Sono 77 le discariche abusive ancora interessate dalla sentenza di condanna della Corte di Giustizia europea del 2 dicembre 2014, con la quale l’Italia, all’esito della procedura d’infrazione aperta dalla Commissione Ue su 200 discariche dichiarate non conformi alle Direttive 77/442 e 91/696, era stata condannata a pagare 40 milioni di euro a titolo di sanzione forfettaria, oltre ad una penalità semestrale pari a 400mila o 200mila euro per ogni discarica non bonificata, a seconda della presenza o meno di rifiuti pericolosi. Nell’ultimo semestre insomma, altri 25 siti sono stati depennati dall’elenco, facendo salire complessivamente a 123 il conto delle discariche messe in sicurezza o bonificate. Per effetto degli interventi portati a termine, dalla prima sanzione semestrale di 39 milioni e 800 mila euro si è passati, per il quinto semestre successivo alla sentenza, a 16 milioni di euro. Complessivamente, dalla data della sentenza ad oggi, l’Italia ha versato nelle casse dell’Ue poco meno di 179 milioni di euro in sanzioni. Dei 77 siti ancora da bonificare ben 23 sono in Calabria, 14 in Abruzzo, 11 in Campania, 10 in Sicilia, sei nel Lazio, in Puglia e in Veneto, una nelle Marche.
A comunicare lo stato di avanzamento della procedura è stata la Direzione generale Ambiente della Commissione europea, in una lettera indirizzata alle autorità italiane, in replica alla documentazione inviata dal nostro Paese nel giugno scorso con informazioni sulla messa in regola di 33 siti, per otto dei quali la Commissione ha ritenuto necessario mantenere in vigore la penalità. «Questo – spiega il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – è l’ennesimo buon risultato del grande lavoro di squadra che unisce il ministero dell’Ambiente, la struttura di missione della Presidenza del Consiglio e le autorità italiane in Europa, il nuovo commissario Gen. Giuseppe Vadalà e gli enti territoriali interessati in un continuo confronto con la Commissione Ue. È chiaro – prosegue Galletti – che siano ancora troppe le discariche abusive in Italia e che non si possa essere davvero contenti fin quando queste non si saranno azzerate: i dati però parlano chiaro e tracciano in due ultimi due anni una discesa verticale dei siti in infrazione, che vuol dire una riduzione di costi ambientali ed economici inaccettabili per i cittadini».
Le discariche per le quali, alla luce della documentazione presentata nell’ultimo semestre, non è più dovuta dallo Stato italiano alcuna penalità sono dunque 25: ben 14 riguardano la Regione Campania, quattro l’Abruzzo, tre il Lazio, una a testa la Sicilia, l’Umbria, il Veneto e la Toscana. Si tratta in particolare dei siti di Cava Baino (Casamicciola Terme, NA), Battitelle (Cusano Mutri, BN), Fosso delle Nevi (Durazzano, BN), Toppo Pagliano (Montefalcone di Val Fortore, BN), Calvano (Apice, BN), contrada Bolla (Solopaca, BN), Capitorto (Casalduni, BN), contrada chiusa Barricelli (Santa Croce del Sannio, BN), Sassinora (Morcone, BN), Fruscio (Calvi, BN), Sella del Corticato (Teggiano, SA), Cavone Santo Stefano (Rotondi, AV), Formulano (Villamaina, AV), Petrito Colle Ducito (Gioia Sannitica, CE), Civitella (Torrebruna, CH), Fonticello (Colledimacine, CH), Fosso Quercia La Serra (Montebello sul Sangro, CH), Valle dei Dieci (Taranta Peligna CH), Valesani Le Cese (Patrica, FR), Monte Castellone (Monte San Giovanni Campano, FR), Punta delle Monache (Vignanello, VT) Penisola Magnisi (Priolo Gargallo, SR), Vignavecchia (Gualdo Tadino, PG), Area Sordòn (Venezia) e Le Porte (Isola del Giglio, GR).