Amianto, la volontaria: “Più informazione per salvare vite umane”

di Monica D'Ambrosio E Luigi Palumbo 30/11/2022

La storia di Denise, figlia di una vittima dell’amianto che ha scelto di diventare volontaria dello Sportello Nazionale. “I sindaci preferiscono spendere soldi per finanziare eventi e sagre, piuttosto che investire in un servizio che può salvare vite umane” ci ha detto

“Purtroppo ci sono sindaci che preferiscono spendere i propri soldi per finanziare eventi del tipo ‘sagra della salsiccia’ piuttosto che investirli in un servizio che può salvare vite umane“. Quel servizio è lo Sportello Amianto Nazionale e Denise, che oggi è uno degli operatori volontari a supporto dei circa 1400 Comuni che lo hanno attivato, lo ha conosciuto nei giorni terribili della malattia di sua madre. Un calvario cominciato a gennaio di quest’anno, come quasi sempre accade, con una diagnosi piombata da un giorno all’altro nelle loro vite: mesotelioma pleurico. Uno dei 1500 casi censiti ogni anno da Inail. “Fummo presi dal panico – racconta – perché non conoscevamo la malattia. Ci fu semplicemente detto che era correlata all’esposizione all’asbesto”. Di consulto in consulto, fino ad arrivare al Policlinico di Milano, “dove dopo aver esaminato attentamente il caso mi hanno suggerito di rivolgermi allo Sportello. È stato il presidente Fabrizio Protti a darmi per la prima volta le risposte che cercavo e che a mia volta avrei potuto dare a mia madre”.

Risposte sul come interfacciarsi con ASL e Inail, e più in generale su come affrontare “una burocrazia che non ti permette di concedere il giusto tempo al malato – spiega Denise – visto che ti obbliga a firmare fogli tutto il giorno”. Ma lo Sportello Amianto, nato nel 2017 e oggi attivo in migliaia di Comuni da Nord a Sud della Penisola, svolge anche una funzione preziosissima di supporto psicologico, “totalmente gratuito” tiene a sottolineare Denise, fondamentale quando il dramma della malattia irrompe nella quotidianità di una famiglia. “Protti e lo Sportello sono stati presenti giorno e notte – racconta – per noi, per i nostri dubbi e le nostre paure”. E continuano ad esserlo, ora che la mamma di Denise non c’è più e che è in corso un procedimento penale, che vede coinvolti anche i dirigenti del supermercato nel quale lavorava, per accertare cause e responsabilità della malattia prima e della morte poi.

Oggi Denise, che dello Sportello Amianto Nazionale è diventata operatrice volontaria, ha scelto di trasformare in consapevolezza il dolore di quell’esperienza e di mettersi al servizio delle altre centinaia di famiglie segnate dal dramma delle patologie asbesto correlate. Ma l’assistenza non basta, dice, se lo Stato, le Regioni e i Comuni non investono in prevenzione e informazione. “Uno dei problemi, nella vicenda di mia madre – chiarisce – è che il suo Comune di residenza non aveva attivato lo Sportello Amianto. Per giorni abbiamo avuto tra le mani solo la sua diagnosi e la consapevolezza che sarebbe morta, senza sapere cosa fare né a chi rivolgerci“. Un vuoto di informazioni che unito al peso della burocrazia rischia di rendere tardiva qualsiasi risposta. “Da volontaria – spiega Denise – mi metto quotidianamente in contatto con i Comuni che ancora non l’hanno fatto per chiedergli di attivare lo Sportello e il servizio di informazione gratuita al cittadino”. Perché non si ripetano per altre famiglie i giorni di angoscia e smarrimento che hanno accompagnato la malattia di sua madre. “Quando di fronte alle parole mesotelioma e patologia asbesto correlata – dice – siamo rimaste così, senza sapere come muoverci. Quando tutto quello che sapevano risponderci, ovunque andassimo, era semplicemente: ‘ci dispiace’“.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *