E venne il commissariamento che pose fine all’idillio. Dopo aver eretto a simbolo della propria intesa politica ed istituzionale una montagna da più di cinque milioni di tonnellate di spazzatura, Renzi e De Luca rischiano adesso di rimanerne sepolti. Stiamo parlando, ovviamente, delle ecoballe stoccate in giro per la Campania e del piano di smaltimento fortemente voluto e propagandato dai due “uomini del fare”, con il presidente del consiglio nelle vesti di generoso finanziatore ed il governatore della Regione Campania in quelle del “carro armato” esecutore. Una sinergia che dopo il trionfale avvio a favore di teleobiettivi della prima fase del Piano, quella dei trasferimenti fuori regione di circa un milione di tonnellate di rifiuti, rischia però di infrangersi sotto i colpi del più impietoso degli avversari: il tempo.
Il decreto legge 185 del 25 novembre 2015 con il quale il governo ha destinato 150 milioni di euro all’avvio delle operazioni di smaltimento delle ecoballe (stando alla legge di Stabilità 2016 altri 300 dovrebbero arrivare nei prossimi due anni, ma il condizionale è quanto mai d’obbligo) subordina, infatti, il finanziamento al rispetto di precise scadenze, chiarendo anche che in caso di «mancato rispetto del cronoprogramma delle attività si applica l’articolo 41 della legge 24 dicembre 2012 n.234». Che tradotto significa: commissariamento. E se è vero che 70 milioni di euro sono già nelle disponibilità di Palazzo Santa Lucia, che verosimilmente li utilizzerà per pagare le ditte che si sono aggiudicate le gare per i trasporti fuori regione, non è un caso che degli ulteriori 80 milioni ancora non ci sia traccia. Ed è proprio il cronoprogramma adottato a dicembre dalla Giunta unitamente al Piano ecoballe ad inchiodare il governatore campano alle sue responsabilità.
Il documento fissa infatti al 30 giugno il termine entro il quale avrebbe dovuto essere portato a termine l’iter tecnico-amministrativo per la realizzazione degli impianti necessari a smaltire le 4,5 milioni di ecoballe che resteranno a terra una volta completata la prima fase del Piano, cioè quella dei trasferimenti fuori regione. Quella scadenza, però, non è stata rispettata.
Vale la pena ricordare, infatti, che il Piano straordinario messo a punto dalla Giunta prevede la costruzione di nuovi impianti dedicati all’apertura e rilavorazione delle balle finalizzata al recupero di materia e alla produzione di combustibile da rifiuti, e l’apertura di nuove discariche per lo smaltimento delle frazioni non destinabili all’una o all’altra linea di lavorazione. Stando al cronoprogramma, entro ieri avrebbero dovuto essere messi a punto studi di fattibilità, progetti preliminari, indette conferenze dei servizi e compilati capitolati di gara funzionali alla realizzazione di queste tre tipologie di impianto.
Salvo improbabili smentite dell’ultim’ora, nulla di tutto ciò risulta essere stato fatto. Resta da vedere se De Luca riuscirà in un recupero in extremis, un ravvedimento operoso in grado di far chiudere un occhio ad un compiacente Renzi, o se invece questi vestirà i panni del generale di ferro riportando a Roma oneri e onori dell’operazione. Senza dimenticare che c’è anche da fare i conti con le sanzioni europee. Nelle intenzioni di De Luca l’avvio dell’operazione ecoballe avrebbe dovuto essere la base su cui rinegoziare con la Commissione Europea l’importo delle multe quotidiane da 120mila euro seguite alla condanna del luglio 2015 per le inefficienze del ciclo rifiuti regionale. Trattativa che non ha ancora avuto luogo, ma nel frattempo l’Europa ha già fatto sapere che il Piano ecoballe da solo è insufficiente: alla Campania, ha spiegato l’Esecutivo Ue, servono soprattutto un nuovo piano rifiuti ed una rete impiantistica che sia in linea con le direttive comunitarie. Piano del quale, inutile dirlo, non c’è alcuna traccia. Motivo in più per cui Renzi potrebbe decidere di non ammettere ulteriori ritardi.