La legge, la numero 68 del 2015, funziona! Lo dicono i numeri presentati nel corso del convegno organizzato da Legambiente al Senato, per tracciare un bilancio a due anni dall’entrata in vigore della legge sugli ecoreati che ha posto l’Italia all’avanguardia a livello internazionale nella lotta ai ladri di futuro. Nel 2016, sono stati eseguiti 1215 controlli e sanzionati 574 reati. Di questi, 173 hanno riguardato proprio i delitti introdotti dalla legge, mentre sono 401 i casi di applicazione del meccanismo di estinzione dei reati contravvenzionali. Passando ai singoli delitti, 143 sono i casi di inquinamento ambientale, 13 quelli di disastro ambientale, 6 quello di impedimento di controllo, 5 i delitti colposi contro l’ambiente, 3 quelli di omessa bonifica e 3 i casi di aggravanti per morte o lesioni conseguenza di inquinamento ambientale.
Ancora una volta è la Campania la Regione a registrare il maggior numero di ecoreati (70). La Sardegna è invece quella con il maggior numero di denunciati (126), l’Abruzzo conta il maggior numero di imprese coinvolte (16), mentre il maggior numero di arresti si registra in Puglia (14). Infine, la Regione col maggior numero di sequestri è la Calabria (43). A dare un quadro molto chiaro sui risultati dell’applicazione della legge, è l’ufficio dati statistici del Ministero della Giustizia che, con il dott Raffaele Piccirillo, ha messo insieme il lavoro delle diverse Procure italiane. Secondo il magistrato, nel 2016 hanno lavorato ben 87 procure che hanno avviato circa 265 procedimenti penali. I numeri più alti riguardano il delitto di inquinamento ambientale, mentre sono 15 le contestazioni per disastro ambientale, 33 i casi di delitti colposi contro l’ambiente, 30 i procedimenti avviati per omessa bonifica, 15 per impedimento di controlli, 9 per morte o lesioni, 3 per traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività.
Sempre secondo il Ministero della Giustizia, dal 2015 si sono conclusi 41 procedimenti con condanne di primo grado mediante patteggiamenti e riqualificazione di reati prima contestati sotto altro titolo. A completare il bilancio su questi primi due anni di applicazione della legge, la relazione sull’attuazione della legge 68, approvata lo scorso febbraio dalla commissione sugli illeciti ambientali presieduta dall’onorevole Alessandro Bratti. Dal lavoro certosino della commissione, emerge che il 60% degli uffici giudiziari italiani ha già messo in pratica quanto il provvedimento dispone. Figlie di questa legge sono anche nuove sentenze della Corte Suprema di Cassazione. La numero 46170/16 scaturita nell’ ambito del ricorso fatto dal Tribunale di La Spezia sul sequestro effettuato dal Gip per ipotesi di inquinamento ambientale per i lavori di dragaggio del “molo Garibaldi” e del “molo Fornello”, procedimento che vede Legambiente costituita come parte offesa.
La seconda sentenza è quella sulla pesca illegale a Taranto su un caso di inquinamento causato da una distilleria in Campania e su un depuratore malfunzionante in Sicilia. Fin qui dunque i risultati raggiunti, ma per Legambiente, la legge 68 ha ancora margini di miglioramento. La proposta dell’associazione è quella di investire su una grossa operazione di formazione degli operatori di settore. Ancora, definire le linee guida nazionali per garantire un’informe applicazione della legge. Infine, definire una modalità unica su tutto il territorio nazionale per far confluire le sanzioni che vengono fatte pagare ai responsabili anche verso il finanziamento del soggetto istituzionale accertatore. Infine Legambiente chiede la rimozione della clausola di invarianza dei costi per la spesa pubblica.