Ronchi: “La transizione ecologica è un grande cambiamento epocale. Servirebbe un quadro più organico delle politiche climatiche e delle politiche per il cambiamento verso l’economia circolare“
Neutralità climatica, green economy, transizione ecologica: anno dopo anno la nostra enciclopedia si amplia, specchio di una società che cambia, di un mondo che cambia, ma non sempre in meglio. E a ognuna di queste parole sono legati dei target che oggi più che mai sembrano scandire la durata di vita della nostra Terra. Proprio così, quanto tempo il Pianeta ha ancora a disposizione? Non c’è più tempo da perdere, su questo sono tutti d’accordo. Ecco perché la Cop 26 che si terrà a Glasgow il prossimo novembre rappresenterà a tutti gli effetti l’ultima spiaggia per dare alla nostra Terra una seconda opportunità. Senza dimenticare, poi, i grandi capisaldi dell’economia circolare e delle energie rinnovabili come motore verde del processo di transizione ecologica. Questi i temi al centro della tavola rotonda organizzata in occasione della presentazione dell’ultimo libro di Edo Ronchi, “Le sfide della transizione ecologica”, un vero e proprio appello a un sistema politico-economico da rinnovare nella sua totalità. Ma l’Italia, dal canto suo, come sta affrontando questo momento epocale?
“Dovremmo prendere maggiore consapevolezza che la transizione ecologica, come dice la parola stessa, è un grande cambiamento epocale. Non bisogna viverla come una questione di routine. Servirebbe un quadro più organico delle politiche climatiche e delle politiche per il cambiamento verso l’economia circolare. Le risorse e le riforme avviate hanno un certo peso e potranno rimettere in movimento diverse attività e iniziative importanti. Puntiamo sui risultati, in particolare sull’incremento delle fonti rinnovabili, sull’Ecobonus, che oltre a moltiplicare i cantieri, ha anche efficacia nel migliorare le performance energetiche degli edifici. Per ora la partenza è un po’ timida” dichiara Edo Ronchi, Presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile.
E per un’Italia che anche se a rilento avanza verso la transizione ecologica, c’è un Sud che non può perdere l’occasione di svolta, specie la Campania, che ora ha la possibilità di trasformare le sue debolezze e croniche emergenze in punti di forza. Una sfida che corre su due binari paralleli: la tutela delle risorse naturali e i green jobs per i giovani, perché da loro dipenderanno le sorti della Terra.
“La Campania ha una grande opportunità con le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ma soprattutto come Regione del Sud, di candidarsi come capofila di grandi progetti che vanno finalmente nella direzione della neutralità climatica e dell’abbattimento delle missioni. Bisogna investire perché questo può portare lavoro di qualità, lavoro per i giovani e utilizzando le nostre risorse naturali in modo intelligente. Io penso che la Regione Campania, che è stata al centro di elementi di negatività che hanno caratterizzato gli ultimi 15 anni – Terra dei Fuochi, bonifiche – debba partire da questi punti di sofferenza per trovare le condizioni per una svolta radicale sul tema della riconversione ecologica”, spiega l’ex Senatore Tommaso Sodano.
E sarà proprio una svolta radicale quella da costruire nei prossimi due anni. 2023, infatti, è l’anno che la Campania pone come limite entro il quale chiudere il ciclo dei rifiuti in Regione, rafforzando non solo il sistema di raccolta differenziata, ma soprattutto implementando il comparto impiantistico così da evitare che i rifiuti viaggino verso altre Regioni. Sul PNRR, però, ancora qualche incertezza: servirà più dialogo tra il governo e i territori.
“Siamo impegnati da tempo sia sul tema del ciclo dei rifiuti, sia sul tema della gestione del ciclo delle acque. Il nostro obiettivo è arrivare a dicembre 2023 con un incremento impiantistico che consenta di chiudere il ciclo dei rifiuti nel territorio regionale, evitando il trasferimento fuori regione di qualunque frazione di qualsiasi tipologia. Questo significa incrementare ulteriormente la raccolta differenziata. Abbiamo in programma di implementare e potenziare le funzionalità degli STIR, cioè gli impianti di tritovagliatura, che dovranno servire anche a biostabilizzare la frazione umida e a separare alcune frazioni merceologiche della frazione secca per diminuire i conferimenti al termovalorizzatore di Acerra. È un programma ambizioso. Al momento non posso registrare un giudizio positivo sulla gestione del PNRR perché c’è ancora troppo centralismo nei ministeri e poco dialogo con i territori” afferma Fulvio Bonavitacola, vicepresidente Regione Campania.