Stop alle plastiche monouso, prodotti bio-based come nuova opportunità, ma servono impianti per il trattamento di fine vita
Plastica, bioplastica, ri-plastica o no plastica? Il 2021 è senza dubbio l’anno dedicato alle plastiche con la messa al bando definitiva di quelle monouso. Un passo importante per l’Unione Europea che lascia spazio a strategie e soluzioni sostenibili per i prodotti a base biologica, nuovi modelli di business che facilitano riutilizzo e riciclaggio più efficienti. «Le bioplastiche non intendono essere in assoluto né un alibi, né un’autorizzazione all’abbandono delle plastiche nell’ambiente. È necessario sviluppare questa filiera; è importante avere un approccio ontologico ed etico per cui l’educazione e l’organizzazione dei territori consenta la possibilità di intercettare le bioplastiche e consentirne il fine vita in maniera controllata», spiega Mario Malinconico, Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Un settore in continua trasformazione, quello delle plastiche, che proprio per questo necessita di una duplice azione su fronti opposti ma convergenti: ricerca e comunicazione, le due chiavi per ripensare un modello di sviluppo che miri alla tanto ambita transizione verde. «Ciò avviene se gli aspetti della produzione cambiano – dice Piergiuseppe Morone, Ministero dell’Ambiente – ma anche se muta il modo in cui i consumatori si approcciano a questi nuovi beni che trovano sul mercato. Un consumatore informato è un player fondamentale di questa transizione».
Comunicazione più efficace, dunque, per ottenere risultati migliori nel cassonetto. Sì, perché sono ancora tanti gli errori che si commettono durante la raccolta differenziata, dato che emerge con chiarezza da un’analisi merceologica sulla FORSU, condotta annualmente dal CIC. «Nello scarto organico c’è un 5% che consideriamo materiali non compostabili. La maggior parte di questi sono plastiche non convenzionali. Oggi nello scarto organico italiano troviamo già più plastica compostabile rispetto alle plastiche convenzionali o non compostabili», racconta Marco Ricci, Consorzio Italiano Compostatori.
Bioplastiche sì, ma è importante che vengano smaltite correttamente. E l’Italia in questo detiene il primato a livello europeo, forte di un attivo sistema di gestione degli imballaggi biodegradabili e compostabili. «Questo ci consente di porre il tema della qualità che è a valle, pensando a cosa succede a questi imballaggi quando diventano rifiuti, oltre che al tema dell’ecodesign, quindi immaginare già a monte, quando cioè si progettano gli oggetti. In realtà, noi della plastica abbiamo bisogno, ma è necessario essere a conoscenza del fine vita degli oggetti, ciascuno al proprio», conclude Carmine Pagnozzi Assobioplastiche.