Legambiente lancia l’allarme, il Mediterraneo è in pericolo: raccolte 10 tonnellate di rifiuti in 34 spiagge da 16 Paesi, di cui il 90% è plastica. Per favorire un’economia sempre più circolare nuove tecnologie di recupero e riciclo degli scarti polimerici
“Se gli attuali trend d’inquinamento non verranno modificati, nel 2050 il peso della plastica presente nelle nostre acque supererà quello dei pesci“: è questo l’allarme lanciato da Legambiente in occasione della giornata mondiale degli oceani, messi sempre più a rischio da pratiche incontrollate di abbandono dei rifiuti. E anche il nostro mar Mediterraneo non è al riparo dall’emergenza, bacino di rifiuti che generosamente restituisce poi alle coste. 630 i sacchi di scarti raccolti, circa 10 tonnellate in totale: sono questi i numeri registrati da Legambiente nell’ambito della 28esima edizione di Clean Up The Med, una delle più importanti iniziative di volontariato del Mar Mediterraneo che ha coinvolto oltre 1500 volontari nelle attività di pulizia di 34 spiagge situate in prossimità dei centri urbani, più di 80 organizzazioni provenienti da 16 Paesi diversi (Italia, Francia, Spagna, Algeria, Libano, Tunisia, Egitto, Palestina, Croazia, Cipro, Marocco, Malta, Turchia, Libia, Grecia e Monaco). Più del 90% degli scarti rinvenuti è costituito da plastica: primi fra tutti, bottiglie, tappi e bicchieri. In oltre il 60% delle spiagge ripulite sono stati ritrovati guanti, mascherine o rifiuti legati alla cattiva gestione dei DPI (in Libano e Tunisia in quantitativo maggiore, ma presenti anche in Algeria, Croazia, Grecia, Italia e Spagna), ma anche reti da pesca, cicche di sigaretta, legno e vetro.
“I dati rilevati nell’ultima edizione di Clean Up The Med ci raccontano ancora una volta di un ecosistema in sofferenza e soffocato dalla plastica, dall’Italia all’Algeria, dalla Spagna alla Palestina. C’è l’urgenza assoluta di adottare politiche comuni a tutte le coste del Mediterraneo nella gestione dei rifiuti, sia nella loro produzione che nel loro smaltimento”, commenta Giorgio Zampetti, Direttore di Legambiente. “A livello europeo la direttiva SUP, per ridurre il monouso in plastica, e a livello nazionale, il decreto legislativo per il suo recepimento rappresentano un traguardo importante. Speriamo che quest’ultimo si concretizzi entro il termine stabilito al 3 luglio senza prevedere proroghe, e adottando alcuni miglioramenti, soprattutto per quanto riguarda la deroga alle plastiche compostabili. Ma per mettere in atto una vera e propria rivoluzione contro il marine litter occorrerà estendere il bando dell’usa e getta a tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, unito a norme più stringenti anche sugli altri rifiuti più comuni che si trovano sulle spiagge”.
Al monitoraggio della campagna Clean Up the Med si aggiungono i dati di beach litter rilevati su sette spiagge mediterranee “da sogno”: Isole Baleari (Menorca), Creta (Skaleta), Istria (Labin), Salento (Lecce e Taranto), Cirenaica (Apollonia) ed Epiro (Parga), le mete più gettonate, soprattutto nel periodo estivo, che oltre a offrire paesaggi mozzafiato, riservano ai turisti un “patrimonio” non proprio bello da fotografare, ben 335 rifiuti ogni 100 metri lineari di spiaggia, dei quali l’87% costituito da plastica. Nella top five degli scarti recuperati, cotton fioc, tappi, reti da pesca, bottiglie di plastica e mozziconi di sigaretta. “Non dobbiamo dimenticare che anche noi possiamo contribuire alla riduzione del consumo della plastica usa e getta con i nostri comportamenti quotidiani e che la tutela dei nostri mari è anche nelle nostre mani. Basti pensare che durante la stagione estiva, le località che subiscono un afflusso turistico notevolmente elevato vedono aumentare la percentuale dei rifiuti spiaggiati di oltre il 40%”, conclude Zampetti. “Con le campagne promosse dal progetto COMMON stiamo rafforzando azioni di sensibilizzazione locali di valore, mirate a informare cittadini e a migliorare il nostro rapporto con l’ecosistema marino”.
Di fronte a uno scenario di vera emergenza ambientale, si aprono, però, nuove prospettive per trasformare il problema in un’opportunità. Dal Salone Nautico di Venezia, infatti, arrivano le migliori tecnologie sempre più innovative per recuperare i rifiuti dispersi in mare o sulle spiagge. Un’occasione d’incontro tra grandi enti industriali, startup e ONG per fare il punto sugli sviluppi tecnologici più promettenti all’insegna della blue circular economy. Il workshop è il primo evento annuale nell’ambito dei progetti Maelstrom e InNoPlastic finanziati nell’ambito del programma Horizon 2020 dell’Unione europea. “Sappiamo che la plastica è onnipresente nei nostri mari e sulle nostre spiagge. Grazie a due progetti, Maelstrom e InNoPlastic, finanziati dall’Unione europea, siamo in grado ora di sviluppare delle tecnologie, in particolare robotiche, che possono essere molto utili per pulire non solo le spiagge ma anche i fondali marini e prevenire l’ingresso della plastica nei fiumi e nei mari. Maelstrom si focalizza sulla possibilità di riciclare i rifiuti marini, molto difficili da recuperare perché sporchi ed eterogenei”, osserva Fantina Mandricardo, coordinatrice scientifica del CNR ISMAR.
Le plastiche marine, dunque, da rifiuto a nuova risorsa sostenibile. Varie sono le soluzioni per intercettare macro e nanoplastiche così da prevenirne l’accumulo, preservando i nostri ecosistemi marini e costieri. “Siamo attivi come catalizzatori e facilitatori nel territorio di Venezia per la sperimentazione di un nuovo sistema di identificazione e recupero delle plastiche marine, soprattutto sui fondali, attraverso una piattaforma che sarà operativa sperimentalmente il prossimo anno. Dobbiamo pensare di far avere un nuovo futuro a quello che noi raccogliamo nel processo di circolarità economica che include anche la plastica”, spiega Davide Poletto, direttore di Venice Lagoon Plastic Free. “Siamo impegnati nella costruzione della piattaforma – aggiunge Nicola Ferrari, presidente ST Servizi – per fare i test di prelievo della plastica dall’acqua. È un sistema modulare che verrà implementato con un robot che tramite dei cavi raccoglierà la plastica e i rifiuti depositati sul fondo della laguna di Venezia”.
Una lotta, quella contro il marine litter, che ben si sposa con la fase finale di recupero e avvio a riciclo per favorire un’economia sempre più circolare. E così, anche alle plastiche abbandonate su spiagge e fondali è concessa una seconda vita. “Noi recuperiamo vetroresine, pannelli di isolamento e partecipiamo al progetto Maelstrom perché con la nostra azienda possiamo trasformare gli scarti che troviamo anche sulle spiagge in nuovi prodotti, ovvero pannelli realizzati con un materiale totalmente riciclato, che mantiene le caratteristiche di resistenza dei compositi, quindi non marcisce, resiste all’acqua, non si gonfia, non si scheggia e alla fine della sua vita può essere completamente riciclato”, spiega Giorgio Betteto, titolare GEES Recycling.
Un evento ricco di spunti e novità dal mondo della circular economy che si è chiuso in occasione della giornata mondiale dell’ambiente con uno step finale di clean up. Coinvolti nell’iniziativa di raccolta e pulizia della città di Venezia la municipalizzata per la gestione dei rifiuti e oltre 30 organizzazioni locali e nazionali, volontari, società di canottaggio, cittadini, turisti, vari gruppi nazionali e ambientalisti e imprese private. Un esperimento del tutto inedito che ha messo in contatto tra loro realtà anche molto eterogenee, unite nell’obiettivo comune di rendere la nostra terra un posto migliore.