitare la valorizzazione di questa attività», Alessio Bonaldo, Dip. Sc. Veterinarie Università di Bologna.
«E speriamo che vada a buon fine, che non ci facciano pagare questi rifiuti che portiamo via dal mare, che alla fine non sono i nostri, ma di tutti. E avere un mare pulito è come avere una casa pulita», Davide Perlini, proprietario motopesca “Eolo”.
«Secondo me è una pratica da incentivare anche su larga scala», Gilberto Bailetti, proprietario motopesca “Alaska”.