NAPOLI. «Alla Campania serve un piano di bonifiche serio». Così il presidente della Commissione bicamerale Ecomafie Alessandro Bratti, al termine della missione condotta nei giorni scorsi tra le provincie di Napoli e Caserta. Un vero e proprio appello al Governo Regionale a rivedere la strategia per il risanamento ambientale in Campania. A partire dall’aggiornamento dell’attuale Piano Regionale di Bonifica (licenziato a maggio del 2013 dall’ex Giunta guidata da Stefano Caldoro) che censiva, tra inquinati e potenzialmente contaminati, più di 300 siti. Un tema, quello delle bonifiche, che per l’assessore regionale all’Ambiente Fulvio Bonavitacola sarà, insieme a quelli del riordino del ciclo rifiuti e delle gestioni idriche, tema decisivo per aprire una pagina nuova nelle politiche ambientali della Campania.
Assessore Bonavitacola, più che un piano “operativo” l’attuale Piano Regionale Bonifiche è un censimento di ritardi e criticità. È necessaria una sua revisione per rilanciare l’azione di risanamento ambientale in Campania?
«Dice bene, l’attuale Piano è più un censimento che un programma. Ma è anche una buona base di partenza. Prima però c’è da fare i conti con un vizio italiano ed in particolare campano, ovvero: troppe persone che fanno troppe cose che si sovrappongono e scontrano tra loro. Abbiamo il Commissariato straordinario, gli interventi della Regione, quelli ministeriali, quelli di enti infraregionali e così via. È una “torre di Babele” nella quale dobbiamo mettere ordine»
Magari anche rivedendo il ruolo di Sogesid (partecipata di Stato responsabile degli appalti per le bonifiche), diventata sotto certi aspetti più un peso che un supporto operativo?
«Sì, nella “torre di Babele” di cui parlavo c’è anche il piano di Sogesid. Questo naturalmente senza generalizzare e senza buttare la croce addosso a nessuno. Noi rispettiamo il lavoro di tutti, però in tema di bonifiche occorre darsi delle regole e mettere a punto una “cabina di regia” chiara e precisa sul da farsi»
Partendo da dove?
«Naturalmente dobbiamo partire dagli emblemi della nocività, prime fra tutte le discariche di rifiuti speciali. Penso ad esempio alla ex Resit per la quale purtroppo, nonostante l’espletamento di una gara, siamo di nuovo alla carta bollata e alla ripetizione delle procedure»
Quali saranno le fonti economiche alle quali la Giunta attingerà per rimettere in moto le bonifiche?
«Bonificare i siti contaminati è una spesa d’investimento, perché serve a restituirli alla fruizione collettiva. Avremo quindi la possibilità di accedere ai fondi europei del ciclo 2014-2020 così come di utilizzare una serie di finanziamenti statali. Con il Governo nazionale stiamo discutendo anche di questo, ma il ciclo di programmazione dei fondi 2014-2020 è senza dubbio uno dei temi su cui vogliamo intervenire con priorità»
Anche perché molti degli interventi di bonifica già avviati, concretamente o quantomeno sulla carta, sono finanziati con i fondi europei 2007-2013 e con i fondi del programma per le compensazioni ambientali. Due soluzioni che “scadranno” il prossimo 31 dicembre. C’è da fare in fretta, insomma.
«Certo. Inoltre ci sono una serie di stanziamenti che risalgono addirittura al 2008-2009 che dovevano essere utilizzati attraverso accordi di programma tra ministero dell’Ambiente, Regione e Comuni interessati ma che invece sono rimasti sulla carta. Ecco perché dico che bisogna mettere un po’ d’ordine, creando una unità di comando»
.