Al via il nuovo impianto di trattamento delle ecoballe di Giugliano per il recupero di materiali riciclabili e la produzione di combustibile. Ma l’inflazione energetica minaccia il piano regionale per l’autosufficienza. A rischio la realizzazione degli impianti per il trattamento dei rifiuti organici. De Luca: “Potremmo dover trovare nuove risorse”
Non c’è da fare i conti solo con i ‘no’ di comitati territoriali e amministratori locali. A frenare la realizzazione dei nuovi impianti di gestione dei rifiuti in Campania ci si mettono anche i costi dei materiali in aumento, spinti dall’inflazione. È il caso del piano da dodici impianti di trattamento della frazione organica finanziato dalla Regione con 230 milioni di euro, già rallentato in diversi casi dalla levata di scudi ‘nimby’ delle comunità locali coinvolte e ora esposto al rischio di nuove battute d’arresto per effetto della spirale dei rincari. “In tre o quattro Comuni siamo partiti con le gare e con i lavori, in altri ci sono ritardi, ma la cosa che ci preoccupa di più è l’aumento dei costi” ha confessato oggi il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. “Mentre fino a due anni fa le risorse che avevamo a disposizione erano sufficienti – ha detto – oggi probabilmente dovremo trovare nuove risorse per realizzarli tutti“.
Oggi la Campania gestisce sul proprio territorio un quinto circa dei rifiuti organici raccolti in maniera differenziata, spedendo tutto quanto rimane in altre regioni, soprattutto in Veneto. La realizzazione dei nuovi impianti di trattamento è uno dei tasselli chiave del piano lanciato dalla Regione per raggiungere l’autosufficienza e chiudere definitivamente la procedura europea d’infrazione, costata nel 2015 una sanzione da 20 milioni di euro più 120mila euro di multe quotidiane. Multe solo di recente ridotte di un terzo per effetto dell’attivazione dell’impianto di trattamento delle ecoballe di Caivano, al quale nei prossimi giorni si aggiungerà quello di Giugliano, presentato oggi in conferenza stampa. Un investimento da 103 milioni di euro, messi a disposizione dalla giunta regionale a valere sul maxi finanziamento da 500 milioni disposto nel 2015 dal governo allora in carica. “Dobbiamo raggiungere l’obiettivo di ripulire la regione dai 4,5 milioni di tonnellate di ecoballe accumulate nel corso dei decenni – ha detto De Luca – abbiamo già eliminato i primi 40mila euro di multa, con questo impianto ne elimineremo altri 40mila. Contiamo entro l’anno di eliminare tutta la sanzione” ha dichiarato, pronosticando “un anno e mezzo, due anni per raggiungere l’obiettivo di ripulire la Campania e avere la piena autonomia nella gestione dei rifiuti”.
A fine mese il collaudo, poi la struttura realizzata dalla pugliese Cisa nell’area dell’ex centrale Enel comincerà ad aprire e rilavorare le ecoballe al ritmo di 200mila tonnellate l’anno per due anni, con un’opzione per prolungare i lavori fino a 800mila tonnellate complessive. Dotato di undici selettori ottici, l’impianto punta a recuperare dai rifiuti impacchettati materiali riciclabili come i metalli, ma soprattutto le plastiche “in una misura compresa tra il 20 e il 25% del totale trattato” ha spiegato il presidente di Cisa Antonio Albanese. Paradossalmente, almeno su questo fronte i rincari degli ultimi mesi giocheranno a favore dell’operazione, visto che anche il valore di mercato delle plastiche da riciclo è schizzato in alto. “Con i costi delle materie prime che stiamo vedendo in questo periodo – ha detto Albanese – il recupero delle materie plastiche è una scelta quanto mai azzeccata“. Tutto quanto non potrà essere riciclato sarà trasformato in combustibile solido secondario da inviare a due centrali termoelettriche pugliesi, rispettivamente a Massafra e Mafredonia. Un contributo minimo, ma non per questo trascurabile, alla complicata ricerca di fonti energetiche alternative al gas fossile d’importazione.
L’attivazione dell’impianto di Giugliano completa la risposta industriale della Regione Campania alla ormai ultraventennale emergenza ecoballe. Marciando in parallelo, i due siti di Caivano e Giugliano arriveranno a trattare e avviare a recupero o smaltimento circa 600mila tonnellate l’anno di rifiuti impacchettati, con l’obiettivo di arrivare a liberare i maxi siti di stoccaggio di Villa Literno e Taverna del Re a cavallo tra 2024 e 2026. Nel frattempo proseguono, non senza tribolazioni, le operazioni per il trasferimento fuori regione di una ulteriore quota di ecoballe, ma sulle tempistiche pesano le dinamiche del mercato globale dei rifiuti e l’ingolfamento della logistica, soprattutto sul fronte dei noli marittimi. “Abbiamo già mandato fuori regione un milione 400mila tonnellate di ecoballe – ha spiegato De Luca – e tenete conto che nessun paese è più disposto ad accettare rifiuti italiani o europei”. Intanto monta la protesta contro l’attivazione del nuovo impianto a Giugliano, territorio martoriato che, ricordano cittadini e comitati, ha già pagato e continua a pagare il prezzo altissimo degli errori politici del passato e della perdurante presenza di attività illecite di gestione. Dura la risposta di De Luca: “Stiamo liberando il territorio di Giugliano da montagne di ecoballe e qualcuno si lamenta. Sono cose dell’altro mondo. Il delitto è stato fatto quando quelle ecoballe sono state messe lì, in uno dei territori più fertili della Campania. Stiamo facendo un lavoro importante – ha concluso – e i cittadini avranno modo di verificarlo”.