I sistemi di gestione dei rifiuti nel Mezzogiorno hanno resistito alla crisi pandemica, ma per chiudere il cerchio dell’economia circolare servono impianti e maggiore impegno nelle politiche di prevenzione
Migliorano le performance di raccolta differenziata al Sud, ma anche nei Comuni più virtuosi il mancato completamento della rete impiantistica e una scarsa attività di prevenzione rischiano di esporre il ciclo di gestione dei rifiuti urbani a forti criticità. Una eventualità che, per fortuna, non si è verificata nei giorni della pandemia, quando anche al Sud il sistema ha retto. “Complessivamente il sistema anche al Sud ha reagito abbastanza bene, non abbiamo avuto situazioni di emergenza”, dichiara Edo Ronchi, presidente Fondazione Sviluppo Sostenibile.
Lo dimostrano i dati emersi dall’indagine qualitativa del Green City Network condotta tra 26 amministrazioni virtuose del Sud per indagare nell’anno dell’emergenza i risultati ottenuti nella gestione dei rifiuti urbani. Stando agli unici dati ufficiali relativi all’anno 2019, la raccolta differenziata dei Comuni virtuosi del Sud – fa sapere Ispra – si attesta a un livello pari al 69% dei rifiuti urbani prodotti. A fronte di questi numeri, dall’indagine condotta dal Green City Network risulta che nel 2020 sono proprio i Comuni più piccoli tra quelli virtuosi del Mezzogiorno (cioè con popolazione compresa tra 15mila e 50mila abitanti) a mostrare una media della differenziata che supera quella nazionale, confermando una raccolta compresa tra il 70% e il 75%, mentre i Capoluoghi dimostrano ancora qualche difficoltà: il 57% del campione intervistato, infatti, ha registrato una raccolta differenziata inferiore al 70%.
Scendendo più nel dettaglio, il 64% dei Comuni «virtuosi» del Sud rileva una percentuale di scarti media inferiore al 10%, con performance ancora una volta migliori nei Comuni più piccoli. Una raccolta, dunque, di qualità, in primis per la gestione di legno, metalli, carta e cartone, ma va migliorata l’intercettazione del vetro, della frazione organica e soprattutto della plastica (solo il 44% dei rispondenti, infatti, registra scarti inferiori al 10%).
Bene la raccolta, ma servono anche buone pratiche per prevenire e ridurre le percentuali di rifiuti prodotti, che nel 2020 hanno subito per il 58% dei Comuni intervistati un lieve incremento compreso tra il 2 e il 5%, a fronte di una diminuzione a livello nazionale del 3%, stando alle ultime stime diramate da Comieco. E allora risulta necessario – specie al Sud – prevenire, ma come? Nell’85% dei Comuni coinvolti si è puntato a iniziative di sensibilizzazione dei cittadini con manifestazioni, incontri, campagne informative. E allora è proprio su questo percorso che bisogna procedere, con programmi di prevenzione più efficaci che includano l’estensione delle buone pratiche per la riduzione dei rifiuti, ricorrendo anche a strumenti economici e ad attività di monitoraggio per valutare l’efficacia delle misure adottate. Grandi passi avanti sono stati fatti in termini di raccolta, ma ora è necessario fare di più, senza dimenticare i virtuosi target di riciclo.
“Il Sud ha una media di raccolta differenziata pari al 69%, un dato significativo per i Comuni Virtuosi. Questi risultati dovranno aumentare perché i nuovi target sono di riciclo. Bisogna correre ancora parecchio al Sud per arrivare ai target Ue di riciclo, sia degli imballaggi che dei rifiuti urbani” afferma Edo Ronchi. E bisognerà lavorare ancora molto al Sud, per colmare un gap che non è solo legato a un deficit impiantistico, ma anche e soprattutto alla mancanza di competenze, senza le quali sarà impossibile gestire al meglio i fondi messi a disposizione dal PNRR.
“Al Sud mancano impianti e per colmare il deficit si ricorrerà ai fondi del PNRR. Ovviamente, alla questione degli impianti è legata non solo l’accettazione da parte del territorio, ma anche le competenze, perché per realizzare impianti bisogna saper progettare, presentare correttamente le autorizzazioni. Dal lato della pubblica amministrazione è necessario avere capacità di valutare correttamente i progetti” spiega Luca Ruini, presidente Conai.
“I fondi del PNRR richiederanno un dispiegamento di competenze anche da parte delle amministrazioni pubbliche. È necessario, dunque, rafforzare le iniziative e fare in modo che vi siano sul campo quelle capacità operative e decisionali che permettono di programmare e realizzare le opere nei tempi previsti” aggiunge Lorenzo Bardelli, direttore ambiente Arera.