Secondo il rapporto What We Waste a cura della piattaforma europea Reloop, in Italia con sistemi cauzionali si ridurrebbe del 75% la quota di contenitori per bevande non recuperati
Oltre 41 miliardi di contenitori monouso per bevande sfuggono al riciclo ogni anno in Europa, finendo negli inceneritori o, peggio ancora, in mare. Nella sola Italia sono oltre 7 miliardi gli imballaggi dispersi nell’ambiente o smaltiti in discarica. Sono questi i dati emersi dall’ultimo rapporto What We Waste, a cura della piattaforma europea no profit Reloop con il supporto di Break Free From Plastic e Changing Markets Foundation, frutto di 20 anni di monitoraggio, dal 1999 al 2019, di 93 Paesi nel mondo, di cui 24 stati membri dell’Unione Europea. Un periodo durante il quale i Paesi coinvolti nella ricerca hanno registrato un sostanziale incremento nella vendita di bevande in contenitori monouso, passando dai 685 miliardi di bevande vendute in lattine di metallo, in bottiglie di vetro o in cartone nel 1999, per poi arrivare 20 anni dopo ad una cifra che si attesta a 1,3 trilioni. L’Associazione Comuni Virtuosi, membro della piattaforma, servendosi di un dashboard messo a disposizione da Reloop, ha evidenziato numeri sconcertanti anche per l’Italia: «Uno spreco che a persona si traduce in circa 119 contenitori, di cui circa 98 bottiglie in PET, 12 bottiglie in vetro e 9 lattine», spiega Silvia Ricci dell’Associazione Comuni Virtuosi.
A partire da quest’anno con la direttiva SUP, Single Use Plastics, l’Europa vieta e disincentiva la produzione e commercializzazione di oggetti in plastica. «La direttiva SUP prevede dei target precisi di intercettazione e riciclo per le bottiglie in PET – aggiunge Silvia Ricci – con il 77% di intercettazione rispetto all’immesso al consumo entro il 2025 e il 90% entro il 2029». Dai dati elaborati dall’Associazione Comuni Virtuosi, emerge con chiarezza che se tutti i Paesi membri ricorressero a sistemi di deposito cauzionale finalizzati al riciclo e al riuso di contenitori per bevande, si potrebbe ridurre lo spreco di oltre il 75%. Dunque, se l’Italia adottasse un DRS, Deposit Return System, gli oltre 7 miliardi di contenitori che sfuggono al riciclo si ridurrebbero a 1,7 miliardi con una quota media pro capite di 29 contenitori. «I DRS riducono i costi di raccolta e pulizia ambientale degli enti locali – spiega Clarissa Morawski, CEO di Reloop – promuovono l’occupazione nell’economia circolare e riducono le emissioni di CO2. Dal punto di vista del consumatore, l’esperienza è la stessa. Se restituisci una bottiglia vuota, riavrai indietro l’importo del deposito pagato nel momento dell’acquisto della bevanda, indipendentemente dal fatto che il passaggio successivo sia il riempimento o il riciclaggio, senza sprechi e con un impatto ambientale nettamente inferiore».
Inoltre, se in aggiunta ad un sistema di deposito si incrementasse la quota italiana di bevande vendute in contenitori ricaricabili con vuoto a rendere dall’attuale 10,8% al 25%, la quantità di imballaggi per bevande che sfuggono al riciclo si ridurrebbe dell’80%. «I sistemi di deposito non pesano sulle finanze pubbliche. Infatti, i produttori di bevande e gli altri stakeholder si occupano di organizzare e finanziare la raccolta. In questo modo – spiega Silvia Ricci – si liberano risorse per i comuni che possono dedicarsi agli altri flussi di imballaggi che rimarrebbero a carico degli enti locali. Un esempio è la Germania che per i produttori di bevande impone un obbligo di contenitori in vuoto a rendere del 40%. Quindi, se arrivassimo anche solo ad applicare delle quote obbligatorie di refill in Italia, ad esempio del 25%, andremmo a ridurre questo spreco dai 29 contenitori pro capite a 24 e questo sarebbe anche un vantaggio a livello climatico».
In termini di dispersione degli imballaggi, secondo il rapporto, i Paesi con sistemi di deposito cauzionale e con una quota di mercato di vuoto a rendere con bottiglie ricaricabili superiore al 25% sono quelli che hanno ottenuto performance migliori. «I 10 Paesi, prevalentemente scandinavi, che ricorrono a sistemi di deposito hanno una media di intercettazione del 91%. L’ultimo che ha implementato un sistema di deposito cauzionale – aggiunge Ricci – è la Lituania nel 2016 ed è il Paese che più velocemente si è avvicinato ai target della direttiva SUP. Nel giro di qualche anno saranno circa 12 i nuovi Paesi che si aggiungeranno». Con un DRS, secondo il report, si registra uno spreco di contenitori per bevande sette volte più basso rispetto ai Paesi che non ricorrono all’uso di sistemi di deposito e di vuoto a rendere. Tra tutti, la Germania si distingue come la migliore della categoria, con una quota di ricaricabile del 55% e uno spreco limitato a soli 10 contenitori per persona all’anno. E dall’Associazione Comuni Virtuosi parte un monito ben preciso: ridurre lo spreco di risorse per scongiurare la crisi climatica e incentivare l’economia circolare. «Abbiamo già presentato alla direzione per l’economia circolare del Mite una serie di proposte – spiega Silvia Ricci – soprattutto per quel che riguarda il piano di prevenzione nazionale. In un momento di crisi climatica è importante ridurre il consumo di risorse, quindi il nostro appello è quello di creare anche delle condizioni in termini di finanziamento che possano incentivare i sistemi di riutilizzo e quindi sostenere l’economia circolare».
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Mentre in Italia cresce l’eccitazione ambientalista, ma senza risolvere nessun problema ambientale, i Paesi seri come la Germania invece, hanno applicato, con successo il vuoto a rendere (PFAND), un modello da cui noi stessi dovremmo prendere esempio.
Come funziona? Quando si comprano bottiglie per bibite (vetro o plastica), barattoli di alluminio, bottiglie d’acqua (vetro o plastica), contenitori di yogurt, tutti i contenitori multiuso, oltre al prezzo d’acquisto, si paga una somma (il PFAND appunto, letteralmente cauzione, pegno) che varia dagli 8 ai 25 cent e che viene restituita al momento della riconsegna del solo contenitore con un coupon che può essere scambiato al registratore di cassa. Il contenitore è fornito di una etichetta. Ogni rivenditore di una determinata bevanda può accettarne il vuoto, anche quando la bottiglia è stata acquistata altrove.
Esistono due tipi di contenitori con un deposito: monouso e multiuso. I contenitori multiuso verranno ripuliti e riutilizzati. I contenitori monouso verranno distrutti e riciclati.
I vantaggi del vuoto a rendere:
Impatto positivo sull’ambiente diminuendo la quantità di rifiuti da smaltire;
Strumento che garantisce efficienza economica e responsabilizzazione sociale;
Il costo “ambientale” della bottiglia ricade sul consumatore solo nel caso in cui quest’ultimo adotti un comportamento ecologicamente non virtuoso.
Alcuni enti di beneficenza accettano donazioni in bottiglie.