L’applicazione della legge sugli ecoreati fa registrare un’inversione di tendenza rispetto agli anni passati anche se i numeri non sono ancora quelli sperati. Nel 2015 sono stati commessi 76 reati ambientali al giorno, 3 all’ora. Sono stati costruiti 18mila immobili abusivi. 37mila ettari di terreno sono andati distrutti in roghi tossici la cui concentrazione purtroppo, interessa ancora le regioni del sud, Campania in testa. Numeri leggermente incoraggianti grazie all’intensificazione delle attività delle forze dell’ordine che nel solo 2015 hanno denunciato 24623 persone e accertato 27745 reati. Sono i numeri che emergono dal Rapporto Ecomafia 2016, redatto da Legambiente in collaborazione con Cobat e presentato questa mattina a palazzo Madama. Ma il fenomeno più difficile da estirpare per invertire definitivamente la rotta resta quello delle organizzazioni criminali che attraverso la corruzione e la violenza, seminano inquinamento e devastazione da Nord a Sud. Sono 326 i clan censiti dalle forze inquirenti. Molti di questi fanno sentire il proprio peso nella cementificazione selvaggia ma anche sulle aree boschive ed agricole, sul mercato del legno e delle biodiversità.
«Il brutto dell’Italia è tutto in questo rapporto – dice Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente – di lavoro da fare ce n’è ancora tanto. Pensiamo alla prevenzione, pensiamo ai numerosi filoni di sviluppo economico e produttivo di cui potrebbero avvantaggiarsi imprese e cittadini. Lo Stato deve far sentire la sua presenza come ha fatto nell’ultimo anno». Il rapporto disegna un quadro drammatico soprattutto per quel che riguarda le regioni del Sud: Campania, Sicilia, Calabria, Puglia e Lazio sono nell’ordine, le regioni a più alto tasso eco-delinquenziale. Sono 302 le inchieste aperte per corruzione e per inquadrare il fenomeno dell’abusivismo edilizio. «I mafiosi entrano in tutti i varchi che li conduce ad affari certi. Solo se li isoliamo, possiamo estrarli chirurgicamente dal tessuto sociale ed economico del nostro paese» ha detto Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia.
È passato troppo tempo prima di intervenire con una legge adeguata. Questa la convinzione comune di chi è intervento al convegno: «Il Paese ha lasciato che quei varchi rimanessero aperti e non solo per i mafiosi» conclude Bindi. Basti pensare che nel 2015 sono stati scoperti 5000 reati connessi al ciclo del cemento, il 18% dei quali nella sola Campania. I numeri sono preoccupanti anche per gli illeciti connessi nella filiera agroalimentare con contraffazione e caporalato a rappresentare le piaghe contro cui istituire nuovi presidi morali. Male anche i reati contro gli animali e quelli contro i beni culturali, sempre più esposti a sciacallaggio da parte degli ecomafiosi. «Nei prossimi due anni bisognerà far entrare in vigore leggi che completino il profilo normativo di un atteggiamento fin qui troppo statico – dice Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente- occorre lavorare per una riconversione ecologica del Paese e premere per l’approvazione di nuove leggi già in calendario. Su tutte, quella sulla semplificazione burocratica e normativa per l’abbattimento degli ecomostri. Infine – insiste Ciafani – insistere per far convogliare in un’unica forza di polizia Carabinieri e Corpo forestale dello Stato per disporre di risorse sempre meglio qualificate nella lotta agi ecocrimini».
«Facciamo tesoro di questo nuovo rapporto di Legambiente – ha detto Tullio Del Sette, comandante generale dell’Arma dei carabinieri, intervenuto al convegno – e rispondiamo con i numeri e i fatti alle richiese che arrivano da più parti, soprattutto dai cittadini. I cittadini – ha detto il Generale – insieme alle Istituzioni debbono essere il primo avamposto di legalità, il primo presidio a contrasto degli illeciti che con le nostre eccellenze e nuovi strumenti normativi, nell’ultimo anno abbiamo contrastato con successo, senza per questo perdere di vista la strada che ancora c’è da percorrere». Tuttora in discussione leggi per ottimizzare il lavoro delle categorie impiegate a sostegno delle azioni di lotta alle ecomafie, per tutelare il patrimonio enogastronomico dal disastro sanitario e da contraffazione. Maggiore attenzione alla biodiversità, aggiornare la legge sulle archeomafie. Infine, promuovere un’economia sociale che combatta l’economia ecocriminale mettendo a profitto talenti e valorizzando le risorse di cui il Paese Italia è straordinariamente ricco. «Il nostro impegno in tal senso è continuo – rassicura il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti. Non ci fermeremo ai risultati fin qui ottenuti, ma raccoglieremo le proposte di Legambiente per ottimizzare il lavoro e l’impegno di Governo e Parlamento in una società in cui ambiente e legalità sono una richiesta corale per la costruzione di una nuova società e di una nuova economia».