Al via la stagione delle CER: Magliano Alpi in Piemonte ne è la capofila con un virtuoso progetto di sostenibilità
Può un paesino con poco più di 2mila abitanti impartire vere e proprie lezioni per un vivere sostenibile? La risposta è sì. Piccolo centro dedito all’agricoltura, Magliano Alpi in provincia di Cuneo ha inaugurato la stagione delle comunità energetiche rinnovabili, diventando in Italia la prima in assoluto. Ma cosa sono le cosiddette CER? Si tratta di realtà nelle quali i comuni, le imprese, le associazioni e i privati cittadini autoproducono, consumano e condividono energia derivante da fonti rinnovabili, ottenendo come risultato incentivi e importanti benefici sulla detrazione fiscale. Tra i requisiti fondamentali per definire una comunità energetica rinnovabile vi è l’obbligo di istallazione di impianti con una potenza complessiva inferiore a 200 kW.
E non è un caso che proprio adesso si parli di stagione: lo scorso anno, infatti, il quadro normativo italiano ha subìto un’evoluzione con il decreto Milleproroghe che ha anticipato il recepimento della disciplina sulle comunità energetiche contenuto nella nuova direttiva europea sulle rinnovabili. Comunità energetiche, quindi, che fino a qualche mese fa erano vietate, oggi, invece, sembrano destinate a rappresentare la normalità.
«Il nostro obiettivo finale – spiega Marco Bailo, Sindaco Magliano Alpi e Presidente CER – è quello di poter replicare il nostro modello e il nostro progetto con gli altri comuni per far sì che si crei una grande comunità basata sul principio delle fonti rinnovabili».
A prendere parte al taglio del nastro l’inconfondibile voce di Beppe Grillo, che ha letteralmente dato la sua benedizione a questa virtuosa iniziativa nostrana: «Siete “comune elevato”. L’aspetto che colpisce è che siete quattro, ma ciò non deve scoraggiare nessuno perché i più grandi cambiamenti della storia sono stati fatti da piccoli gruppi. Io vi benedico come uno dei pochi comuni di energia condivisa».
Benefici ambientali, economici e sociali per favorire, dunque, lo sviluppo e l’identità di comunità sempre più coese, nella prospettiva di un’espansione che possa coinvolgere altre realtà italiane.
«Mettendo insieme migliaia di comunità energetiche rinnovabili, ognuna delle quali esprime una potenzialità di alcune centinaia di kW – spiega Sergio Olivero, Presidente Comitato Tecnico Scientifico CER – si raggiungeranno soglie dimensionali integrate a livello nazionale che possono creare dei player che hanno la possibilità di operare sul mercato dell’energia, di fare trading e soprattutto di ridare ai cittadini quel ruolo centrale di rappresentatività».
I comuni rivestono una posizione centrale in questo tipo di progetti per favorire innovazione e opportunità sul territorio con risvolti importanti anche per le nuove generazioni.
«La comunità energetica è utile, intelligente – afferma Alberto Cirio, Presidente Regione Piemonte. È necessario agevolare, incentivare e aiutare chi può e chi vuole aderire a questo progetto».
«Questa è una soluzione che permette di coniugare creazione di tanti posti di lavoro sostenibile con tutela dell’ambiente, tutela dei giovani e del loro futuro in Italia e risparmio economico», spiega Gianni Pietro Girotto, Presidente Commissione Industria Senato.
Un cambiamento che corre veloce da Nord a Sud: la prossima tappa sarà a Napoli, nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, con una nuova comunità green. Iniziative sociali, dunque, che si traducono in una semplice formula: meno consumi e più risparmi.
«È una grande occasione proprio perché stiamo costruendo un nuovo modo di intendere l’energia – Maurizio Delfanti, Amministratore delegato RSE. La possibilità di produrre e autoconsumare energia per i cittadini porta con sé un beneficio più ampio che ha a che fare, più in generale, con la coesione sociale».
E ben venga che il modello di transizione energetica italiana si ispiri a queste realtà, in cui ambiente ed economia rappresentano gli strumenti necessari per la lotta contro i cambiamenti climatici.
«La comunità è un concetto fondamentale per una nuova identità e un cambio di paradigma culturale. La transizione ecologica deve essere questo: è una grandissima sfida. Il Recovery Fund ci dà la possibilità di trasformare questa sfida in una vera opportunità», chiude Ilaria Fontana, Sottosegretaria Ministero Transizione ecologica.