A poche settimane dal terremoto che ha scosso il Centro Italia, continuano senza sosta le operazioni dei soccorritori. Ma è proprio alla loro incolumità che pensa il presidente dell’Ona, l’Osservatorio nazionale amianto, l’avvocato Ezio Bonanni, mentre lancia un appello ai nostri microfoni: «vanno adottate misure protettive». Secondo l’esperto di amianto e malattie ad esso correlate, infatti, ci sono le prove scientifiche che l’aerodispersione di polveri tossiche possa mettere seriamente in pericolo la salute di chi in queste ore lavora e vive sugli scenari devastati dal sisma.
Il terremoto rischia di fare più vittime di quante non ne siano già registrate sotto le macerie. L’amianto è presente in gran parte degli edifici crollati in occasione del sisma: quali sono effettivamente i pericoli cui vanno incontro i soccorritori e chi resta a vivere in quelle zone?
«Il rischio non è legato soltanto al crollo degli edifici, ma anche alle vibrazioni capaci di causare l’areodispersione di polveri e fibre di amianto che se inalate possono provocare mesoteliomi, tumori polmonari e altri tumori delle vie aeree del tratto gastroenterico, oltre a fenomeni fibrotici, asbestosi con compromissioni del sistema cardiocircolatorio e cardiovascolare. Anche le polveri che non di amianto sono dannose per la salute umana, perché comunque irritative delle vie aeree in grado di fare insorgere anche fenomeni asmatici e altre complicanze. Alla luce di questi rischi il fatto stesso di aver visto molti operatori privi di maschere protettive o in in molti altri casi solo con maschere antipolvere e non con le maschere di protezione adeguate per l’amianto mi ha portato, in qualità di presidente dell’ Osservatorio Nazionale Amianto, ad elevare un monito alle pubbliche autorità affinché i soccorritori siano muniti al più presto dei necessari presidi come le tute monouso e le maschere protettive».
Non è la prima volta.
«No, purtroppo no. Lo stesso appello l’ho sollevato nel 2012, quando ci fu il terremoto in Emilia Romagna. Anche in quel caso rimasto inascoltato: eppure basti pensare che nel campo edile ci sono il 15% dei casi di mesotelioma censiti dal 1993 al 2012, e quindi più di 2277 casi. A fronte di questa situazione di rischio non si comprende il motivo per il quale le macerie non siano state ancora bagnate per evitare la più intensa di dispersione delle polveri e perché non siano state ancora coperte con con nylon in modo da isolarle almeno nelle zone dove sono terminate le ricerche dei dispersi».
Il ministro Galletti ha però dichiarato che il rischio sia più contenuto che in episodi passati.
«Non condividiamo le dichiarazioni ministro dell’Ambiente il quale sostiene che rischio sarebbe minimo perché capannoni crollati sarebbero pochi. L’amianto però era presente non solo nei tetti in eternit, ma anche negli intonaci, nelle canne fumarie o addirittura in tendaggi, coibentazioni e in molte altre componentistiche degli immobili lesionati, crollati o semplicemente scossi abbastanza da determinare comunque l’areodispersione di polveri e fibre. Per questo motivo anche sulla base di dati epidemiologici specifici (ci sono stati dei casi di mesotelioma tra i soccorritori nel Belice e in altri terremoti) noi insistiamo perché vengono adottate queste misure di sicurezza».
Ci sono pratiche che potremmo mutuare da Paesi meglio preparati a gestire questa gamma di pericoli delle fasi immediatamente successive ad un sisma?
«In casi analoghi, per esempio in Giappone subito dopo il terremoto si procede alla bagno delle macerie e alla loro copertura col nylon in modo da evitare la dispersione di polveri e fibre. Anche quando le macerie stesse sono spostate si utilizza un mezzo meccanico chiuso e all’interno del mezzo meccanico quando si toglie il nylon si utilizzano di nuovo getti d’acqua, enormi ruspe spostano le macerie e vengono continuamente bagnate in modo da evitare che continuino le dispersioni».