Secondo l’analisi Ispra dal 2005 al 2019 il consumo di energia per unità di PIL si riduce del 17,4% dal 2005 al 2019, mentre le emissioni di gas serra calano del 28,5%
Calano le emissioni di gas climalteranti in Italia, passando da 518,7 milioni di tonnellate di Co2 equivalente nel 1990 ai 418,3 del 2019, con un taglio del 19,4%. Merito dei maggiori investimenti in efficienza energetica e della progressiva decarbonizzazione dell’economia nazionale, così come della sensibile contrazione del PIL e dell’aumento dei consumi di energia da fonti rinnovabili. Lo rileva l‘Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) nel suo ultimo report sui profili di sostenibilità del settore energetico in Italia.
Efficienza e decarbonizzazione accompagnano la trasformazione del sistema economico, che vede calare consumi ed emissioni. “Il consumo di energia per unità di PIL si riduce del 17,4% dal 2005 al 2019, mentre le emissioni di gas serra per unità di PIL si riducono del 28,5%. Analogamente, diminuiscono dal 2005 le emissioni di gas serra per unità di energia consumata in tutti i principali settori: da -7,9% per i trasporti a -16,8% per l’industria manifatturiera”.
La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili si attesta nel 2019 al 39,5%, dato di gran lunga superiore rispetto al 16% del 2005, contribuendo, scrive Ispra, ad una “rapida e costante diminuzione dei fattori di emissione di CO2 con un forte disaccoppiamento tra generazione elettrica e emissioni di gas climalteranti”. A fronte di un incremento della produzione elettrica dal 1990 al 2019 di 77,3 TWh si è registrata infatti una diminuzione delle emissioni atmosferiche di anidride carbonica di 45,4 Mt. Merito delle rinnovabili, certo, ma anche della progressiva diminuzione dei combustibili solidi a vantaggio del gas naturale nel mix fossile utilizzato per la produzione di energia termoelettrica.